Il 19 ottobre 2017 approdava nelle sale italiane il secondo adattamento per lo schermo del primo capitolo di uno dei più celebri romanzi del re dell’horror Stephen King: IT, a distanza di ventisette anni dalla sua prima comparsa sugli schermi, il pagliaccio più terrificante di sempre continua a terrorizzarci, stavolta riportato in vita dalla mano del regista argentino Andy Muschietti.
Ogni volta che si parla di adattamento si sa, il rischio è sempre alto: il confronto con il romanzo crea sempre grandi aspettative nei lettori più affezionati e l’agguato del “meglio il libro del film” è sempre dietro l’angolo.
Se ad essere adattato poi è una pietra miliare della letteratura horror scritta dalla penna più famosa del genere, i rischi aumentano.
A tutto ciò, in questo caso, dobbiamo aggiungere anche il confronto con un’interpretazione che è rimasta nella storia: Tim Curry che da vita al pagliaccio Pennywise.
Una bella responsabilità quindi per il giovane regista argentino Andy Muschietti e l’attore Bill Skarsgard, che veste i panni del terrificante clown. Andiamo ad approfondire questo percorso di adattamento del primo capitolo di questa storia ormai diventata un cult: IT – l’adattamento del primo capitolo.
A distanza di tre anni dall’uscita del film nelle nostre sale (e un anno dopo l’esordio al cinema del secondo capitolo), ripercorriamo i punti salienti di questa pellicola, che sotto la mano di un regista che si trovava al suo secondo lungometraggio (lo abbiamo visto dirigere Jessica Chastain ne La madre, un racconto horror originale all’interno del quale la mano di Muschietti predisposta a questo genere aveva già iniziato a farsi sentire).
La trama
A Derry, piccola cittadina spettrale del Maine, il piccolo Georgie Danbrough va incontro ad una terribile fine, mentre gioca sotto la pioggia con la sua barchetta, per mano di un inquietante clow mutaforma. Il bambino però non è l’unica vittima dell’immaginaria città, all’interno della quale, periodicamente, i più giovani sembrano sparire nel nulla con una frequenza preoccupante…
Ma Georgie non è solo: il fratello Bill e la sua squadra di amici emarginati, il club dei perdenti, sono determinati a scoprire la verità sulla scomparsa del piccolo. La loro ricerca però, viene intralciata da un inquietante figura: il clown Pennywise non ha intenzione di farsi smascherare tanto facilmente e trascinerà gli impavidi ragazzini in un vortice terrificante di eventi per nutrirsi della loro paura e diventare sempre più forte.
IT – L’adattamento del primo capitolo
Ciò che salta subito agli occhi guardando IT di Muschietti, è sicuramente l’ambientazione. Il regista infatti, a dispetto del romanzo, ha deciso di ambientare il primo capitolo della grande avventura negli anni ottanta. Scelta operata da una parte per far sì che il secondo capitolo approdasse come ambientazione ai giorni d’oggi (il clown infatti viene affrontato nuovamente dal club dei perdenti 27 anni dopo), dall’altra perché a livello di fenomeni di cultura pop il 2017 è stato un anno in cui il gusto degli anni 80 è tornato di gran moda. Scelta infatti che è stata largamente contestata in quanto accusato di una strategica mossa di marketing… Ma alla fine dei conti la cosa funziona.
Funziona perché ciò che domina prima di tutto in questo adattamento per il grande schermo è l’atmosfera all’interno della quale veniamo proiettati: il film di Muschietti cattura dal primo istante, trasportandoci in un mondo fatto su misura per questa terrificante storia. Visivamente coinvolgente da subito grazie ad una fotografia e una scelta di immagini assolutamente accurata Derry prende vita. Impossibile non venir catapultati nella storia. Muschietti infatti reinventa una Derry su misura per i suoi giovani protagonisti: un cast di piccoli professionisti che quasi rubano la scena al clown, cimentandosi in delle acrobatiche interpretazioni al limite della sopportazione anche per gli attori stessi. Le scene che i giovani hanno dovuto affrontare infatti sono state intensissime, e il risultato sul grande schermo ovviamente è arrivato: un correre incessante da una scena all’altra, risucchiati nel terrore puro senza sosta.
Naturalmente tutto questo coronato dal vero protagonista della storia: il clown. Anche in questo caso Muschietti si adatta abilmente al nuovo volto di Pennywise. Bill Skarsgard, giovanissimo attori figlio d’arte, fa proprio il clown in una maniera unica, inondandoli di dettagli e piccole movenze che lo portano in vita con un’efficacia rara. È vero, il paragone con la magistrale interpretazione di Tim Curry è sempre pronto a fare capolino nelle discussioni, ma la vera svolta di questo nuovo IT è stata proprio la capacità di adattamento alla performance attoriale che Skarsgard era in grado di offrire, svincolandosi dal passato e interpretando le parole di King in base qualità dell’attore.
Interessante come il regista abbia lavorato anche sui difetti fisici di Skarsgard (se non l’avete visto vi consigliamo questo video dove si parla di come “l’occhio ballerino” o il sorrisetto che faceva da piccolo per spaventare suo fratello minore sia stato utilizzato per dare vita al clown).
Adattare quindi, significa creare su misura in base al materiale che si ha a disposizione. E nel caso di Muschietti non si trattava solo del mastodontico romanzo da 1200 pagine del Re, ma di un periodo storico preciso all’interno del quale gli stimoli visivi sono sempre più prorompenti, di un pubblico tremendamente selettivo e difficile da sorprendere, di un cast di giovani professionisti e dell’eredità di un’interpretazione iconica della prima versione per lo schermo.