Tre anni dopo l’arrivo della sconvolgente miniserie Riget alla televisione danese, Von Trier ci riporta nei corridoi del suo Regno
Dopo aver analizzato cosa aveva spinto il celebre regista danese a scrivere e dirigere una miniserie sulla falsa riga dei medical drama, ci spostiamo 3 anni dopo quando Von Trier ne dirigerà il seguito. Dopo Lynch, era il secondo grande autore che cercava di sfruttare le potenzialità della narrazione seriale. Precorrendo i tempi, Von Trier riesce ad imbastire storyline e colpi di scena che poco avrebbero funzionato nel minutaggio di un solo film. Questo visto anche l’imponente cast corale di cui Riget si fregia, ognuno con il proprio background e il suo personale sviluppo.
Oscure presenze in un tetro passato
Nella prima stagione il mistero si focalizzava sulla figura di Mary (Annevig Schelde Ebbe). Questa ragazzina era stata uccisa da suo padre in quanto figlia di una relazione extraconiugale decenni prima. Da allora lo spirito era rimasto all’interno del Riget (nome danese dell’ospedale), fino a quando non aveva trovato sepoltura. Nel fare questo Mrs. Drusse (la stupenda Kirsten Rolffes), sensitiva perennemente ricoverata e madre dell’infermiere Bulder, aveva aperto un vero varco con il mondo degli spiriti. Questo sarà solo l’inizio, perché durante le sue indagini arriverà a riportare alla luce un mondo ancora più ancestrale di demoni ed altre creature.
Un fratellino troppo ingombrante
In una delle scene più sconvolgenti della prima serie, all’interno del climax finale, assistevamo alla nascita di Little Brother. La dottoressa Judith (Birgitte Raaberg) dava alla luce questo essere deforme con l’aspetto di Udo Kier, che altro non era che lo stesso Åge Krüger. Quest’ultimo era proprio il padre di Mary, che in una sorta di contrappasso dantesco, torna a nuova infelice vita. Infatti il suo corpo cresce e si sviluppa molto più velocemente, rischiando di rompersi le ossa e dovendo stare immobilizzato a letto. Il suo rapporto con Judith sarà di quanto più macabro e, al contempo, tenero abbia mai creato Von Trier.
Il vero mostro del Regno
Senza dubbio, è proprio Stig Helmer (Ernst-Hugo Alfred Järegård) il vero mostro del Riget. Il suo personaggio è un condensato di paranoia, saccenteria ed arroganza. Oltre ad una mai nascosta forma di razzismo per i danesi, lui che è uno stimato medico svedese. Le gag che lo riguardano sono sempre funzionali, riuscendo però a far odiare ancora di più il personaggio. Helmer si trova a Copenaghen proprio per cercare di insabbiare le prove che riguardano un suo vecchio caso. In passato operò Mona (Laura Elisabeth Christensen), bambina rimasta in stato quasi catatonico, ancora oggi ricoverata al Riget e su cui convergeranno le indagini di alcuni investigatori. Ad aiutarlo anche l’avvocato, naturalmente svedese, interpretato dal sempre ottimo Stellan Skarsgård.
Tra corse clandestine, amori e gag
Oltre a queste due principali storyline, Von Trier mette in scena lo sviluppo dei tanti personaggi già in precedenza mostrati. Dal primario Einar Moesgaard (Holger Juul Hansen) costretto a sedute di terapia dopo il disastro con i responsabili dell’amministrazione alla fine della prima stagione; fino alle corse clandestine in ambulanza su cui scommettono medici ed infermieri. Immancabili, come in qualunque medical drama, anche le storie d’amore. Come quella tra Morten ‘Mogge’ Moesgaard (Peter Mygind) e il medico del sonno Camilla (Solbjørg Højfeldt). Scatenando le gelosie della specializzanda Sanne (Louise Fribo), da sempre disgusta dal sangue ma affascinata dei film splatter! In questa stagione Von Trier si lascia molto più andare sul lato goliardico di alcune situazioni, gestite tutte con ottimi tempi comici.
Menzione poi ai due lavapiatti affetti da sindrome di Down, sempre ripresi nelle scene in cucina. I personaggi hanno la stessa funzione della Signora del Ceppo di Twin Peaks, personaggi onniscenti che però non interagiscono, a differenza della controparte lynchiana, con gli altri protagonisti.
Camera a mano e fotografia smarmellata
In pieno periodo Dogma 95, Von Trier mantiene tutti quegli stilemi che oggi possono apparire parecchio stranianti se non se ne conosce la Storia. Riget è pieno di riprese fatte con camera a mano, unite a primissimi piani degli attori. Inoltre la fotografia è tutta virata sui toni dell’ocra, parafrasando Boris, il direttore della fotografia ha “smarmellato”. Il tutto rende però subito riconoscibile la serie di Von Trier, tanto che ne è diventato un marchio di fabbrica.
Riget 2 è la folle continuazione di un horror medical drama che solo Von Trier avrebbe potuto concepire. Forse più parodistico della prima stagione, ma ancora oggi semplicemente iconico
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