Non violentate Jennifer è un film del 1978 dall’incisivo titolo originale “I spit on your grave“. Scritto e diretto da Meir Zarchi è stato oggetto di un bel remake, nel 2010, e di altri tre seguiti.
Crudo e scioccante è una pietra miliare del sottogenere horror rape revenge, ovvero quei film dove la vittima si vendica di chi le ha fatto del male.
La Trama
L’ aspirante scrittrice Jennifer Hills (Camille Keaton) decide di affittare una casa fuori città per scrivere il suo primo romanzo. Lascia quindi New York e si trasferisce in una villetta isolata all’interno di un bosco e in riva ad un fiume, immersa nella quiete che le è necessaria per scrivere. Dopo non molto la donna viene però assalita da quattro ragazzi del luogo che la stuprano e seviziano ripetutamente. Jennifer viene abbandonata e creduta morta ma, dopo essersi ripresa, pianifica una crudele vendetta che colpirà inesorabilmente tutti i suoi aguzzini.
Qualche anno prima, nel 1972, Wes Craven aveva sfornato il film che codifica la struttura del rape & revenge (stupro e vendetta) sconvolgendo gli spettatori con L’ultima casa a sinistra. Ed ecco che l’esordiente Meir Zarchi aggiunge un altro mattone bello tosto al genere. Non violentate Jennifer (nell’originale Day of the woman, poi cambiato in I spit on your grave, “sputo sulla tua tomba”) è feroce quanto il capostipite, disturbante e violento e proprio per questo motivo pluricensurato.
Struttura di un cult
I due film hanno in comune il fatto di aver dettato le regole per i successivi ed è seguendo queste regole che viene narrata la storia. Dopo la presentazione dei personaggi assistiamo alla fase “rape” dove la protagonista viene ripetutamente seviziata, torturata e stuprata. A seguire si passa alla fase “revenge” la vendetta. E sulla fase di vendetta, questo film, ha qualcosa da insegnare. Anche il gruppo di assalitori ha in comune i ruoli assegnati da Craven alla banda de L’ ultima casa a sinistra. Abbiamo il Leader, i gregari che lo seguono senza troppi scrupoli, ed un minorato che è sia carnefice della vittima che deriso dai suoi stessi compagni. Eppure nonostante questi ruoli assegnati e definiti, i personaggi non sono stereotipati e banali ma sono anzi ben caratterizzati.
Estremo realismo
Non violentate Jennifer ha una messa in scena nuda e cruda di ciò che accade. Improntato al maggior realismo possibile, questa scelta quasi “documentaristica” della narrazione è supportata dalla mancanza di colonna sonora. Le grida di Jennifer prima e dei ragazzi dopo, assieme al suono della natura ed ai rumori della scena contribuiscono a rendere agghiacciante la visione della pellicola quasi si assitesse a qualcosa di reale. Gli unici due motivi musicali sono l’aria lirica che ascolta la protagonista mentre una vittima muore dissanguata e un motivetto suonato dall’armonica di uno dei ragazzi. Pur non mostrando tanto sangue quando potrebbe, la violenza alla quale si assiste toglie davvero il fiato. Nelle scene di stupro e sevizie i dialoghi sono ridotti al minimo, le scene dilatate e vien da domandarsi quale impatto possa aver avuto su un pubblico di 40 anni fa. Zarchi non nasconde nè cerca giustificazioni sociologiche. Mostra senza mezzi termini i fatti concentrandosi sulle azioni dei protagonisti.
Questo realismo cosi morbosamente raccontato cala un po nella seconda parte e le vendette si succedono piuttosto velocemente, forse in modo un po sbrigativo rispetto alla parte iniziale. E’ interessante notare quanto questa scelta narrativa sia invece invertita nel (comunque bellissimo) remake del 2010.
Il film di Zarchi è tecnicamente ben fatto e la scelta dell’attrice principale decisamente azzeccata. Camille Keaton al suo apice di bellezza e bravura è ineccepibile per tutta la durata del film e credibile sia nelle vesti di vittima che in quelle dell’amazzone vendicatrice.
Realizzato con un basso budget la fotografia è molto bella ed è piuttosto calda nei colori, quasi a voler contrastare la crudeltà mostrata. Il make up è comunque ben realizzato e le location davvero molto belle.
Curiosità:
– Il regista ha dichiarato di esser rimasto sconvolto dopo aver sentito il racconto di una ragazza vittima di violenza, ed è su questo che ha basato la sua sceneggiatura;
-Tutti e quattro gli attori maschi hanno richiesto di comparire nudi nel film per sostegno e togliere imbarazzo all’attrice protagonista;
-Uno dei membri della crew ha abbandonato le riprese a causa della violenza mostrata. Anche la makeup artist ha abbandonato il set, essendo stata vittima di violenza di gruppo e trovando troppo realistica la messa in scena.