Si è conclusa sulla serie regolare la nuova trilogia che ha riportato Mana Cerace scontrarsi, forse per l’ultima volta, contro Dylan Dog. Claudio Chiaverotti e Piero Dall’Agnol riportano in scena, anche in questo nuovo Universo, lo Spettro del Buio
Era il 14 luglio del 1989 quando sul numero 34 della serie regolare di Dylan Dog, ormai solido fenomeno editoriale in costante crescita, appariva Mana Cerace. Nato dall’oscura e romantica penna del maestro Claudio Chiaverotti e dagli schizzi di Piero Dall’Agnol, questo personaggio entrò diretto nel pantheon dei villain storici dell’Indagatore dell’Incubo. Il suo vero nome era Philip Crane, nato nel paesino di Brentford, diventato uno dei più feroci serial killer inglesi degli anni ’80. Riuscirà a tornare dalla morte come Spettro del Buio, continuando ad uccidere, usando anche dei vivi per i suoi scopi.
Servo fedele di Madre Tenebra
In questa trilogia, lo scrittore torinese ha la possibilità di espandere la lore del mostro inventato più di 30 anni fa. Il focus non sarà solamente sul ritorno di Mana Cerace, ma anche su flashback dalla precedente vita di Philip Crane. Chiaverotti riesce ad infondere una profonda sensibilità ai suoi personaggi, in particolare ai cattivi. Terminata la lettura non potremmo dispiacerci un poco per il fato di Crane, secondo l’idea sclaviana che il peggior mostro è l’uomo. Anche in questo caso, infatti, non ci sarebbe stato Mana Cerace senza prima le scelte compiute da Philip Crane.
La creatura chiaverrottiana ha da sempre avuto forti rimandi con Freddy Kruger, anche se non sfrutta lo stadio onirico per colpire. Per quanto riguarda lo splatter e il fascino, Mana Cerace è in gran parte debitore della figura creata da Wes Craven.
Il passato non muore mai
Nonostante, dal numero 401, la storia di Dylan si svolge in un nuovo Universo molto simile ma anche molto diverso al precedente, alcuni dettagli dei precedenti scontri con Mana Cerace rimangono anche qui. Il grosso sforzo di Chiaverotti è stato inserire le idee per la sua trilogia in questo nuovo macrocosmo. Ci è riuscito in parte, infatti alcuni collegamenti sono un poco ai limiti della logicità. Però nel complesso la lettura scorre piacevole, diventando un ottimo starting point per i nuovi lettori per recuperare le precedenti apparizioni dell’oscuro villain.
Torna anche la celebre filastrocca cantata dei bambini per le strade, durante le indagini di Dylan, che preannuncia il ritorno di Mana Cerace:
Lui dal buio è ritornato, come un’ombra dal passato…
Ha gli artigli come un corvo, l’han sepolto e non è morto…
Se nel buio tutto tace…è già qui Mana Cerace!
Come già detto, altro elemento che ricorda parecchio l’avvicinarsi degli incubi e l’arrivo di Freddy.
Kelly, Merrill, Kimberly: l’amore più forte delle tenebre
Dal numero 409 al 411 ci viene raccontato di una Londra al buio, durante un lungo blackout. Sarà questa l’occasione perché una misteriosa setta tenti di evocare il ritorno di Mana Cerace. Solamente con il contributo del malefico dottor Hicks, il piano riuscirà. Dylan si ritroverà ad indagare tra Londra e Brentford, continuamente in balia di eventi che non riesce a prevedere. Chiederà aiuto pure a John Ghost, l’uomo che aveva distrutto l’Universo nel numero 400, qui sempre ricco e geniale personaggio borderline. Il passato busserà alla mente di Dylan attraverso Kelly Walsh, spietata assassina per conto del Buio durante la prima apparizione di Mana Cerace. Come il ricordo dell’ispettrice Merrill, brutalmente uccisa dal Buio nello scioccante finale dell’albo numero 68, seconda apparizione del villain sulla serie regolare. Fino a Kimberly Adams, primo amore di Philip Crane e personaggio che avrà un ruolo fondamentale in questa nuova trilogia. Come ci ha sempre ricordato Chiaverotti, l’unica luce che può spazzare via le tenebre è quella dell’amore, nonostante le sue forme a volte contorte.