Rilasciato da Netflix Nell’erba alta, adattamento cinematografico del racconto di Stephen King e Joe Hill, con protagonista un misterioso campo d’erba in cui si verificano strane sparizioni. Vincenzo Natali dirige un film intrigante e complesso in cui nulla è come appare.
Sono sempre di più gli adattamenti delle opere del Re del Brivido che vengono realizzate negli ultimi anni, comprese quelle scritte con il figlio. Nell’erba alta ne è solo l’ultimo esempio, un esperimento cinematografico che sicuramente non lascerà indifferenti. Il racconto era apparso in origine sulla rivista Esquire, diviso in due parti. In Italia era arrivato solo in formato ebook e mai cartaceo, anche se dovrebbe presto apparire in una raccolta di Joe Hill in uscita il prossimo anno. Natali realizza un film anche ambizioso nella messa in scena, che vuole però mantenere intatta l’aurea di mistero descritta dagli autori. La paura è sempre qualcosa di antico che affonda le sue radici nel passato della nazione americana, quasi impossibile da estirpare.
Smarrirsi fuori dal tempo e dallo spazio
La storia inizia con i fratelli Becky e Cal che stanno viaggiando in macchina in direzione di San Diego, dopo che la ragazza incinta di sei mesi ha rotto i rapporti con il compagno. Il legame tra i due è molto forte e Cal supporta tutte le decisioni della sorella. Dopo una breve sosta per una nausea di Becky, i due si trovano vicino ad una distesa d’erba di fronte ad una vecchia chiesa abbandonata. Dal campo giunge la richiesta d’aiuto di un bambino che si è perso insieme ai genitori e non riesce più ad uscirne. I due decidono di entrare nell’erba alta ed aiutare il piccolo Tobin. Ben presto però capiranno che anche loro si sono persi, smarrendo definitivamente l’orientamento su come uscire nuovamente sulla strada ed andarsene.
Non solo lo spazio si modifica intorno a loro, ma anche il tempo scorre diversamente all’interno del campo. Becky incontrerà anche Ross, il padre di Tobin, che ammetterà di non riuscire più a trovare moglie e figlio ma aver scoperto una via di uscita perché la roccia gliel’ha mostrata. La scena si sposterà poi su Travis, il fidanzato di Becky, che vista la macchina della ragazza nel parcheggio della chiesa entrerà anche lui nel campo. Quando riuscirà a comunicare con Becky scopriremo che le poche ore che i fratelli hanno passato nell’erba, sono trascorse come intere settimane fuori. Il focus continuerà su Travis fino a che scopriremo che una sua richiesta d’aiuto ha portato a far entrare nel campo Tobin e i suoi genitori. Il tempo nell’erba scorre diversamente, avviluppandosi su sé stesso e dispiegandosi in situazioni imprevedibili e paradossali.
La conoscenza della roccia nera
Un elemento molto importante del racconto Nell’erba alta è indubbiamente la misteriosa roccia nera al centro del campo. L’elemento ancestrale e simbolico rappresentato dalla pietra è molto comune nei romanzi di King. Il fascino del Male o il mistero dell’ignoto è qualcosa che affonda, letteralmente, nel cuore del territorio americano. Qualcosa che ha affascinato popolazioni antiche e vecchi insediamenti del secolo scorso, che ancora adesso attira le persone per apprendere la sua conoscenza. I paragoni possono essere molteplici, ma anche in certe inquadrature Natali ci regala degli omaggi al maestro Kubrick ed al suo monolito nero di 2001: Odissea nello Spazio.
Bisogna anche dire che quello che l’erba sussurra e conosce delle persone al suo interno, può portare ad un diverso modo di recepire l’antica conoscenza. Alcuni possono impazzire, altri dare libero sfogo a pulsioni troppo a lungo represse, altri ancora avere il cuore puro per fare la cosa giusta. Tutti i personaggi presentati in questo viaggio labirintico nell’erba alta, compiranno anche un viaggio interiore nella loro anima, che li porterà a cambiare punti di vista e priorità. Il mistero non verrà svelato a noi spettatori, ma saremo i testimoni delle rivelazioni ai protagonisti attraverso le loro azioni ed i loro comportamenti. In un non-luogo atemporale sarà solo la piena accettazione di quello che si è, a far sì di poter trovare la via d’uscita per la libertà.
Il mistero batte la paura
Nell’erba alta non si pone come il tipico film horror adatto a tutti i gusti. A far da padrone nel racconto rimane il mistero, per tutta la durata del film. I rapporti tra i personaggi, l’intrecciarsi dei piani temporali, la vera natura di quel campo: sono tutti elementi che coinvolgono lo spettatore in una visione attenta e non passiva. Natali vuole far cogliere a chi osserva tutte le sfumature descritte nel racconto, lasciando parlare le immagini. Infatti, l’elemento che risulta più convincente è la ricercata fotografia ed alcuni virtuosismi registici proposti ogni tanto, come carrellate per seguire i personaggi o arditi movimenti di camera. I jumpscare sono quasi del tutto assenti, dimostrando come si voglia discostare dalla normale produzione horror americana. Tra le interpretazioni più convincenti c’è sicuramente quella di Will Buie Jr. come Tobin, credibile in una vicenda ai confini del paranormale.