Giunto nelle sale italiane l’8 gennaio 1986 e diretto dal capostipite e padrino del body horror David Cronenberg, La Mosca è un adattamento cinematografico del racconto The Fly (1957) di George Langelaan. Da più di trent’anni questa pellicola coinvolge – e sconvolge – per la sua storia drammatica, i suoi effetti speciali stupefacenti e, soprattutto, per la sua capacità di farci conoscere il mostro e la sua trasformazione con spaventosa vicinanza ed empatia.
La mosca – la storia
Il Dottor Seth Brundle (Jeff Goldblum), geniale scienziato e visionario inventore, è convinto di essere a un passo dal creare una macchina capace di rivoluzionare la storia dell’umanità: un marchingegno capace di teletrasportare. Oggetti, per il momento. Ma il Dottor Brundle ha piani ben più grandi per la sua opera e, nonostante i tentativi di teletrasporto con la materia organica – viva – fino a quel momento sono stati fallimentari, decide di mettersi in gioco in prima persona.
Coinvolge quindi nelle sue ricerche e per documentare i suoi progressi la giornalista scientifica Veronica Quaife (Geena Davis), con la quale inizierà anche una relazione amorosa. Convinto di essere giunto ad un punto di svolta il creatore dell’esperimento si trasforma nell’esperimento stesso e, guidato dalla grande sete di successo che lo caratterizza, da questo momento inizia la sua crescita e il suo declino.
Utilizzando se stesso come cavia, Brundle testa la sua invenzione facendosi teletrasportare. Tutto sembra filare liscio, l’esperimento è un successo. Ma ben presto lo scienziato si accorgerà che non tutto è andato come lui aveva previsto, come la scienza aveva calcolato, e che c’è sempre una piccola variabile – talvolta piccola come un innocuo insetto – che può cambiare lo sviluppo di un’intera vita. Come vedremo nel caso del geniale Dottor Brundle, il destino al quale va incontro supera ben oltre le sue aspettative e le sue previsioni, sconfinando in un terreno fatto di grandezza e distruzione.
La trasformazione del Dottor Brundle
La Mosca è prima di tutto un body horror, una storia di trasformazione e di metamorfosi legata profondamente, appunto, al corpo. E grande parte del fascino di questa pellicola intramontabile sta proprio nell’assistere con timore e orrore a questo dischiudersi del corpo umano dello scienziato per far spazio al mostro che risiede, ormai in maniera irreversibile, dentro di lui.
Certo è che al centro dell’intreccio de La Mosca si trovi la trasformazione fisica del Dottor Brundle: a causa della piccola e indifesa mosca finita in una delle telecapsule dello scienziato durante il teletrasporto infatti, il dna di Brundle è contaminato da quello dell’insetto e per questo destinato a mutare in maniera terribile e distruttiva.
Ben chiaro allo spettatore è il lento crescendo verso il disfacimento fisico e la mutazione violenta del corpo del Dottor Brundle (indimenticabile la scena allo specchio, dove l’uomo inizia a prendere coscienza in maniera terribilmente realistica e spaventosa del fatto che il suo corpo vive di una vita – e di una forma – propria), ma proviamo a ripercorrere l’arco psicologico che il personaggio (mostro in divenire) percorre.
Da Brundle a Brundlefly
Le sue caratteristiche oscure vengono esasperate man mano che il processo di trasformazione/distruzione fisica avviene. Come i classici scienziati ambiziosi, Brundle è devoto al suo lavoro, e questo sicuramente lo ha portato in alto. Ma a quale prezzo?
Il Brundle che conosciamo all’inizio del film risulta essere un uomo molto orgoglioso ed estremamente sicuro di sé. Caratteristica questa che non solo lo porta a compiere il fatidico errore, ma che va anche di pari passo con la sua trasformazione fisica: dopo aver acquisito coscienza del suo irreversibile cambiamento, Brundle si lascia andare al suo ego con devozione e fiducia. Sebbene risulti spaventato e stranito in partenza, adesso sia il suo fisico che il suo io accolgono questo cambiamento come forma di grandezza.
Ancora, se pensiamo al rapporto tra lui e l’amante Veronica, è chiaro come già prima della sua metamorfosi il Dottor Brundle si mostri geloso, fisicamente possessivo nei confronti dell’ex compagno di lei. Caratteristica che viene ancor più esasperata man mano che Brundle diventa Brundlefly.
La stessa sete di successo e voglia di dimostrare di possedere capacità eccezionali che vediamo nello scienziato all’inizio della pellicola, la ritroviamo esasperata e portata agli estremi mentre cerca di inventarsi una soluzione per tornare umano. È chiaro che il vero motore che guida i suoi tentativi non è più quello di tornare indietro – sì, era umano, ma era anche ordinariamente inferiore – ma bensì quello di dimostrare la grandezza delle sue capacità. Come mente, come Dottor Brundle e come spietato terribile corpo come Brundlefly.
Splendida la consapevolezza con la quale, nel tragico finale, la creatura ormai compiuta implori con le ultime forze che ha la sua amante di porre fine alla sua vita. È lo stadio ultimo di trasformazione fisica e del personaggio di Brundle che prende coscienza dei suoi errori e accetta la sua mostruosità. Così facendo capisce che se vuole amare – e con amare intente smettere di arrecare dolore, ormai intrinseco nella sua natura – deve cessare di esistere.
Non a caso la scelta di casting è ricaduta proprio su Goldblum, ormai navigato per quanto riguarda l’interpretazione di geniali scienziati in esplorazione di nuovi mondi ( grandi nomi come John Malcovich, Mel Gibson e Micheal Keaton erano stati presi in considerazione per il ruolo). In questa sua prova lo abbiamo visto valicare il confine che fino a quel momento lo aveva circoscritto nel “lato buono” di questo archetipo. Il Dottor Brundle, con la sua metamorfosi in Brundlefly, non fa altro che rendere vita al dark side del geniale scienziato, mostrandoci cosa succede quando l’ambizione e la genialità valicano i limiti dell’etica.
Lo spettatore ha seguito passo passo sì lo sviluppo fisico de La Mosca, ma ancor di più ne ha seguito i mutamenti psicologici, del suo carattere, dei suoi difetti, della sua umanità, tanto da creare un legame empatico con una creatura giunta ai limiti della fisicità, quasi impossibile da sostenere con lo sguardo.