Revenge è un film del 2017, diretto dalla regista francese Coralie Fargeat, al suo primo lungometraggio, dopo “Le Télégramme” del 2003.

Jen e Richard arrivano nella villa di lui nel deserto, per trascorrere quello che sembra essere un tranquillo week-end tra amanti, che però non lo sarà dal seguente arrivo di Stan e Dimitri, soci di Richard, per una battuta di caccia.

Dopo infatti una serata bollente, fatta di balli ed eccessi, Stan, la mattina seguente, attratto fin da subito dalla ragazza e sfruttando l’assenza di Richard, abusa di Jen mentre Dimitri con indifferenza lascia fare. Le cose per Jen peggiorano ulteriormente quando Richard al suo ritorno non mostra nessuna comprensione né vicinanza per l’accaduto ma anzi la spinge giù da un burrone dopo una sua disperata fuga.

Qui trafitta da un ramo, Jen rinasce, perduta ogni speranza diventa una guerriera pronta a distruggere chi le ha fatto del male.

Con una fotografia esagerata, una morbosa e affascinante attenzione ai dettagli e scene che superano l’eccesso tipiche del suo genere, il rape e revenge, la pellicola punta, a dare forza con un gioco di scambio di ruoli e di potere a quell’emancipazione femminile ancora poco concessa in tante situazioni quotidiane.

Jen infatti esibisce il fisico senza timidezza, mostra la sua femminilità, le piace essere notata. Perché mostrarsi, giocare con il proprio corpo non giustifica nessun comportamento altrui. Si fida dell’uomo che ha accanto che ama ma ne rimane però delusa. Lui che insieme alle altre due figure maschili del film predomina o supera limiti che non andrebbero mai otrepassati senza rimorsi né sentimenti.

Un apocalittico scenario del mondo contemporaneo, con l’uomo ormai super-io schiavo di se stesso e la donna Es che scatena tutta la sua forza per distruggere l’uomo dominato dai suoi vizi e dai suoi giocattoli, attraverso una trasformazione data da un tradimento e visibile fisicamente anche da un marchio, una fenice, il simbolo della rinascita.

Lo scontro finale così viscerale e violento in un mare di sangue è sensazionale, quasi allo stadio primitivo dell’esistenza, quando la lotta per la sopravvivenza era tutto.

Sontuose le musiche che accompagnano le scene più crude, eccellente la prova della bellissima Matilda Lutz, nota attrice e modella italiana, diventata popolare grazie alla serie televisiva “Fuoriclasse” e resa celebre poi dalle interpretazioni in “Mi chiamo Maya” opera prima di Tommaso Agnese, in cui è la protagonista femminile, “L’Universale”, opera prima di Federico Micali, e “L’estate addosso”, regia di Gabriele Muccino, presentato in anteprima al Festival di Venezia 2016 il 31 agosto. Da citare inoltre le buone recitazioni degli attori Kevin Janssens, Vincent Colombe e Guillaume Bouchède. Grande prova di regia, potente a livello visivo e mai banale.

Girato in soli 33 giorni, 32 di questi in Marocco e 1 in Francia a Parigi, è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 6 settembre 2018 dalla Midnight Factory. E’ stato presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival l’11 settembre 2017, acclamato e accolto positivamente un pò ovunque. E’senza dubbio uno dei film del suo genere più intriganti e interessanti degli ultimi anni.