Finalmente!
Dopo aver provato la Demo, non poteva mancare la primissima run con il gioco completo di Resident Evil 3 (Remake). Eppure, nonostante si tratti di un titolo di indubbio spessore, un po’ di amaro in bocca c’è. Bellissime le sequenze animate, ottimo il gamplay, ottima la giocabilità, ottimo il sonoro; però avrei sinceramente preferito che questo capitolo (che tra l’altro era un dei più attesi in assoluto) avesse un po più di mordente dal punto di vista della trama e della caratterizzazione dei personaggi.
Non c’è un motivo apparente con il quale posso effettivamente spiegare a 360° la delusione percepita, però mi sento di riportare che Capcom e M2 hanno come (tanto per dire) fatto un mezzo passo indietro rispetto al predecessore.
Ma veniamo al punto e cerchiamo di evidenziare i punti di forza del titolo innanzitutto:
la sequenza iniziale è semplicemente superba, e ci fa vedere in modo proprio inequivocabile le ottimizzazioni in termini di ombre e luci portate avanti dal RE Engine – motore grafico sia di RE7 che di RE2 – e l’azione frenetica che si va ad innescare sin da subito va ad aggiungere una ciliegina sulla torta che porta a collocare queste scene iniziali tra le più belle viste nei giochi di azione su console.
L’avventura procede bene, scorre tra uno zombi e l’altro, mentre lo scenario (davvero impressionante in termini di dettaglio grafico e composizione) di una Raccoon City ormai preda dell’epidemia fa da sfondo a quello che proprio possiamo considerare uno di quei giochi che ci si immaginava fosse.
Jill Valentine – la protagonista – è uno dei membri della squadra speciale STARS del dipartimento di polizia di Raccoon City, sopravvissuta all’incidente avvenuto due mesi prima nei monti Arklay, luogo dove era sita la tenebrosa villa dove si sono tenuti gli avvenimenti del primo capitolo della serie.
– per chi volesse ne ho parlato qui in un precedente articolo –
Si tratta di una ragazza piuttosto introversa nella vita di tutti i giorni, che parla (e agisce) solo quando serve. Una poliziotta addestrata a dovere che sa bene come difendersi. A gioco iniziato, si susseguiranno una serie di eventi che ci faranno subito intendere che le cose non andranno benissimo in termini di trama..
Di certo Resident Evil 3 (Remake) non è un’avventura in solitaria dall’inizio alla fine: durante la nostra avventura ci imbatteremo in Brad Vickers (collega della protagonista nella STARS) Carlos, Mihail, Nicolai e tutti i mercenari sopravvisuti a tenerci compagnia, dell’UBCS, ossia l’unità militare dell’Umbrella, la stessa terribile casa farmaceutica creatice del virus che ha messo in ginocchio la città. Ma soprattutto ci imbatteremo in lui, Nemesis, un’arma biologica concepita dalla stessa Umbrella Corporation per sterminare proprio quei membri della STARS che negli eventi del primo capitolo avevano scoperto tutto sui loro terribili esperimenti.
Nel mentre in cui Leon e Claire, protagonisti indiscussi del secondo capitolo della serie, si aggirano per la centrale di Polizia, dove esattamente un giorno prima erano entrati anche Jill e Carlos, il Nemesis non esiterà (soprattutto nelle fasi iniziali del gioco) a concedervi nemmeno un solo sospiro di sollievo, costringendovi in una continua fuga, verso dove non si sa. Ed è proprio questo uno dei punti negativi del titolo targato Capcom e M2. È vero che i personaggi devono riuscire a fuggire dalla città, ma se ci ricordiamo del titolo originale del 2000, Nemisis era uno di quei mostri che non ci perdeva d’occhio un secondo, facendo percepire al giocatore allo stesso modo – benché in quel caso l’arma biologica fosse tutt’altro che imbattibile – quel senso di claustrofobia e di persecuzione che ci rimaneva sempre e costantemente addosso, non sapendo mai come si doveva uscire equipaggiati da ciascuna save room.
Eppure in questo caso, benché si tratti di un’arma biologica decisamente più spaventosa e forte della precedente, non fa così paura, anche per il fatto che se giocato a difficoltà normale, il mostro potrà essere mandato in pensionamento anche solo con una semplice granata. Per questo consiglierei ai giocatori più esperti di iniziarlo sin da subito a difficoltà estrema, anche per rendere l’esperienza di gioco più godibile a questi ultimi.
Questa del livello di difficoltà è esattamente un’altra cosa negativa a cui non so dare una spiegazione precisa sinceramente. Così come lo sono anche altre scelte riguardo la trama: strano ma proprio strano è sicuramente il motivo che ha portato gli sviluppatori ad eliminare alcuni scenari (scelta che trovo davvero priva di senso) come quello della Torre dell’orologio e del parco di Raccoon. Ovviamente poi tutto ciò in termini di longevità va a svantaggio del titolo, anche perché tagliare pezzi importanti come quelli, a vantaggio di alcuni passaggi molto rapidi e immediati che ci portano con estrema disinvoltura al finale del gioco, lascia un po’ di amaro in bocca.
Diciamo che i giocatori più esperti e senza paura. che hanno saputo completare il capitolo precedente anche a livelli di difficoltà elevati, potranno tranquillamente arrivare ai titoli di coda in 6/7 ore nella prima run.
Questo comunque per dire, che, sicuramente si sarebbe potuto fare di più. Sembra quasi che Capcom si sia voluta sbrigare nel far uscire il gioco, eliminando per l’appunto delle sezioni, che un po tutti, ma in questo caso ribadirei proprio tutti, davamo per scontato che ci fossero.
Per farsi perdonare comunque, la casa giapponese ci ha regalato un divertente contenuto extra (ancora in fase di perfezionamento nella sua versione PS4) che è Project Resistance, un’espansione multiplayer dove saremo chiamati ad impersonare dei sopravvissuti intrappolati in un grottesco labirinto dove un folle sadico ci sottoporrà a delle estenuanti lotte per la sopravvivenza. E qui ne guadagna sicuramente il multiplayer online, ma…… Nulla più.
Insomma, possiamo ufficialmente dire che Resident Evil è tornato! E tra grandi effetti cinematografici, azione allo stato puro e personaggi non particolarmente approfonditi (altro aspetto che si potrebbe rimproverare a mamma Capcom) ci regala ore di puro divertimento che tra l’altro scorrono via bene, però fin troppo velocemente, e nonostante l’elevata rigiocabilità del titolo (necessario fare ciò per platinarlo a dovere) non rimane che un gioco più che buono.
Il gioco è molto bello, per carità, ma si doveva osare di più, soprattutto in termini di trama e longevità, esattamente com’è stato con il suo predecessore, dove mamma Capcom ha spremuto per bene le meningi.
- Voto finale: 8
- Meccaniche: 7
- Longevità: 6
- Grafica: 9.5
- Sonoro: 9