Arriva dalla Corea un neo-noir spietato e cinico: Nido di Vipere di Kim Yong-hoon è un altro esempio di originalità del nuovo cinema asiatico. Dal 15 settembre al cinema con Officine Ubu
Un gusto salato al palato, in parte dolce ma molto piccante: ecco come si presenta la salsa gochujang. Esattamente come il film di Kim Yong-hoon che vede al centro della vicenda una borsa piena di soldi che farà incrociare i destini di 8 persone. Il denaro può essere dolce e facile da ottenere, ma presenterà il proprio salato prezzo in un finale piccante. Nido di Vipere è l’esordio alla regia di Kim Yong-hoon e, sinceramente, un buon film. Riprendendo gli stilemi del cinema pulp di Tarantino ed aggiungendoci un pizzico di sarcasmo dei fratelli Coen, ci regala un neo-noir al sangue.
8 personaggi, 6 capitoli, 1 borsa
Il racconto si basa sul romanzo Waranimosugaru Kemonotachi di Keisuke Sone, apprezzato in Corea tanto da convincere la produzione a trasporlo in Nido di Vipere. Elementi che richiamano Pulp Fiction sono la borsa/valigia piena di soldi e la suddivisione in capitoli. Kim Yong-hoon però si diverte anche a giocare con lo scorrere del tempo, ingannando e divertendo lo spettatore.
Joong-man lavora in una sauna come inserviente, si occupa dell’anziana madre malata (Youn Yuh-jung premio Oscar per Minari), della moglie e della figlia che studia all’Università. Un giorno trova una borsa piena di denaro incustodita in un armadietto della sauna e decide di prenderla e ricominciare una nuova vita. Faremo poi la conoscenza dell’addetto alla dogana sommerso dai debiti Tae-young, costantemente con il fiato sul collo del boss Park Doo-man. Conosceremo Mi-Ran, escort nel locale della letale Yeon-hee ed abusata dal marito a casa. In Nido di Vipere tutti questi personaggi intrecceranno legami inaspettati per situazioni incredibilmente letali!
Il pulp si sposta in Asia
Oltre al già citato Tarantino, in Nido di Vipere non manca la sardonica ironia che rese celebri i fratelli Coen. Anche se ho visto altri riferimenti, per esempio al genio di Takashi Miike. Alcune sequenze con torture ed uccisioni non possono non far ripensare al suo filone yakuza.
Così come non mancano dei riferimenti inaspettati a Final Destination, in particolare nel capitolo Lucky Strike. Un ottimo uso dell’ironia per creare una situazione surreale, quasi fuori contesto, che non mancherà di strappare un cinico sorriso allo spettatore. Però in tutta questo mondo ricolmo di violenza ed avidità, il regista ci indica la speranza che alla fine i deboli potranno avere una possibilità di rivalsa, forse proprio per la poca avidità nel loro cuore. Certo, bisognerà lasciare una lunga scia di sangue prima!
Montaggio serrato per un cast mozzafiato
Nido di Vipere si dimostra un film piacevolmente scorrevole, capace di intrattenere e stupire per tutta la sua durata. Merito di un montaggio serrato ma non troppo, che lascia allo spettatore il giusto tempo per conoscere, empatizzare e stupirsi con tutti i personaggi. Il cast di attori coreani riesce a dare credibilità al film. Nuove leve e stelle del cinema coreano coesistono in un microcosmo che delinea anche la società coreana degli anni ’20 di questo secolo. Ogni personaggio ha le sue piccole o grandi debolezze, impossibile non tifare per alcuni di loro durante lo sviluppo della narrazione.
Nido di Vipere è un ottimo esempio di come il cinema asiatico stia riuscendo a dare la propria versione di alcuni stilemi del cinema di genere, con uno spirito innovativo e dannatamente perverso!
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