Il titolo internazionale è The New York Ripper, ed è ancora oggi uno dei thriller-gialli più violenti ed estremi mai realizzati, e non a caso Fulci è ricordato in tutto il mondo come il padre del gore italiano. Distribuito in Italia nel 1982, il film è uscito negli Stati Uniti nel 1984 ed è stato vietato nel Regno Unito fino al 2002.
Trama del film di Lucio Fulci: Un folle assassino perseguita giovani donne a New York. Il detective Williams è incaricato di risolvere il caso, ma ha pochi indizi. Il killer spesso telefona alla polizia per lasciare messaggi provocatori prima di uccidere, usando una voce come quella di Paperino; nel mentre, una sopravvissuta ricorda che l’aggressore aveva due dita mancanti alla mano sinistra.
Una carriera insolita quella del maestro Lucio Fulci, che soltanto nella seconda parte della sua lunga carriera decide di approcciarsi al genere thriller e horror. Dopo il 1982 iniziava invece una fase discendente per il regista, fra alti e bassi. Lo squartatore di New York fu aspramente criticato per la sua misoginia, poiché l’elemento investigativo passa in secondo piano rispetto alle atrocità del killer. Ma il film è un tassello fondamentale all’interno della filmografia del regista, il tentativo di Fulci di creare un thriller-giallo con una forte componente erotica, dove l’orrore irrompe brutalmente nel quotidiano.
Realizzato subito dopo la più celebre Trilogia della Morte, Fulci torna a seguire le ormi del giallo e del poliziottesco, rivisitando a modo suo. L’elemento dissonante e più inquietante è il verso di questo assassino, che imita quello di Paperino (Donald Duck), facendo da contrappunto all’efferatezza degli omicidi. Scelta sicuramente coraggiosa, che molti possono trovare motivo di risata, ma anche questo è un modo efficace per destabilizzare. Una voce buffa, disturbante o profondamente irritante, ma che conferisce agli omicidi un’atmosfera di minaccia fuori controllo. New York diventa il palcoscenico perfetto per questo thriller metropolitano che sfocia in alcune fra le scene più crudeli del cinema italiano di genere. Si respira un pessimismo cupo e dilagante che va dai vicoli malfamati della città agli interni dei sui edifici. Un’atmosfera mortifera che permea ogni scena.
Il serial killer si fa conoscere alla polizia con telefonate provocatorie e una scia di donne massacrate, mentre i tentativi delle forze dell’ordine di rintracciarlo assumono una dimensione sempre più personale. Un detective anziano, uno psicologo scettico e l’unica sopravvissuta del killer diventano pedine nel crudele gioco del gatto e del topo, tra indizi, false piste e cadaveri accumulati. Particolarmente interessante la scelta di rendere ogni personaggio sospettabile, tutti loro hanno o nascondono qualcosa di immorale.
Resta ancora iconica la scena d’apertura con il dettaglio della mano mozzata trovata da un cane che la porta al suo padrone. Una sequenza iniziale che è una sorta di dichiarazione d’intenti, dove il macabro incontra il tragicomico, e il film parte sulle note di una musica da classico film poliziottesco. Le uccisioni sono una più brutale dell’altra, difficile dimenticare quella con la bottiglia rotta. Il tenente Williams e il suo capo (interpretato da Fulci stesso) capiscono rapidamente che il killer, con la sua voce bizzarra, è spinto da un odio irrefrenabile per le donne. Il sospettato principale è Mickey Scellenda, un frequentatore di spettacoli erotici con due dita mancanti, che incontra Jane in un teatro e partecipa a giochi sessuali con lei in un motel malfamato. Da manuale la scena onirica all’interno del cinema, con la protagonista che viene aggredita con la lametta dal presunto colpevole.
Visivamente è il film che presenta più similitudini con altri film di genere thriller-giallo del cinema italiano di quegli anni. I colori e le inquadrature conferiscono al film un particolare senso di disagio, con scelte stilistiche spesso inaspettate. Fulci è anche abile quando si trattava di giocare con le aspettative dello spettatore, ribaltando la situazione per arrivare poi alla rivelazione finale. Si tratta sicuramente di uno dei lavori più personali di Fulci, in un periodo molto difficile della sua vita.
Svolgendosi in un contesto più realistico rispetto ad altri suoi film, la sua brutalità contro le donne è molto più provocatoria e più difficile da digerire. Ma più che misoginia sarebbe più opportuno parlare di nichilismo e misantropia. Il problema per molti non è tanto la violenza contro le donne (è un serial killer, ci mancherebbe), ma il cinismo con cui queste scene vengono messe in scena come intrattenimento. Una visione estremamente feroce, perché Fulci rappresenta così sfacciatamente la misoginia che il film potrebbe anche essere visto come una critica agli atteggiamenti di cui lui stesso è stato accusato. Di contro, il regista poteva affrontare con più chiarezza il declino morale a cui fa riferimento, facendo più attenzione a non confondere alcuni comportamenti insoliti con altri più depravati.
Curiosità:
Lucio Fulci descrisse il film come una sorta di omaggio ad Alfred Hitchcock – mettendo da parte la violenza e il sesso – in alcuni momenti c’è qualcosa di vero in questa dichiarazione. La sceneggiatura è stata rielaborata dal solito collaboratore Dardano Sacchetti prima dell’inizio delle riprese. Il film fu realizzato a New York ma gli interni sono stati girati a Roma. Venne rilasciato senza clamore nei cinema italiani e persino in alcuni cinema degli Stati Uniti, dove furono rimossi quattro minuti di sesso mantenendo la violenza. La censura nel Regno Unito, probabilmente già irritata dal sottotitolo sul manifesto “Slashing up women was his pleasure!“, fece sequestrare la pellicola. Dopo molti anni di divieto in Gran Bretagna, i diritti furono acquistati da Vipco, che inizialmente distribuì il film solo in VHS per l’esportazione sotto stretta supervisione della polizia. Non fu disponibile in DVD nel Regno Unito fino al 2007, quando il film fu distribuito da Shameless Films, che ridusse leggermente i tagli a 19 secondi. Alcune versioni non includono due brevi scene non violente, e nel DVD Anchor Bay degli Stati Uniti fu inserita per errore una piccola scena alla fine del film che avrebbe dovuto comparire molto prima.
Lucio Fulci riesce continuamente a fondere insieme il giallo più classico con lo slasher più moderno ed efferato in un’atmosfera opprimente. Il risultato è spesso alienante, ed è uno di quei film che acquista più senso a posteriori. The New York Ripper mantiene ancora oggi il suo potere destabilizzante ed è uno dei film più audaci e impressionanti di Fulci dal punto di vista visivo.
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