“La scuola maledetta” (The Haunted School) è il cinquantanovesimo libro della collana originale di “Piccoli Brividi”, pubblicato negli Stati Uniti nel Settembre 1997. L’illustrazione di copertina è probabilmente una fra le più inquietanti fra quelle realizzate da Tim Jacobus per la collana. Jacobus si dimostra anche in questo caso un maestro nell’uso dei contrasti cromatici, utilizzandoli nell’attirare immediatamente l’attenzione del lettore sui sinistri occhi provenienti dall’oscurità di un armadietto semiaperto. Su un adesivo appare inoltre un teschio umano che ricorda molto lo scheletro Curly, la mascotte della collana di libri.
TRAMA
Il dodicenne Tommy Frazer si appresta ad iniziare l’anno scolastico presso la scuola media di Bell Valley, dove si è da poco trasferito col padre. Il giovane fa da subito amicizia con due suoi coetanei, l’esuberante Ben e la vanitosa Thalia. Durante i preparativi della festa di inizio anno, Tommy e Ben si ritrovano per sbaglio nell‘ala abbandonata dell’edificio scolastico, che venne chiusa nel 1947 in seguito alla sparizione di alcuni studenti. Lì i due trovano un vecchio ascensore e decidono di utilizzarlo nella speranza di riuscire a raggiungere nuovamente i loro compagni. E’ a questo punto che le cose prendono una piega del tutto inaspettata: Tommy e Ben si ritroveranno catapultati in un mondo in bianco e nero, detto “Grigionia”, popolato unicamente dagli alunni scomparsi nel 1947. Riusciranno a tornare nella loro realtà prima che sia troppo tardi?
RECENSIONE
“La scuola maledetta” è probabilmente una delle storie migliori della collana creata da Stine. Un bambino,immergendosi per la prima volta nella vicenda, rimarrà sicuramente colpito dai toni estremamente cupi e da alcune sequenze inquietanti presenti soprattutto nelle battute finali. Non a caso questo libro, sebbene non abbia raggiunto la fama di altri, è ricordato da molti come uno dei più spaventosi di “Piccoli Brividi”. Il grande pregio de “La scuola maledetta” risiede però nella capacità di interfacciarsi anche ad un pubblico più maturo. Per spiegare meglio questa componente è necessario parlare dei personaggi degli alunni scomparsi, che si dividono in due gruppi. Il primo gruppo, del tutto privo di razionalità, si muove al di fuori della scuola di Grigionia. Il secondo gruppo abita la scuola di Grigionia ed è composto da ragazzi del tutto normali, il cui unico desiderio è quello di tornare nel loro mondo. Non è azzardato ipotizzare che tale divisione nasconda un valore metaforico sull’importanza dell’istruzione scolastica., tenendo conto del fatto che Stine abbia spesso cercato di inserire nelle sue opere una morale di fondo. Gli alunni che popolano la scuola di Grigionia sono fondamentalmente dei personaggi malinconici, strappati al loro mondo contro il loro volere (il modo in cui ciò è avvenuto è chiarito nel corso della storia). Nelle sequenze finali li ritroviamo ad interrogarsi sulle difficoltà che incontrerebbero a reintergrarsi in un mondo in cui sono stati assenti per decenni e in cui si distinguerebbero costantemente a causa del colorito grigio della loro pelle. Questi aspetti, assieme ad un ritmo tutt’altro che affrettato e una certa cura nei dialoghi, rendono “La scuola maledetta” una delle opere più mature fra quelle scritte da Stine. Uno dei marchi di fabbrica di “Piccoli Brividi” sono poi gli stravaganti colpi di scena finali. In questo caso troviamo un colpo di scena del tutto azzeccato, che spiazza e conclude la vicenda in maniera alquanto negativa.
Una piccola curiosità per concludere: lo scrittore ha rivelato di avere avuto l’ispirazione per “La scuola maledetta” durante una sessione di firme a San Francisco. Qui fu raggiunto un bambino che gli consigliò di scrivere un libro riguardo alla sua scuola, che si diceva essere infestata.
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