Replicas non è un film completamente da buttare.
L’idea alla base di Replicas è interessante e porta lo spettatore a chiedersi se, moralmente, è giusto clonare o no un essere umano, soprattutto senza il suo permesso.
Peccato che a fronte di questo buono spunto ed a un budget di 30 milioni di dollari, non si sia riusciti a fare meglio di così.
Replicas è un film fantascientifico del 2018 diretto da Jeffrey Nachmanoff e scritto da Chad St. John, tratto da un racconto di Stephen Hamel. Il cast è assolutamente all’altezza del budget: oltre a Keanu Reeves nei panni del protagonista, troviamo anche altri volti noti come Thomas Middleditch e Alice Eve.
Dopo aver perso tutta la famiglia in un terribile incidente stradale, il neuroscienziato William Foster (Keanu Reeves) impiega i mezzi a disposizione per installare la coscienza dei suoi cari dentro alcuni de cloni all’avanguardia. Le fedeli riproduzioni, non solo della moglie Mona (Alice Eve) e dei figli, ma della vita familiare precedente alla tragedia, insospettiscono quelli che lo circondano e attira addosso le attenzioni dei vertici dell’azienda per cui lavora il protagonista. Per riavere indietro la sua famiglia, Foster è pronto a sfidare il laboratorio controllato dal governo, una task force della polizia e le leggi stesse della scienza.
Un grande, grandissimo problema del film è che la storia, per la maggior parte del tempo, è esageratamente grossolana, soprattutto nei primi minuti: se hai già sfiorato la morte guidando sotto la pioggia fitta ed incessante, semplicemente ti fermi un attimo, aspettando che il temporale ti dia tregua, o quantomeno rallenti; il nostro Keanu, con tutta la famiglia a bordo, non solo dopo il quasi frontale continua a guidare come se nulla fosse, ma inizia anche a distogliere l’attenzione dalla strada.
Di conseguenza, se tutta la tua famiglia muore nel conseguente incidente d’auto, davvero la prima cosa che ti viene in mente è provare ad effettuare su di loro un esperimento che fin’ora, dopo anni di lavoro, non ti è mai riuscito? Ovvio che, ai fini della trama, sia il trasferimento che la clonazione, mai funzionate fino a quel momento, riescano al primo colpo; tutto ciò però dá un senso di forzatura e intacca la plausibilità della pellicola.
Altro tasto dolente, la CGI: se pensiamo che Io, Robot, film del 2004, ha una migliore realizzazione grafica di Replicas, capiamo che il budget è stato gestito assolutamente male. La replica robotica, presente sullo schermo si e no per 10 minuti al massimo, risulta fuori contesto, plasticosa e poco definita: il design sembra proprio si ispiri al film con Will Smith ma la mancanza di dettagli e soprattutto una brutta gestione delle luci, possono far solo sorride amaramente lo spettatore.
Ok, facciamo finta che i 30 milioni, piuttosto che in altre cose, siano stati investiti sugli attori. Notizia buona: il doppiaggio italiano è sicuramente di ottimo livello. Notizia cattiva: a parte Keanu Reeves, che offre comunque una prova al di sotto delle sue possibilità, solo Thomas Middleditch risulta veramente convincente nella sua parte. Gli altri attori o non hanno la possibilità di esprimersi al meglio (vedi i figli) poichè le loro parti sono brevi e risicate, oppure proprio non convincono lo spettatore per mancanza di espressività (Alice Eve ne è il perfetto esempio).
Forse ci sarebbe voluta una cura maggiore per il background della famiglia, che già a pochi minuti dall’inizio si ritrova morta nell’incidente e quindi non permette allo spettatore di provare ad immedesimarsi o quantomeno conoscere le varie personalità. A poco serve il sottolineare brevemente la vita social della figlia o la corsetta mattutina di Mona, se di loro sappiamo solo ed esclusivamente questo.
Una cosa che ben impressiona è il colpo di scena a circa ¾ del film, che detta finalmente il cambio di ritmo della pellicola e ci consente di vedere un Keanu più a suo agio in scene d’azione. Tutto viene prontamente smontato da scelte insensate (la ricerca delle chiavi), un finale frettoloso ed un epilogo che spiega poco e improvvisa molto.
Guardando a Replicas nel suo complesso, come detto all’inizio della recensione, la sensazione è che non si sia veramente voluto andare in fondo alle implicazioni morali del film, che avrebbero potuto benissimo sostituire alcune parti pressochè inutili e ripetitive, in cui vediamo il solo William alla ricerca di una soluzione al suo problema. Inoltre, per un film di fantascienza l’aspetto visivo è fondamentale, soprattutto se si parla di robot: nonostante la fotografia sia buona, quell’androide stona veramente troppo, essendo pure quasi l’unica parte del film realizzata in CGI.