Il Profumo dell’Incubo raccoglie tredici racconti dell’autrice statunitense Lisa Tuttle. Poco conosciuta in Italia, se non per Il Pianeta dei Venti – scritto in collaborazione con George R.R. Martin – la scrittrice è considerata uno dei perni del weird moderno. Un genere letterario, quest’ultimo, che trova le sue radici nella narrativa ottocentesca di scrittori come Lovecraft, Bierce e Chambers. L’opera di Lisa Tuttle, da lei definita strange fiction, è una commistione tra horror, fantasy e fantascienza. A caratterizzarla è una meticolosa attenzione al genere femminile: le storie della novellista americana soverchiano banalità, stereotipi e preconcetti attribuiti alle donne per scavare invece nell’inconscio, così da portare alla luce paure e ossessioni che assumono forme di mostruosità.

I racconti di Lisa Tuttle

Tra le pagine del Profumo dell’Incubo la quotidianità di personaggi comuni subisce svolte che valicano la bizzarria e l’inverosimile. È il caso, ad esempio, dell’Uomo di cibo. Nel racconto in questione, una protagonista affetta da anoressia ha l’abitudine di nascondere il cibo che non manda giù in un punto della sua stanza. È però una mania che non può durare per sempre: le pietanze ammuffiscono ed emanano un olezzo insopportabile. Per qualche motivo, l’anoressica inizierà ad apprezzarlo… E giorno dopo giorno, nell’antro della sudiceria, sembrerà che l’agglomerato di lerciume sia sul punto di prendere vita.

La casa degli insetti rievoca le atmosfere di The Wasp Factory (Ian Banks, 1984). Quest’ultimo, capolavoro dell’horror e del grottesco, seguiva le vicende di un giovane diseredato. Egli trascorreva le sue giornate trastullandosi con passatempi raccapriccianti. Viveva su una remota isola scozzese, all’oscuro di un segreto famigliare che avrebbe sconvolto la sua esistenza. Lisa Tuttle deve aver letto questo romanzo. Oltre a ciò, lei stessa, da anni, soggiorna in Scozia: terra di magnificenze e tradizioni, ma anche di profondo disagio, come testimoniano opere quali Trainspotting (Irvine Welsh, 1991) o, per andare più indietro nel tempo, Una Modesta Proposta (Jonathan Swift, 1729). L’autrice del Profumo dell’Incubo riprende la sfrontatezza di Ian Banks, ma aggiunge alle sue storie un elemento soprannaturale.

Altri racconti degni di nota sono La mia malattia e Sostituiti. Nel primo, l’autrice sviscera i conflitti di una donna innamorata. La protagonista deve trovare un equilibrio tra mente e cuore. Tutto per far sì che la relazione con un uomo dalle idee miracolistiche, studioso di alchimia, non finisca. In Sostituiti, al contrario, è un individuo che deve tenere stretta a sé la fidanzata. La mancanza di attenzioni nei confronti di lui è dovuta alla presenza di una creatura che sfugge alla categorizzazione animale. E non ne esiste solo una: come in Gremlins, questi esserini diventano domestici. Ma sembrano nascondere qualcosa di oscuro… Storie come L’Ultima sfida e Gli oggetti nel sogno potrebbero essere più vicini di quanto sembrano virano su temi più classici dell’horror. Non manca però l’aggiunta di elementi moderni, come gli smartphone.

Lo stile

La semplicità dello stile di Lisa Tuttle garantisce una scorrevolezza nella lettura. La tendenza a descrivere discosta l’autrice da Lovecraft, a cui comunque si rifà per quanto concerne i temi, come la conoscenza proibita, l’esistenza di realtà che si intersecano con quella umana e l’impossibilità di sottrarsi ad un destino proibitivo per l’uomo. Il “weird” dell’autrice è più simile a quello di Algernon Blackwood. Nella sua celebre opera I Salici, l’autore in questione descrisse con minuziosità fatti e paesaggi, senza tuttavia lasciare intendere ciò che accadesse davvero. Blackwood riusciva a trasmettere l’angoscia del momento, il timore di un presagio mortale. Lisa Tuttle fa lo stesso in racconti come I sogni nell’armadio. Ma anche in questo caso si ravvede e, prima o poi, mette fine al mistero per denudare una verità che rappresenta la svolta finale della storia.

Lisa Tuttle e il weird moderno

La tipologia di narrativa a cui dà vita l’autrice non differisce troppo dagli scritti di altri autori weird moderni. Si potrebbe citare Livia Llewellyn, anche lei grande conoscitrice dell’animo femmineo, di cui narra paure, pensieri, sogni, visioni e perversioni. E lo fa senza scrupoli, talvolta servendosi anche di un linguaggio scurrile. Nelle storie di Llewellyn, però, gli elementi soprannaturali sembrano scaturire direttamente dall’Inferno: sono caratterizzati da una profonda cupezza e oscurità. Quelli di Tuttle, invece, non sono sempre disturbanti. Nel già citato Sostituiti, le creature che recano disturbo al protagonista ricordano l’Elusivo, o Cryptoprocta elusiva, di cui si narra in Materiali per una guida della Val Lemuria, di Cristiano de Micheli (Strane Visioni 2, 2019). In altre parole, quasi un essere scaturito dalle mente di Lewis Carrol.

A contraddistinguere Lisa Tuttle è la capacità di narrare storie fantastiche in cui l’elemento soprannaturale è sempre strettamente correlato alla realtà, ed è talvolta solo un riflesso di essa, una particolarità esagerata o la concretizzazione di un’idea o un sentimento.

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