Judith Pombo, facoltosa imprenditrice e presidente del più esclusivo tennis club di Santander, viene ritrovata morta nella cabina della goletta di proprietà del circolo, quando a bordo sta per svolgersi una cena di gala. È stata pugnalata al cuore, ma la cabina era chiusa dall’interno, non c’era nessuno oltre al cadavere e dell’arma del delitto non v’è traccia… Così alla tenente della Guardia Civil Valentina Redondo tocca affrontare il caso più complicato della sua carriera proprio mentre cerca di ricuperare un equilibrio e un senso nella vita privata, segnata da un recente dramma. Lei e la sua variegata squadra si immergeranno nei più torbidi segreti dell’alta società, imparando a conoscere la vittima, donna potente e prepotente, e gli invitati presenti a bordo nella sera fatale: ognuno di loro potrebbe credere, a torto o a ragione, di avere qualcosa da guadagnare dalla morte di Judith. María Oruña rende esplicitamente omaggio ai classici gialli della «camera chiusa» in un romanzo moderno e originale. Con grande maestria, costruisce personaggi credibili e capaci di evolversi − fra cui spiccano le due figure della protagonista e della vittima, diversissime ma entrambe forti, indipendenti, ossessionate dal controllo − e un intreccio appassionante che, senza lasciare un attimo di tregua, pone sfide continue alle capacità deduttive del lettore.
UNA TENENTE E UNA LOCATION UNICI
Oltre alla struttura della detection molto classica e ben congegnata, nel corso delle indagini emerge il profilo di un’investigatrice, il tenente Valentina Redondo (il nome è un omaggio alla scrittrice Dolores Redondo, che ha ispirato la vocazione di Oruña come scrittrice), dalla personalità forte, ma segnata da un trauma che ne rivela, un po’ alla volta, un nodo interiore decisivo, donandole una profondità che si rivela parallelamente al dipanarsi delle indagini poliziesche. Così l’ambiente, sociale e geografico, di una provincia di mare ricca e di una élite piena di scheletri nell’armadio, svela uno spaccato inedito di una zona affascinante e non a tutti nota del nord della Spagna.
L’AUTRICE
María Oruña (Vigo, 1976), laureata in Legge, ha esercitato per dieci anni come avvocato. Nel 2013 pubblica il suo primo romanzo, La mano del arquero, e nel 2015, con il successo internazionale di Puerto escondido, decide di dedicarsi interamente alla letteratura. Quel che la marea nasconde è il quarto libro della serie dedicata alle indagini di Valentina Redondo, e il primo tradotto in italiano.
UN FENOMENO EDITOTRIALE IN SPAGNA, ATTESISSIMO IN ITALIA
Ma chi è María Oruña? Si tratta, oltre che di una persona solare, comunicativa e vulcanica, di un fenomeno editoriale davvero straordinario in Spagna, dove da pochissimo è uscito il nuovo titolo (El camino del fuego), quarto di una serie inaugurata nel 2015, che le ha fatto vendere centinaia di migliaia di copie, trasformando la vita di un’autrice, che prima era un avvocato e si è ritrovata a scrivere a tempo pieno. Abbiamo dunque ottime aspettative, avendo il libro prenotato molto molto bene anche da noi, galvanizzati dal successo iberico e dall’entusiasmo dimostrato dai librai nostrani. Siamo convinti che Quel che la marea nasconde si possa candidare a diventare il “giallo dell’estate”, e Maríaun’autrice molto letta e amata anche in Italia.
UN MISTERO DELLA PORTA CHIUSA
In Quel che la marea nasconde, il suo titolo di maggior successo della serie cosiddetta di Puerto Escondido (qui trovate foto dei luoghi, la stampa spagnola sul fenomeno: Puerto Escondido – María oruña (mariaoruna.com)) e il primo che è stato pubblicato da Ponte alle Grazie in Italia (ogni capitolo è perfettamente autonomo) rielabora, omaggia e attualizza il genere dell’enigma della porta chiusa (concepito e fatto esplodere da autori come Agatha Christie e Gaston Leroux), ambientando nell’alta società della città costiera di Santander un omicidio che avviene nella cabina di una goletta restaurata, durante un party esclusivo: una donna potente e molto odiata, presidente di un club di tennis, viene trovata morta all’interno di una cabina chiusa a chiave, senza apparente spiegazione, nessuna traccia dell’assassino né arma del delitto.
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