Possessor è l’opera seconda di Brandon Cronenberg, figlio del maestro David Cronenberg. In questo film immagina un futuro non troppo lontano, dove il controllo mentale può avere effetti collaterali spaventosi.
Trama: Tasya Vos (Riseborough) lavora per un’organizzazione segreta che utilizza una tecnologia di impianti cerebrali che permettono di controllare la persona ospite, con lo scopo di commettere omicidi a beneficio dell’azienda. Quando in un incarico qualcosa va storto, Tasya si ritrova intrappolata nel corpo di un uomo la cui identità minaccia di cancellare per sempre la propria.
Tale padre tale figlio?
Brandon Cronenberg esordisce nel 2012 con il suo primo lungometraggio Antiviral, anche questo horror fantascientifico. Il talento di questo giovane regista non era passato inosservato, e con il secondo film fa un passo avanti soprattutto a livello tecnico, sempre restando sullo stesso genere di film.
Possessor ha avuto una buona accoglienza all’anteprima del 25 gennaio 2020 al Sundance film festival, purtroppo poi non ha avuto molta fortuna con la distribuzione, in Italia lo si può trovare solo per l’acquisto digitale su Apple, Google Play e Youtube. Per quanto riguarda la copia fisica si trova facilmente ma non la versione italiana.
Davvero notevoli le prove del cast
Ottima l’interpretazione di Andrea Riseborough e Christopher Abbott, convincenti anche Sean Bean e Jennifer Jason Leigh. Lo sguardo di Tasya (Andrea Riseborough) diventa quello di un predatore, una donna cinica e ormai completamente immersa nel suo lavoro. La vediamo sprigionare tutta la sua frustrazione quando non riesce a controllare Colin (Abbott), che si ribella per non lasciarle il controllo della sua mente. Jennifer Jason Leigh (che aveva già lavorato con Cronenberg padre) invece cerca di tenere tutto sotto controllo, preoccupandosi per la salute mentale di Tasya.
Una fantascienza sicuramente più attuale
Elegante e minimalista nel suo stile, riesce ad alternare un’atmosfera da incubo con esplosioni di violenza per destabilizzare lo spettatore. Un meccanismo che funziona e risulta a tratti ipnotico, grazie anche al montaggio e agli effetti sonori. I momenti più efficaci infatti sono proprio quelli in cui ci si divincola dalla narrazione lineare, diventando quasi psichedelico come le allucinazioni dei personaggi. Una delle scene più d’impatto è quella con Colin quando si ritrova ad usare il volto di Tasya come fosse una maschera di Halloween, immagine usata nel poster e che vedete anche nella cover di questa recensione.
Una visione che riesce sicuramente a destabilizzare facendo sentire lo spettatore un po’ come i personaggi, che non riescono a ribellarsi., interrogandoci sulle scelte che facciamo, e quanto veniamo influenzati da quello (o quelli) che ci circonda. Per le tematiche trattate può ricordare qualche episodio di Black Mirror, serie che ha un target sicuramente più ampio di questo film. Di contro c’è da dire che Possessor non spicca per la sua originalità, e ci sono influenze evidenti anche dal cinema del padre, David Cronenberg. Nonostante questo, è indubbiamente un film sopra la media nel suo genere, ma sarei curioso di vedere Brandon Cronenberg alle prese con qualcosa di diverso distaccandosi dagli insegnamenti del padre.
Una visione pessimistica della tecnologia
Tecnologia che sfrutta persone innocenti ed ignare di chi le sta manovrando, non c’è il tempo per compatire, infatti dopo aver commesso gli omicidi vengono uccisi anche gli ospiti. Un pessimismo che si espande scena dopo scena, non c’è spazio per momenti di leggerezza o ironia, l’esperienza del possessore è rappresentata come una malattia, paragonabile ad un parassita che abita un altro organismo.
Uno scenario da incubo che non è neanche troppo lontano dal presente, la privacy ed il controllo della massa diventano un qualcosa di superato, ci ritroviamo ad essere utilizzati come dei robot in un gioco malsano che confonde volutamente i ruoli, e tutto questo per non risalire al vero colpevole di un omicidio o di un atto terroristico.
Un regista validissimo per quanto riguarda la tecnica
Inquadrature sempre simmetriche anche quando i corpi sembrano sciogliersi come cera. Notevole anche la fotografia ed i suoi colori vividi, si passa da un blu innaturale al rosso della stessa tonalità del sangue, elemento presente in abbondanza nei due film di questo regista. Il montaggio ipnotico e le bellissime musiche di Jim Williams non sono da meno, a completare una realizzazione che colpisce e fa ben sperare per i prossimi lavori.
Possessor in un certo senso potrebbe essere anche una rivisitazione moderna del brainwashing utilizzato in The Manchurian Candidate, celebre libro poi adattato per il cinema nel 1962 e nel 2004. Brandon Cronenberg decide di puntare sulla tecnologia ampliando il concetto di hacker, con gli esseri umani usati come fossero dispositivi elettronici.
Cercando un parallelismo con i film del padre viene subito in mente eXistenZ (1999) in cui recitava Jennifer Jason Leigh. Nel film di David Cronenberg la manipolazione mentale avveniva tramite un gioco di realtà virtuale. E lo aspettiamo con il suo nuovo film Crimes of the future
Leggi anche ——> David Cronenberg – Non solo body horror