The 12 Screams of Christmas” è il secondo libro della sotto-collana “Most Wanted: Special Edition” di Piccoli Brividi (Goosebumps), pubblicato negli Stati Uniti nel Settembre 2014 e ancora inedito in Italia. Il titolo è una lugubre parodia della popolare canzone “The 12 Nights of Christmas”.

La copertina è a opera di Brandon Dorman. L’artista ha uno stile più cartoonesco di Tim Jacobus, storico copertinista della collana, come possiamo chiaramente notare prendendo in considerazione lo spettro in primo piano. Il fantasma è vestito in maniera piuttosto buffa, con tanto di lucine e cappello da Babbo Natale, e ha un’espressione più scherzosa che minacciosa. Dorman, in questo caso, ha voluto riprendere una delle caratteristiche principali delle copertine del suo predecessore: l’utilizzo di una gamma cromatica ristretta. A fare da padrone nell’illustrazione son infatti il verde e il blu, colori freddi, controbilanciati da qualche sprazzo di rosso. La villa sullo sfondo ricorda molto quella che Jacobus disegnò nella copertina de “La Casa della Morte”. Come vedremo in seguito, questa non è l’unica analogia fra i due romanzi.

TRAMA

Kate Welles, una ragazzina di 11 anni, ha il potere di vedere i fantasmi. A causa di ciò, l’amica Courtney le ha voltato le spalle e i compagni di classe hanno iniziato a chiamarla “Ghost Girl”.

In vista del Natale, la scuola della giovane sta preparando uno spettacolo chiamato “The 12 Screams of Christmas”. Il signor Piccolo, l’insegnante di musica, decide quindi di spostare le prove per la recita nella vecchia magione Marcus, la villa abbandonata che ha ispirato “The 12 Screams of Christmas”.

Nella casa, nel 1883, si era da poco trasferita la famiglia Marcus con l’intenzione di trascorrervi il Natale. Quasi immediatamente, tuttavia, l’idillio fu spezzato da una tragedia: mentre giocava coi fratelli, Flora, la figlia minore, cadde in un pozzo. La bambina chiese aiuto per dodici volte (da qui il titolo dello spettacolo) prima di affondare nelle acque gelate per non riemergere più. Da allora si racconta che la famiglia Marcus infesti la casa alla ricerca della figlia perduta.

Purtroppo per Kate, la leggenda è molto più reale di quanto si pensi…

Copertina dell’edizione coreana.

RECENSIONE

Sono diversi gli elementi che permettono a “The 12 Screams of Christmas” di distinguersi dagli altri libri di Piccoli Brividi. Innanzitutto, esso è l’unico romanzo della collana a trattare il tema del Natale. Stine ha affermato in diverse interviste di essere sempre stato restio a utilizzare la ricorrenza nelle sue storie horror, dal momento che non voleva rovinare l’atmosfera di tranquillità e spensieratezza che vi aleggia attorno. L’unico esempio precedente di Piccoli Brividi di Natale è dato da “Il vampiro di ghiaccio e altri racconti”, una raccolta di storie brevi.

In secondo luogo, siamo di fronte a uno dei romanzi più lunghi della collana. Con le sue 174 pagine, “The 12 Screams of Christmas” si prende tutto il tempo necessario affinché la trama possa svilupparsi nella maniera più completa. Non a caso, Stine ha deciso di inserire anche un prologo di qualche capitolo, che segue le tragiche vicende della famiglia Marcus. Il prologo si chiude sulle urla di Flora che sta per affogare. Già da qui appare chiaro come l’autore abbia deciso di giocare coi limiti della narrazione per bambini e ragazzi, ricercando una storia che richiama i primissimi, cupi, libri della collana.

Sono parecchi i passaggi ricchi del gusto per il grottesco che avevamo già trovato ne “La Casa della Morte”, il primissimo romanzo di Piccoli Brividi, specialmente le descrizioni dei fantasmi visti da Kate. C’è una scena in particolare che potrebbe essere senza problemi considerata una delle più estreme in assoluto della collana.

Attenzione, seguono SPOILER sulla storia:

Nella scena, Kate si trova immobilizzata dai fantasmi della famiglia Marcus, che tentano di obbligare la ragazza a prendere il posto di Flora nel celebrare il Natale con loro. Per la giovane viene quindi il momento di sedersi sulle ginocchia di Babbo Natale ed esprimere un desiderio. Gli spiriti spingono fuori da un armadio un cadavere vestito da Babbo Natale e costringono Kate ad avvicinarvisi, con il puzzo della putrefazione a inondare la stanza.

Non è dato sapere a chi appartenga quel corpo o come sia finito lì, fatto sta che la scena è indubbiamente d’impatto e fa pensare a una versione edulcorata di quella del nonno in “Non aprite quella porta.

Inoltre, proprio perché fantasmi dei Marcus vogliono che Kate prenda il posto di Flora, cercheranno di ucciderla per renderla a tutti gli effetti una di loro. In un passaggio vedremo addirittura la protagonista venire scaraventata fuori da una delle finestre della casa e salvarsi per pura fortuna.

Curiosamente, nei primi anni 2000 Stine avrebbe dovuto scrivere un sequel de “La Casa della Morte” ambientato proprio a Natale. Che alcune delle idee per quella storia siano confluite in “The 12 Screams of Christmas”?

Queste componenti rendono indubbiamente questo romanzo degno di essere letto, ma non controbilanciano del tutto i difetti che si porta dietro. Innanzitutto la caratterizzazione di Kate è piuttosto altalenante. Se all’inizio Stine fa un ottimo lavoro nel delinearla come un personaggio forte che, con la sua dote soprannaturale e i suoi toni sarcastici, può distinguersi dai tipici protagonisti monodimensionali della collana, nel resto del romanzo sembra rinunciare a questa caratterizzazione per rendere la giovane fin troppo succube degli eventi che le accadono. Anche gli altri personaggi non hanno nessuna caratteristica a renderli memorabili. E’ comunque interessante la dinamica che vede coinvolta Courtney, che da amica di Kate è passata a esserne rivale a scuola e detrattrice.

La maniera con cui la storia giunge alla sua conclusione è poi molto strampalata e bizzarra, molto più in linea coi Piccoli Brividi più leggeri ( ad esempio “Monster Blood is back!”) rispetto alle storie cupe con cui, fino a quel momento, sembrava essere in maggiore sintonia.

Lo stile di scrittura è ricco per lessico ma abbastanza lineare quanto alla struttura dei periodi, motivo per cui “The 12 Screams of Christmas” può essere letto senza particolari problemi da chiunque abbia una conoscenza basilare della lingua inglese.

Per concludere, possiamo dire che questo romanzo abbia in sé diverse caratteristiche degne di nota, che avrebbero senza dubbio giovato da un migliore lavoro sui personaggi e sul finale.

Classificazione: 3 su 5.

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