Un ritorno al giallo
Non ho sonno, film thriller del 2001, segna il ritorno di Dario Argento al genere giallo. Negli anni ’70, furono tre gialli a regalare al regista la celebrità: L’uccello dalle piume di cristallo (1970), 4 mosche di velluto grigio (1971) e Il gatto a nove code (1971). In un’intervista rilasciata in occasione della promozione di Non ho sonno, il regista ha dichiarato:
“Con questo film è stato come tornare a casa.”
Non ho sonno dà ad Argento l’occasione di tornare a girare a Torino, una città molto cara al regista, che ha affermato di voler portare sul grande schermo non la Torino esoterica, vista e rivista, ma la Torino vera. “Il film è un tributo a Torino, che io considero la mia città, anche se non ci sono nato. Sono molto riconoscente alla città che mi ha regalato le atmosfere dei primi film e ha lasciato un segno anche in quelli successivi,” ha detto Argento, che si è preparato a girare Non ho sonno visitando le periferie torinesi e addirittura chiedendo di entrare negli appartamenti per immergersi meglio nelle ambientazioni.
Il nuovo giallo del maestro del brivido segna anche una nuova collaborazione con i Goblin, autori storici delle colonne sonore del cinema argentiano. I membri del gruppo, che si era sciolto nei primi anni ’80, tornano insieme nel 2001 su esplicita richiesta di Argento, per poi sciogliersi di nuovo al termine delle riprese del film.
Argento scrive la sceneggiatura di Non ho sonno insieme a Franco Ferrini e al giallista Carlo Lucarelli, e il risultato è un film profondamente angosciante dai ritmi serrati. Parola d’ordine? Suspense. Nel 1983 una serie di delitti efferati sconvolge Torino. Vincenzo de Fabritiis, affetto da nanismo, viene incriminato per gli omicidi, ma sfugge alla cattura. Quando viene ritrovato, è ormai senza vita, con un foro di proiettile nella testa. Passano 17 anni, e tutti sembrano aver dimenticato il Nano Assassino. Ma il passato è duro a morire. Quando due prostitute vengono trovate barbaramente assassinate, i delitti del nano saltano fuori di nuovo, ed è solo l’inizio di un’escalation di violenza. Ad indagare sulle tracce del presunto Nano Assassino, parallelamente alle indagini ufficiali, c’è l’ex commissario Ulisse Moretti (Max von Sydow), a capo delle indagini nel 1983, e Giacomo Gallo (Stefano Dionisi), figlio di una delle vittime del Nano e unico testimone oculare degli eventi di 17 anni prima. Sono tanti gli interrogativi, all’alba di questi nuovi e inquietanti omicidi. Il serial killer è un copycat o il vero assassino non è mai stato identificato? Premesso che il Nano sia davvero tornato, perché tornare a colpire dopo 17 anni? C’è uno schema dietro le uccisioni? Pochi indizi guidano Moretti e Gallo nella loro indagine: delle figure di animali ritagliate e lasciate dall’assassino sulle scene del crimine e una sinistra filastrocca per bambini, quest’ultima scritta da Asia Argento, figlia del regista.
È arrivata mezzanotte,
con il letto faccio a botte,
ora inizia la mia guerra con le bestie della terra.
Una del mattino,
il fattore è felice come un bambino,
sgozza il maiale più bello
e si libera del primo fardello.
Due del mattino,
ora tocca al gallo,
usa bene il suo strumento,
per la morte è un godimento.
Tre del mattino,
il fattore strangola il pulcino,
“L’insonnia mi tormenta!”,
si rigira nel letto e si lamenta.
Quattro del mattino,
ha acchiappato un gattino,
ma poiché l’ha graffiato,
nell’acqua gelata l’ha affogato.
Cinque del mattino,
il fattore è nel giardino,
accarezza il coniglietto,
poi lo sbatte al muro per diletto.
Sei del mattino,
al cigno più carino
il fattore ha tagliato la testa,
ormai nessun nemico gli resta.
Ecco arriva il nuovo giorno,
il fattore si leva di torno,
le sue armi può posare
e finalmente può dormire.
Moretti e Gallo riusciranno a catturare il Nano? E il serial killer sarà davvero Vincenzo de Fabritiis, ritornato dalla tomba, o qualcun altro, qualcuno che per 17 anni ha dormito, prima di risvegliarsi con un’incontenibile sete di sangue? Non vi resta che scoprirlo. Il film è disponibile su Netflix.
La figura del serial killer
Non ho sonno si apre con una scena satura di tensione che resta nella mente dello spettatore anche quando il film finisce e il mistero del Nano viene svelato. E’ la scena dell’inseguimento della prostituta Angela su un treno notturno, una sequenza di oltre 15 minuti che tiene lo spettatore con il fiato sospeso e culmina con il cruento assassinio della ragazza. I giornali dell’epoca riportarono che, per la suddetta scena, Argento si fosse ispirato ai delitti del serial killer dei treni, Donato Bilancia, che appena tre anni prima aveva terrorizzato Piemonte e Bassa Liguria assassinando barbaramente numerose prostitute.
In Non ho sonno, la figura del serial killer è protagonista. Il regista non è interessato solo a restituire en passant un ritratto realistico e verosimile dell’assassino, egli intende approfondirne la psicologia e le motivazioni. Argento ha detto in proposito: “Il serial killer è l’antiumano, è la metà oscura dell’uomo.” Ma ogni individuo ha in sé sia luce che ombra, e il regista, che parla di sé stesso come di una persona tormentata da incubi e ossessioni che a volte stenta a riconoscere, lo sa bene. Argento ha dichiarato che, in questo, lo aiuta il cinema:
“Penso di essere una persona privilegiata perché parlo con la mia metà oscura: quando racconti i pensieri di un assassino, salti dentro la sua anima e sei lui, con grande dolore e con grande fatica.”
Perchè la scelta del presunto assassino è ricaduta su un uomo affetto da nanismo? Argento ha risposto anche a questo interrogativo, dicendo: “Volevo rappresentare una difformità fisica, emarginante, un’atmosfera di ambiguità anche sessuale dei nani nel rapporto con i ragazzi. Il nano poi è sempre un capro espiatorio.” E’ la storia più vecchia del mondo: la paura del diverso e il disprezzo nei confronti di chi è portatore di una realtà lontana da quella consueta conduce inevitabilmente all’accusa.
Dario Argento non ha sonno
Non ho sonno sembra un inno a quella che per Argento è ormai diventata una compagna di vita, l’insonnia. Del titolo del suo film, Argento ha detto:
“Ho deciso di intitolare il film così perché, in un certo senso, è una storia che parla dell’infanzia, infatti il protagonista è stato testimone oculare di un omicidio quando era bambino. Ho voluto raccontare questo fatto come fosse una fiaba, una fiaba “nera”, una di quelle che si dicono ai bambini per convincerli a dormire quando loro, invece, dicono appunto: “non ho sonno!”.”
Il titolo richiama sia l’insonnia di Argento, sia quella del commissario Ulisse Moretti, che di notte cammina per casa cercando di rimettere al posto giusto i tasselli della sua memoria stanca. Non riesce a dormire anche un altro personaggio del film, forse il più importante: il fattore della filastrocca per bambini che scandisce gli omicidi dell’assassino, che passa tutta la notte a uccidere i suoi animali finché il sonno non sopraggiunge.
La collaborazione con Max von Sydow
Il cast del giallo include Stefano Dionisi, Chiara Caselli, Roberto Zibetti e Gabriele Lavia, ma il film, forse, non avrebbe brillato senza l’eccellente performance del grande Max von Sydow (Il settimo sigillo, L’esorcista, Cose preziose, Il trono di spade) nei panni del commissario Moretti. L’attore, elogiato da Argento per la sua professionalità, ha consigliato al regista di inserire in scena il pappagallo Marcello, il cui nome è stato scelto proprio da von Sydow in ricordo del suo caro amico scomparso Marcello Mastroianni. Secondo l’attore, sarebbe stato più divertente per lo spettatore vedere il commissario Moretti risolvere il caso ad alta voce, ma non parlando da solo, bensì rivolgendosi a quel bizzarro interlocutore, sempre sveglio come il suo padrone.
I richiami a Profondo Rosso
Sono tanti gli elementi che accomunano Non ho sonno al capolavoro di Argento, Profondo rosso (1975): una catena di omicidi irrisolti; un bambino come unico testimone oculare; una villa disabitata in precollina; una filastrocca per bambini degna di Agatha Christie che riprende il motivo infantile di Profondo rosso; la colonna sonora del film firmata dai Goblin; l’ambientazione torinese; il ricorso a pupazzi ed automi meccanici; il ritorno di Gabriele Lavia, il Carlo di Profondo rosso, nei panni dell’avvocato Betti; infine, il teatro in cui va in scena Il lago dei cigni è lo stesso teatro in cui Helga Ullman, la sensitiva di Profondo rosso, tiene il suo convegno di parapsicologia.
Non ho sonno apporta una novità al cinema argentiano. E’, infatti, l’unico film in cui è assente quella che è ormai considerata la firma del regista: per la prima volta, le mani guantate che uccidono e che lo spettatore vede sullo schermo non sono di Argento. Inoltre, è anche il primo film del regista in cui non è presente la figlia Asia. La parte di Gloria, inizialmente pensata per lei, andrà a Chiara Caselli.
Il Maestro del Brivido
Con l’uscita di Non ho sonno, Argento, regista visionario da sempre osteggiato dalla critica italiana, fa parlare di nuovo di sé. C’è chi elogia il suo nuovo film, apprezzandone gli elementi di novità e il ritorno a quel passato fortunato che lo incoronò maestro del brivido con Profondo Rosso, ma c’è anche chi, ancora una volta, riserva aspre critiche al regista. Eppure, se la critica italiana continua a massacrarlo, il resto del mondo non smette di apprezzarne i lavori. Giusto per citarne alcuni, registi del calibro di Brian De Palma, Quentin Tarantino, John Carpenter, George A. Romero e Lamberto Bava hanno lodato il cinema di Argento nel corso degli anni. In occasione della presentazione del suo libro di racconti Horror, edito da Mondadori, Argento ha dichiarato a proposito del successo che i suoi film riscuotono ancora ovunque nel mondo:
“Quello che ancora non mi spiego è questa popolarità trasversale. Mi dedicano decine di retrospettive dalla Francia alla Corea. In Giappone hanno persino aperto un ristorante che si chiama “Suspiria” e ha gli arredi ispirati al film. Però io un’idea me la sono fatta: ho raccontato le paure più profonde, che sono quelle di tutti. Cose che non hanno lingua né latitudine.”
A inizio 2020, il Museo Nazionale del Cinema di Torino ha annunciato la mostra Dario Argento – The Exhibition, un omaggio al cinema del regista in occasione del suo ottantesimo compleanno. La mostra, che avrebbe dovuto essere inaugurata lo scorso 7 settembre (giorno del compleanno di Argento) all’interno della Mole Antonelliana, è stata rimandata a causa dell’emergenza covid. Il direttore del Museo Domenico De Gaetano ha annunciato che la mostra, inizialmente rimandata a febbraio 2021, slitterà a giugno 2021.
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