“Se vedi Babbo Natale questa notte, ragazzo…è meglio se scappi!”

Il 9 Novembre 1984 approdava nelle sale statunitensi “Silent Night, Deadly Night” di Charles E. Sellier Jr., arrivato in Italia come “Natale di Sangue”. Il film, nonostante lo scarso successo al botteghino, ha guadagnato negli anni lo status di piccolo “cult”.

TRAMA

Vigilia di Natale del 1971: il piccolo Billy Chapman assiste impotente all’omicidio dei genitori da parte di un rapinatore vestito da Babbo Natale. Macabramente profetiche sono state le parole del nonno, che quello stesso giorno aveva raccontato al giovane di come Babbo Natale sia in realtà ben diverso dalla gioviale figura amata da grandi e piccoli. Accolto in un orfanotrofio, Billy non trova pace, divenendo vittima di ripetute angherie da parte della severa Madre Superiora. Le cose sembrano migliorare una volta raggiunta l’età adulta, con il nostro protagonista che viene assunto in un negozio di giocattoli. L’idillio dura però ben poco: il 24 Dicembre 1984, una combinazione di circostanze negative scatena un raptus omicida nel giovane, che inizierà a mietere vittime indossando un vestito da Babbo Natale.

OPINIONI

“Natale di Sangue” uscì nelle sale nel pieno dell’epoca d’oro del cinema slasher. I produttori in quegli anni cercavano infatti di sfruttare ogni tipo di ricorrenza per renderla l’ambientazione di un film a base di serial killer e fiotti di sangue. Il connubio fra questo genere e la festa di Natale risaliva peraltro a ben dieci anni prima, con il fantastico “Black Christmas” di Bob Clark. Non si può nemmeno affermare che il film di Sellier si regga su interpretazioni o dialoghi del tutto convincenti. Pertanto, qual è l’ingrediente che rende “Natale di Sangue” una pellicola degna di nota? L’atmosfera di “cattiveria” che si respira. I personaggi si muovono infatti in un mondo grigio, dove anche un festività tradizionalmente associata con sentimenti positivi può diventare lo sfondo di azioni orribili. La scena dell’omicidio dei genitori di Billy, accompagnata da un tema musicale cupo che negli ultimi secondi sfuma in una allegra canzone natalizia, ci presenta da subito il contrasto che è alla base della pellicola. In “Black Christmas” il Natale era solo la collocazione temporale di una vicenda che si sarebbe potuta svolgere in qualsiasi altro momento, qui invece è uno degli ingredienti fondamentali di quel trauma che porterà il personaggio principale a divenire un killer spietato. Se ben ci riflettiamo, ben poche altre volte era accaduto che in un film slasher l’omicida e il protagonista coincidessero. In quei rari casi inoltre, si prenda ad esempio “Maniac” di William Lustig, non era stata dedicata buona parte del minutaggio all’approfondimento psicologico del protagonista tramite il resoconto della sua storia personale. In “Natale di Sangue” abbiamo invece un’idea piuttosto chiara sia del perché Billy cada preda di un raptus omicida sia del perché compia le sue terribili azioni indossando un abito da Babbo Natale. Quest’ultimo elemento fu alla base di diverse critiche da parte di associazioni di genitori, che richiesero il ritiro di tutte le locandine del film. La rivista Variety scrisse:

“Gran parte delle critiche sono state generate dall’impressione che la raffigurazione di un killer con un vestito da Babbo Natale potrebbe traumatizzare i bambini e minare la loro fiducia nella figura”.

Ciò, assieme ad un responso da parte dei critici tutt’altro che incoraggiante portarono il film a concludere il suo periodo nelle sale con un incasso molto modesto, sebbene nel weekend di apertura avesse incassato più di “Nightmare- Dal profondo della notte”. Di sicuro le proteste furono eccessive, sta di fatto che la visione di un assassino nascosto dal tradizionale vestito rosso centri in pieno l’obiettivo di instillare nello spettatore un certo senso di malessere…proprio come ogni buon horror dovrebbe essere capace di fare. Degna di nota è infine la creatività di alcune uccisioni, che sono entrate di diritto fra le più memorabili nel panorama dello slasher.

In definitiva, “Natale di Sangue” non è di certo il classico film da guardare sotto le feste assieme a tutta la famiglia, ma merita senza dubbio una visione da parte di tutti coloro che cercano una prospettiva del tutto atipica sulla ricorrenza del 25 Dicembre.

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