Karyn Kusama, nata il 21 marzo del 1968, è una regista e sceneggiatrice statunitense. Nota per film come The Invitation (2015) e per aver diretto un segmento dell’antologico XX – Donne da morire (2017), attualmente Kusama figura come produttrice della nuova serie teen horror Yellowjackets (2021 – in corso), di cui ha diretto l’episodio pilota. In occasione del suo compleanno, mi concentrerò su quello che è il film più comunemente associato alla regista, ovvero Jennifer’s Body (2009). Scritto da Diablo Cody, all’epoca fresca di statuetta dell’Accademy per Juno, e interpretato da Megan Fox e Amanda Seyfried, Jennifer’s Body non è un film che piace o sta simpatico proprio a tutti. Io, però, l’ho sempre amato e anche se, almeno all’inizio di questo articolo, parlerò in maniera piuttosto personale, spero di riuscire a illustrarvi in maniera obiettiva i motivi per cui è un film che, se non l’avete già fatto, dovreste rivalutare.
Negli anni della mia prima adolescenza, ho guardato Jennifer’s Body davvero tantissime volte. Non ero a conoscenza del flop che il film fu e dell’odio che si creò attorno a Megan Fox (per saperne di più, vi consiglio di ascoltare il podcast di Eli Roth in cui l’attrice parla della propria esperienza). Sapevo solo che a me quel film piaceva parecchio. Riguardandolo negli anni ho sempre cercato l’elemento d’attrazione: l’aria da commedia teen americana o Adam Brody “skinny e twisted” con l’eyeliner? E sarebbe troppo facile rispondere semplicemente “Megan Fox”. No, il motivo è un altro, e ha a che fare con il personaggio interpretato da Fox e con il modo in cui Karyn Kusama ce lo presenta. Jennifer’s Body spruzza 2000s da tutti i pori: lipgloss, pantaloni a vita bassa, boyband indie. Anche la trama è quella di una qualsiasi commedia di quegli anni con l’ambientazione liceale e la lotta tra due amiche-nemiche. Jennifer (Megan Fox per l’appunto) è la mora bellissima, cattiva e popolare, mentre Needy (Amanda Seyfried) è la sua controparte bionda, sfigatella e “bruttina”.
Le due sono amiche fin dall’infanzia nonostante le loro differenze e, una sera, Jennifer insiste per andare in un locale ad ascoltare live una nuova band. Needy la segue ed è subito tragedia: il locale va a fuoco e gli unici superstiti sembrano essere le due ragazze e i membri della band. Il cantante (Adam Brody) approfitta dello stato di shock di Jennifer per caricarla sul suo van e portarla in un luogo isolato, mentre Needy non riesce a fare nulla per fermarli. L’intento della band è quello di sacrificare il corpo di Jennifer a Satana per ricevere in cambio la fama. Il rituale va a buon fine ma Jennifer non muore, trasformandosi in un demone che ha bisogno di mangiare carne umana – soprattutto di ragazzi – per sostentarsi.
L’ossessione per il corpo di Jennifer è sicuramente il fulcro del racconto. Un corpo desiderato dall’intera scuola, un corpo che si sente in dovere di rientrare in un certo standard, un corpo che viene martoriato dalla band di satanisti e che necessita di uccidere per mantenersi perfetto. Se Jennifer non si nutre, infatti, la sua pelle diventa smorta e i suoi capelli perdono lucentezza, facendola assomigliare a una “normale teenager”, come dice lei stessa.
Ma questa perfezione fisica è bilanciata dalla cattiveria della ragazza. Jennifer si trasforma e diventa “evil evil”, non più solo “high school evil”, finendo per diventare il villain del racconto mentre la contrapposizione con l’amica diventa ancora più netta (è ovvio che sarà lei a trionfare e a sconfiggere il mostro Jennifer).
Merita una piccola parentesi anche il bacio tra Jennifer e Needy di cui non si parla come si dovrebbe. La scena sembrerebbe portare dietro di sé un bel po’ di conseguenze; la tensione sessuale tra le due ragazze trova sfogo e la gelosia sembra spostarsi su un piano diverso. Da quel momento Needy lascia il fidanzato, Chip, che diventa il nuovo obiettivo di Jennifer-demone. Chip muore ma prima riesce a trafiggere Jennifer: la coppia Needy-Chip è definitivamente compromessa al punto da non poter essere ricomposta nemmeno dopo la sconfitta di colei che “ci aveva messo il dito”. Chip, secondo me, è il cattivo meno evidente di questo film. Se la band di Adam Brody è il male puro, Chip passa per il ragazzo della porta accanto innamorato e fedelissimo che però, alla fine, si rivela anche lui pessimo. E no, non bastano le due frasi romantiche che dedica alla fidanzata per riscattarlo. Ma nell’ottica di Needy, che sembra uscita da un video musicale di Taylor Swift, il male puro è la ruba-mangia-uomini Jennifer. Personaggio, quest’ultimo, che però non risulta mai piatto o veramente odioso, e questo perché il punto di vista che Kusama adotta per la maggior parte del tempo è proprio quello di Jennifer. Ci sono anche momenti in cui Needy, che è anche la voce narrante, vede con gli occhi di Jennifer e percepisce ciò che sta per fare. Non sarà un caso che il titolo sia proprio “il corpo DI Jennifer”, quel corpo violentato di cui Jennifer riprende possesso e usa come un’arma per attirare le sue vittime. Insomma, nonostante tutto, io Jennifer non l’ho mai detestata e questo perché non è mai resa detestabile al 100%.
Jennifer è colei che viene sacrificata affinché la boy band possa sfondare nello showbiz e Needy possa vincere come stereotipo di donna non-eccessiva. Il tutto combacia alla perfezione con la vita di Megan Fox, incastrata in un personaggio creato dai media e giudicata in base a quello. Non c’è da stupirsi se il film, dopo il #MeToo, sia tornato alla ribalta e sia stato letto diversamente. Forse nel 2009 era troppo presto per vedere una ragazza sexy e consapevole di esserlo che si riprende ciò che le avevano sottratto. C’era bisogno della figura rassicurante di Needy, “una di noi”, quella bella e magra – perché dovevi esserlo negli anni ’00 – ma non troppo o almeno non conscia di esserlo. Kusama però prova a dircelo che Jennifer non è il bad guy; dopo oltre 10 anni, forse, siamo pronti ad ascoltare.