Approdava nelle nostre sale ben 20 anni fa la pellicola diretta da Iain Softley, adattamento dall’omonimo romanzo di Gene Brewer, K-Pax, da un altro mondo. Una pellicola preziosa e filo-scientifica che si pone come scopo quello di portare alla luce la verità sulla vita e il dolore di un uomo attraverso l’utilizzo di elementi straordinari.

K-Pax, da un altro mondo. Interpretato da Kevin Spacey e Jeff Bridges, la filo-fantascientifica e delicata vicenda del protagonista Prot ci porta dentro una storia di genere che affronta tematiche profonde e spesso tenute celate facendoci capire quanto, a volte, può far paura la verità.

A vent’anni dal suo esordio, riscopriamo insieme la storia di K-Pax, da un altro mondo.

La storia

Prot (Kevin Spacey), viene rinchiuso in una clinica psichiatrica di Manhattan in quanto affetto in maniera evidente da gravi disturbi mentali. Tra i sintomi però, l’uomo mostra alcune caratteristiche sorprendenti: dice di provenire da un pianeta ancora sconosciuto all’uomo (K-Pax, appunto), è insensibile agli psicofarmaci, riesce a vedere i raggi ultravioletti e ha una conoscenza dettagliatissima di tutte le leggi del cosmo e dell’astronomia

Si tratta di un caso clinico o veramente Prot potrebbe provenire da un altro mondo? Alla domanda nessuno sembra saper rispondere, soprattutto perché i test che vengono effettuati su di lui sembrano confermare le sue capacità straordinarie.

Il prestigioso Dottor Mark Powell (Jeff Bridges) decide quindi di occuparsi del caso di Prot, cerando di conciliare i suoi studi con la sua burrascosa vita familiare.

Quello che era iniziato come un rapporto medico-paziente però, presto si trasformerà in una vera e propria indagine tra gli intrecci del passato di Prot: un passato che rivela eventi terribili e sofferenza e che infittisce ancora il mistero dell’uomo che dice di provenire da un altro pianeta.

La paura dell’inspiegabile

Già dalla sinossi è chiaro come K-Pax, da un altro mondo, si presenti come una storia che ruota attorno alla ricerca di una verità: Prot è veramente un alieno o, come lo definiscono i colleghi di Powell, soltanto un idiota-prodigio?

Il Dottor Powell, uomo devoto alla scienza, è ovviamente convinto della seconda opzione, e opera con fermezza per dimostrarlo. Forse anche troppo. Perché K-Pax, con la sua sottile poetica, mette in luce un aspetto determinatamente dell’animo umano: la paura di ciò che non si sa spiegare.

L’intreccio infatti ruota quasi sempre intorno al tentativo degli uomini di scienza di screditare le straordinarie capacità di Prot, così da poterlo relegare all’ennesimo caso psichiatrico da studiare, analizzare, spiegare e infine archiviare in qualche manuale.

Quel che sfugge alla loro analisi razionale è che, oltre all’indiscutibile talento astronomico e matematico, Prot sta fornendo loro qualcosa di incredibilmente più prezioso: uno sguardo puro e curioso verso ciò che ci circonda ogni giorno. Prot infatti, oltre alle sue emozioni quasi da automa, mostra a chi lo circonda che è ancora possibile guardarsi intorno e sorprendersi di quel che ci capita, anche quando sembriamo immersi solo nell’ordinario.

Non a caso il contributo che l’arrivo di Prot da alla vita del Dottor Powell non è scientifico, bensì umano, e aiutando l’uomo, da sempre in crisi con le sue emozioni e incapace di gestire i rapporti familiari, ad aprire il suo cuore.

La follia, lo straordinario

La controparte irrazionale del film si trova infatti all’interno della clinica psichiatrica dove Prot è ricoverato, ed è rappresentata dai pazienti affetti da malattia mentale. Loro infatti non hanno dubbi sulla provenienza extraterrestre di Prot e si mostrano subito interessati ad accogliere i suoi insegnamenti. È chiaro come, dall’estremo opposto, l’uomo “folle” (privato quindi della sua parte razionale) sia pronto ad avventurarsi dentro l’inspiegabile senza porsi tante domande, aprendosi quindi alla possibilità della sorpresa.

Non a caso infatti, uno ad uno, i pazienti della clinica che hanno incontrato Prot e che in lui hanno riposto fiducia, guariranno inspiegabilmente, mentre gli uomini di scienza rimarranno ancorati alle loro razionali convinzioni, anche davanti al misterioso epilogo della storia, che sembra, attraverso una risoluzione notevole, confermare entrambe le teorie.

L’uomo e la ragione, indagine curiosa o voglia di proteggersi?

È il paranoico più convincente che mi sia mai capitato, dice il Dottor Powell, partendo dal presupposto che l’uomo, ormai devoto al razionale, non prende nemmeno per un istante in considerazione l’ipotesi di trovarsi davanti qualcosa di straordinario e inspiegabile.

Quando il dottor Powell dice di essere l’unica chance che Prot ha per guarire, forse intende che è l’unica chance che concede a se stesso per spiegare l’inspiegabile?

K-Pax – da un altro mondo, è un film con un grande budget, rimasto sempre un po’ in ombra tra i grandi blockbuster. Una pellicola preziosa che utilizza la fantascienza e gli elementi straordinari in modo originale per parlare dell’ordinario e di quanto, a spesso, preferiamo nasconderci dietro la nostra capacità di razionalizzare gli eventi inspiegabili che ci circondano.

Viene da chiederci alla fine, se la ricerca della verità del razionalissimo Dottor Powell, è dettata dalla voglia di fare chiarezza in nome della scienza, o forse rappresenta il nostro tentativo di razionalizzare l’inspiegabile per sentirci più al sicuro?