“Sembra una casa normale, da fuori…”
Nel 1981 il giovane regista Sam Raimi, avvalendosi dell’esiguo budget di 350mila dollari e utilizzando attori non professionisti, girò quello che può essere considerato uno dei film più spaventosi mai realizzati: The Evil Dead. La pellicola è arrivata in Italia soltanto tre anni dopo, il 17 Agosto 1984, con l’evocativo titolo “La Casa”.
LA TRAMA
Un gruppo di cinque amici, composto da tre ragazze e due ragazzi, decide di trascorrere un weekend in uno chalet immerso nei boschi, lontano dalla frenesia della vita di città. Nella cantina dell’abitazione vengono rinvenuti un registratore ed un misterioso libro recante delle inquietanti iscrizioni. La lettura dello stesso, accompagnata all’ascolto dei nastri, porterà al risveglio di un’entità malefica che punterà a prendere il controllo degli sventurati protagonisti, tramutandoli in violente creature demoniache.
UN CAPOLAVORO “LOW-BUDGET”
“La Casa” è probabilmente uno dei migliori esempi di come si possa realizzare un film memorabile anche avendo scarse risorse a disposizione. Raimi utilizza la macchina da presa alla perfezione, sfruttando ogni movimento ed ogni angolatura come piccoli tasselli di un grande mosaico volto ad incutere, già dai primi minuti della pellicola, una sensazione di crescente inquietudine. Iconica è la scelta di una convulsa ripresa in soggettiva per mostrare l’avvicinarsi all’abitazione da parte della presenza risvegliata dagli ignari protagonisti. Tale effetto, che ricorda in parte la tecnica utilizzata da Steven Spielberg ne “Lo Squalo”, fu ottenuto montando la cinepresa su un supporto di legno di due metri per due (shakey-cam). La scelta della location, una pressoché fatiscente capanna in mezzo ai boschi, fu certamente dettata in primis dal budget limitato ma risulta azzeccatissima nel donare al film un’atmosfera di claustrofobia e paranoia. Lo chalet, con le sue dimensioni limitate, risulta quindi una prigione in cui va consumandosi un orrendo spettacolo di sangue, ottenuto con effetti artigianali che non hanno perso nulla della propria efficacia anche a distanza di quasi quarant’anni. Il sangue fu ottenuto attraverso la mescolanza di sciroppo di mais e caffè, mentre per la realizzazione di interiora e altri fluidi corporei vennero utilizzati crema di mais e colorante. Il make-up, ad opera di Tom Sullivan, trasfigura completamente i volti dei personaggi, rendendoli quasi irriconoscibili una volta che l’entità ha preso il possesso dei loro corpi. In alcuni momenti è inoltre presente un accenno di humor, per lo più tendente al grottesco, elemento che Raimi riprese in misura maggiore con il sequel “La Casa 2”.
Nemmeno la natura risulta un elemento sicuro: in una delle sequenze più celebri del film vediamo i rami di un albero avvinghiare e violentare Cheryl, una ragazza del gruppo. La scena, girata in modo magistrale, risulta quasi fastidiosa da guardare. “La Casa” costituisce in sostanza una delle combinazioni più riuscite fra l’utlizzo di splatter, abili soluzioni di regia e una buona dose di violenza psicologica nel donare ad una pellicola horror la capacità di insinuarsi nel profondo nella mente delle persone, trasmettendo un senso di disagio di cui non è facile liberarsi una volta ultimata la visione.
Una piccola curiosità per concludere: “La Casa” ha ricevuto sia tre sequel ufficiali (La Casa 2, L’armata delle Tenebre, la serie Ash vs. Evil Dead) che tre sequel apocrifi (La Casa 3-Witchcraft, La Casa 4-Ghosthouse, La Casa 5) ad opera della casa di produzione italiana Filmirage. Questo secondo gruppo prende una strada completamente diversa rispetto alla saga originale, affrontando altre tematiche.
Nel 2013 il film ha inoltre ricevuto un ottimo remake ad opera del regista Fede Álvarez ed un nuovo capitolo, dal titolo “Evil Dead Now”, è attualmente in lavorazione.
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