Realizzato nel 1971, a lungo ostacolato dal regime all’epoca presente in Polonia, La terza parte della notte è il lungometraggio d’esordio di Andrzej Żuławski, regista visionario e controverso che ci ha lasciati nel 2016 dopo aver contribuito con una lunga carriera a dipingere un personalissimo affresco cinematografico all’insegna dell’ambiguità dei rapporti umani.
LA TRAMA
Durante l’occupazione nazista della Polonia, il giovane Michał sopravvive miracolosamente alla strage della sua famiglia avvenuta in una villa di campagna dove risiedeva con moglie e figlio. Fuggito in città, l’uomo si unisce alla resistenza ma, scoperto quasi subito, è costretto a nascondersi mentre in una sparatoria un uomo che gli somiglia ed è vestito come lui viene ferito gravemente ed arrestato. Michał troverà rifugio presso la casa dell’uomo la cui moglie (identica alla sua defunta consorte) sta per mettere al mondo un bambino…
LABIRINTI DI DISPERAZIONE
Groviglio di emozioni e stati d’animo, La terza parte della notte si apre con una lunga citazione dal libro dell’apocalisse di Giovanni e subito ci sbatte in faccia la ferocia dell’animo umano, sferzato dai venti di un destino insensibile come nel caso del protagonista, un uomo ridotto a fare da “nutrimento” per i pidocchi utilizzati da una casa farmaceutica, per poter pagarsi da vivere.
Eppure anche Michał non è un’anima pura, e per tutto il film sarà tormentato e diviso tra il rimorso di non essere stato un buon marito/padre e il desiderio di avere una seconda possibilità con la famiglia dell’uomo che il caso ha voluto fosse scambiato per lui.
IL GROTTESCO CHE DIVENTA QUOTIDIANO
La terza parte della notte non è un film facile, deve essere visto, assimilato, digerito. Girato con un ritmo sincopato e una camera a mano che sembra essere l’occhio dello spettatore, il film di Żuławski esegue arabeschi narrativi e salti temporali tra il presente e la memoria dei suo protagonista. Affresco amaro di una società sotto il giogo della violenza, occupata da un male opprimente (i tedeschi prima, i russi nel periodo delle riprese) che è quasi invisibile, ma presente ovunque.
In questo clima tutto diventa angosciante e il regista ce lo dimostra in immagini con l’inquietante e silenziosa scena del parto della donna presso cui Michał si rifugia, oppure con l’omicidio per strada di un ragazzino.
UN REGISTA DA RISCOPRIRE
Celebre soprattutto per il suo Possession, Żuławski in realtà già con La terza parte della notte e il successivo Diabeł era riuscito a delineare uno stile e soprattutto un terreno narrativo che sarebbe stato la costante della sua filmografia.
I rapporti umani, la violenza che spesso è insita anche nell’amore e l’incapacità di opporsi ad un male che spesso ci creiamo da noi saranno sempre presenti nei lavori del regista polacco, indagatore degli umani sentimenti, contrastanti e contraddittori. Un autore poco conosciuto che viene spesso ricordato solo per i suoi film che parlano di rapporti amorosi, dimenticando che l’oscurità dell’animo umano, l’angoscia e la ribellione ai soprusi sono sempre stati il cuore del suo lavoro, fin dall’esordio, fin dai tempi del criptico e allucinante La terza parte della notte.
Poi suonò il quarto angelo, e la terza parte del sole fu colpita e la terza parte della luna e la terza parte delle stelle affinché la loro terza parte si oscurasse e il giorno non risplendesse per la sua terza parte e lo stesso avvenisse della notte