Lo strangolatore di Boston (2023), diretto da Matt Ruskin, con protagoniste Keira Knightley (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione) e Carrie Coon (Gone Girl, Fargo) è disponibile su Disney+ dal 17 marzo.
La vera storia dello strangolatore di Boston
Il 14 giugno 1962, Anna Slesers, 55 anni, fu trovata morta sul pavimento della cucina del suo appartamento. La donna era stata aggredita sessualmente e strangolata. Questo fu solamente il primo di 13 omicidi compiuti a Boston dal 1962 al 1964 e che terrorizzarono gli abitanti della città, specialmente le donne.
Albert DeSalvo confessò i 13 omicidi, ma era veramente lui l’assassino? Ancora non si sa con certezza.
Chi è il vero colpevole?
Vi erano incongruenze nella confessione di DeSalvo, il che lascia intendere che potrebbe aver dichiarato il falso. Inoltre DeSalvo ha poi ritrattato completamente la sua confessione.
Occorre notare anche che, come viene sottolineato nel film di Ruskin, il modus operandi dello strangolatore di Boston sia cambiato nel corso della follia omicida. Le prime vittime erano tutte donne mature o anziane, mentre all’improvviso tra le vittime iniziano a esserci molte giovani. Inoltre, mentre la maggior parte delle vittime aveva le calze legate al collo quasi come a formare un fiocco, alcune non le avevano.
Per 50 anni non sono emerse prove che collegassero un killer specifico a nessuno degli omicidi. L’analisi del DNA nel 2013 ha finalmente collegato DeSalvo all’ultimo omicidio di Boston, quello di Mary Anne Sullivan. Il suo caso è ora ufficialmente chiuso e DeSalvo, che fu ucciso in carcere nel 1973, è considerato l’assassino di Sullivan, ma gli altri 12 casi rimangono ancora aperti.
Nonostante la storia dello strangolatore di Boston non sia tra le più discusse a livello mediatico, Matt Ruskin non è stato il primo a girare in film basato su questa vicenda. Richard Fleischer nel 1968 realizzò infatti Lo strangolatore di Boston, attualmente disponibile a noleggio su Mediaset Infinity, con Tony Curtis nei panni di Albert DeSalvo, mentre i due poliziotti protagonisti erano interpretati da Henry Fonda e George Kennedy. Tuttavia, il film di Fleischer offriva una risoluzione più certa, ovvero l’assoluta colpevolezza di DeSalvo, che veniva anche argomentata attraverso la presunta schizofrenia di cui l’uomo soffriva (elemento mai menzionato nella cronaca).
Lo strangolatore di Boston è un giallo al femminile
Molto diverso è il remake del 2023, che per protagoniste ha due giornaliste del Record American, Loretta McLaughlin (Keira Knightley) e Jean Cole (Carrie Coon), realmente esistite. Ci viene mostrato come abbiano lottato, anche e soprattutto contro il sessismo dell’epoca che relegava le giornaliste a occuparsi unicamente di gossip, diete e altri contenuti triviali, per cercare di informare le donne di Boston attraverso una serie di articoli sull’assassino, divenendo loro stesse un suo target. McLaughlin, Cole e il dipartimento di polizia di Boston identificano diversi sospetti nel corso del film, che copre all’incirca dal 1962 al 1964. Sia nel film che nella realtà, Albert DeSalvo (David Dastmalchian) confessò i 13 omicidi, ma poiché non c’erano prove fisiche, DeSalvo non è mai stato condannato per tali omicidi e ha “solamente” scontato l’ergastolo per altri crimini che aveva commesso in precedenza.
Un thriller non convenzionale
Il film di Matt Ruskin è un thriller della frustrazione, l’ultima scena vede infatti Loretta McLaughlin che scrive un articolo suggerendo che DeSalvo potrebbe aver ucciso alcune delle donne, mentre altri uomini avrebbero ucciso le restanti vittime. There are many Albert DeSalvo out there, come suggerisce un personaggio nel film. La tesi del film di Ruskin, che rende la vicenda ancora più terrificante, è infatti che molti omicidi possano essere stati commessi da ex fidanzati, membri della famiglia o estranei che hanno scelto di imitare lo strangolatore per coprire le loro tracce. Di conseguenza, il caso rimane sostanzialmente aperto.
Parallelismi con Zodiac, di David Fincher
Quando si parla di serial killer e thriller della frustrazione è impossibile non pensare al meraviglioso Zodiac (2007) di David Fincher, incentrato sul serial killer statunitense denominato Killer dello Zodiaco, che negli anni ’60 e ’70 sconvolse la città di San Francisco. Zodiac, con protagonisti Mark Ruffalo, Jake Gyllenhaal e Robert Downey Jr. è già diventato un classico e un punto riferimento per tutti coloro che intendono approcciarsi a questo genere. Ciò risulta evidente anche durante la visione de Lo strangolatore di Boston di Ruskin. L’estetica è infatti tutta tratta da David Fincher, da Zodiac in particolare: la color correction un po’ retrò, personaggi che fumano costantemente mentre rovistano tra le scartoffie e i fumi di sigaretta riempiono gli spazi, gli uffici della giustizia ordinati e luminosi che si oppongono alla degradazione e il buio dei luoghi del crimine.
Le interpretazioni
A uscirne meglio è senz’altro Carrie Coon, che interpreta una giornalista algida e rassicurante, punto di riferimento per la collega, interpretata invece in maniera abbastanza monocorde e non particolarmente incisiva da Keira Knightley. Da apprezzare è anche Chris Cooper, che interpreta il caporedattore del giornale, inizialmente quasi in antagonismo con le nostre protagoniste, ma subito dopo diviene l’unico ad appoggiarle, mentre tutti gli altri, sia all’interno della redazione del Record American, sia nella polizia, provano a ostacolarle.
Lo strangolatore di Boston (su Disney+ dal 17 marzo) è un buon thriller che affronta una storia mai particolarmente rappresentata nel cinema, a esclusione del menzionato film del 1968. Se amate Fincher e il suo Zodiac troverete pane per i vostri denti.