Sono sicura che tutti voi abbiate un film che vi ha fatto innamorare del genere. Il film che per la storia raccontata, l’atmosfera o anche solo per una scena in particolare vi ha fatto sgranare gli occhi e sentire un click dentro. Quel film che ha portato all’illuminante consapevolezza della conclusione: “ok, se questo è il genere horror, è il mio genere“. Per me quel film è stato La Chiesa, di Michele Soavi.
Ricordo ancora il momento in cui tutto avvenne. Ero una vivace bambina nei primi anni novanta e quella sera ero, con i miei genitori, ospite a casa di amici di famiglia. Come di consueto finita la cena noi piccoli andavamo nella cameretta di turno a giocare assieme. Non so perchè ci venne in mente di accendere la tv, ma ricordo che eravamo seduti a terra quando vedemmo dei cavalieri vestiti di bianco con degli strani elmi che somigliavano a secchielli di metallo con la fessura a forma di croce. Qualcosa nella musica già mi suggeriva che non era uno di quei noiosi film “normali”. Ricordo un cavaliere che, togliendosi quell’elmo per parlare con qualcuno, aveva la forma della croce sul viso tracciata da sporco, polvere e sudore. Una testa mozzata che rotolava tra gli zoccoli dei cavalli. E poi quella scena ancora oggi memorabile e senza dubbio iconica, l’ammasso di corpi fangosi che, emergendo solennemente dal terreno, formava il volto del caprone Satana.
Un fascino sinistro e magnetico
Da quella sera e da quelle immagini nacque il mio amore incondizionato per il genere. Avevo guardato tutto il film con attenzione comprendendolo? Ovviamente no. Eravamo bambini che facevano qualcosa di probito, e lo facevamo di nascosto. Ogni tanto parlavamo, ogni tanto spegnevamo la tv se i genitori venivano a controllare perchè facessimo cosi tanto silenzio, e di sicuro non avevamo nemmeno la possibilità di comprendere a pieno tutta la storia. Non è stato nemmeno il primo film horror che vidi, poichè con mio papà poco tempo prima assistei sempre in tv a qualche scena di Blob il fluido che uccide (1988). Ma fu il mio primo amore, quel film che smosse qualcosa in me tanto che ancora oggi, a distanza di decenni, i momenti in cui lo guardai sono impressi a fuoco nella mia mente e li rivedo davanti agli occhi come in una fotografia. Se non sapete di cosa sto parlando non vi scuso, perchè La Chiesa è un cult assoluto che ogni fan dell’ horror dovrebbe già conoscere, ma siccome sono una strega buona vi lascio il trailer qui di seguito.
Film del 1989 di Michele Soavi, La Chiesa è scritto e prodotto da Dario Argento ed è stato girato in due diverse cattedrali di Budapest, una utilizzata per gli esterni, una per gli interni. Inizialmente destinato alla regia di Lamberto Bava, sarebbe infatti dovuto essere il terzo film della saga Demoni. Essendo però Bava in quel periodo impegnato per altri progetti televisivi, il soggetto passò di mano ed arrivò a Soavi che ne realizzò questo gioiellino del gotico italiano. Tra le musiche della colonna sonora oltre ai brani originali composti dal musicista britannico Keith Emerson troviamo, come da miglior tradizione, i Goblin di Claudio Simonetti. Nel cast anche una giovanissima Asia Argento, all’epoca quattordicenne che, dopo il primo cameo in Demoni 2, trova qui il suo primo ruolo di rilievo. Lo stesso Soavi compare in un cameo ma in quale ruolo scopritelo voi.
La pellicola è suddivisa in due linee temporali. In un medioevo non meglio precisato un gruppo di cavalieri teutonici mette a ferro e fuoco un villaggio di streghe. Dopo aver massacrato tutti gli abitanti ne gettano i corpi in una fossa comune che viene benedetta e sigillata con una grande croce. Su questo suolo verrà costruita una cattedrale.
Siamo in Germania e secoli dopo un bibliotecario viene assunto per catalogare i libri della chiesa che è in fase di restauro. Grazie alla responsabile dei lavori trova un antico manoscritto che sembra rivelare segreti relativi alla cattedrale. Seguendo le indicazioni ed investigando il sotterraneo trova la grande croce sulla quale è sorta la chiesa e, rimuovendone il sigillo, libera il male che ivi era confinato.
La sceneggiatura risente un pochino nella seconda parte, che è sicuramente la più debole per quanto riguarda la scrittura, ma Soavi riesce a costruire un film visivamente suggestivo facendo ricorso a varie tecniche registiche tra le quali difficili riprese in piano sequenza e carrellate in soggettive sorprendenti e non convenzionali. Forte il ripiano tecnico messo a disposizione dalla produzione di Argento con scenografie davvero curate ed effetti speciali a cura di Stivaletti e Prestopino.
Se poi amate l’arte come la sottoscritta sarà impossibile non cogliere il riferimento all’opera Vampire’s Kiss dell’artista Boris Vallejo (che già anni prima aveva ispirato la locandina del film di Mario Bianchi La Bimba di Satana) ed al pittore Hieronymus Bosch nel grande quadro in restauro all’interno della chiesa e nell’ammasso di corpi della scena finale.
Soavi omaggia anche quel capolavoro che è Rosemary’s Baby nella scena del rituale satanico dove i satanisti preparano il corpo della protagonista prima dell’amplesso con il demone.
Insomma, seppur la sceneggiatura e la trama, tutt’altro che originale ammettiamolo, sia il punto debole di questo film, La Chiesa per me è e resta una delle vette più alte degli horror italici di quegli anni. Buchi di trama a parte, nonostante gli effetti speciali che sicuramente faranno sorridere i più giovani che si approccerrano al film in questi anni, il punto di forza di questa pellicola è sicuramente la messa in scena. Soavi ha mestiere e le sue inquadrature suggestive permeano la pellicola di quell’atmosfera maligna e inquietante che differenzia il film dalla massa.