Dal cinema alla realtà, e viceversa.
Quasi sempre le storie che vediamo sul grande schermo attingono dalla realtà. Che siano commedie, horror o film drammatici spesso i copioni prendono spunto da fatti realmente accaduti che poi vengono rielaborati, arricchiti e gonfiati per intrattenerci e divertirci al cinema o alla tv. Eppure ci sono alcuni casi in cui, per rendere una trama davvero raccapricciante, non è necessario aggiungere alcunchè. A questa categoria appartengono i film che raccontano le storie dei Serial Killer. Folli e crudeli criminali che hanno terrorizzato città o, in alcuni casi, interi stati con i loro crimini violenti ed efferati. Hanno spesso alle spalle storie di perversione e depravazione che appartengono all’ orrore. Non quello della finzione che ci piace tanto. Quello vero. La cinematografia mondiale è piena di film che narrano la loro storia a volte riproducendo fedelmente lo svolgimento reale dei fatti, altre volte lasciando più spazio alla fantasia del regista, ma sempre tenendo fede alla verità storica. Ecco quindi che nasce questa rubrica. Per presentarvene una piccola e curata selezione ed analizzare queste pellicole mettendo a confronto la cronaca e la sua trasposizione cinematografica più riuscita.
Capitolo 1. Ted Bundy.
Theodore Robert Bundy nasce a Burlington, nel Vermont, il 24 novembre 1946. La madre, per non dar scandalo con un figlio nato senza esser sposata, scelse di far credere a tutti che fosse figlio dei suoi genitori, dai quali tornò a vivere, a Philadelphia. Theodore crebbe cosi prendendo come figura di riferimento paterna il nonno, descritto come uomo dal temperamento estremamente violento e amante della pornografia. Il cognome, Bundy, lo adottò solamente nel 1951 quando la madre si sposò trasferendosi a Tracoma. La sua adolescenza fu tutto sommato tranquilla anche se alcuni segnali di allarme apparverò già dalla prima infanzia. Da bambino Theodore entrò nel gruppo dei Boy Scout, era un ragazzo timido e sempre vestito in modo molto elegante. Per questo veniva spesso preso di mira dai compagni di scuola. I suoi impulsi però non tardarono a manifestarsi più apertamente. Divenne lui stesso un bullo, frequentava spesso le risse e fu accusato di rubare vestiti nei negozi e di spiare le donne dalle finestre.
Era però un bravo studente e nel 1965 si diplomò ottenendo una borsa di studio per l’università di Puget Sount a Tacoma. Dopo due semestri si trasferì alla facoltà di Washington dove conobbe Stephanie Brooks. La ragazza, benestante e con lunghi capelli mori, rappresentò per lui il primo amore ed anche la prima esperienza in campo sessuale. Dopo un primo periodo felice Ted si trasferì di nuovo, alla Stanford University di Palo Alto e Stephanie lo lasciò. Non solo per la differenza di stato sociale ma per tutte le menzogne che Bundy le diceva. La sua tendenza a non confidarsi ed a manipolare le altre persone aveva fatto aprire gli occhi alla giovane che non intendeva impegnarsi con un uomo come lui, che considerava senza futuro.
Ted ne uscì davvero distrutto e cominciò a spostarsi senza una vera meta tornando infine alla sua città natale, Burlington, nel 1969. Solo allora scoprì che quella che credeva sua sorella, era in realtà la sua madre biologica. Questo fu il secondo, grande trauma per Bundy e segnò il suo punto di non ritorno. Dopo aver provato a riavvicinarsi a Stephanie tornando all’università di Washington e diventando uno dei più bravi studenti di legge e psicologia iniziò una nuova relazione con Elizabeth Kloepfer (vero nome di Liz Kendall) e prese la tessera del Partito Repubblicano diventandone una giovane promessa. Liz fu la sua fidanzata di lunga data, ma nella vita di Ted ci fu un’altra donna che ebbe un ruolo fondamentale. Carole Ann Boone che sposò durante il processo e da cui ebbe anche una figlia (Rose Bundy) concepita durante un incontro clandestino in carcere.
Ted cominciò a uccidere nel 1974 e continuò fino al 1978, 4 anni in cui diede sfogo a tutti i suoi istinti. La maggior parte delle sue vittime era studentessa, aveva i capelli mori, lisci e con la riga nel centro. Come Stephanie, il suo primo amore. Il modus operandi di Ted era semplice. Avvicinava le sue vittime fingendosi in difficoltà, spesso con un braccio ingessato, altre volte si fingeva una figura autorevole, come un poliziotto. Una volta salite sul suo maggiolone Wolkswagen le ragazze si accorgevano che dal lato del passeggero mancavano sia la maniglia della portiera che la manovella per abbassare il finestrino e, pertanto, erano in trappola. Bundy le portava in un posto isolato, le picchiava, le stuprava e le uccideva soffocandole, pugnalandole o colpendole con oggetti pesanti. A volte tornava a seviziare il cadavere più volte sino a quanto lo stato di decomposizione era troppo avanzato per continuare. Almeno 4 vittime furono decapitate dopo la morte.
Fu arrestato più volte ma più volte riuscì a scappare ed evadere, tornando ad uccidere immediatamente. Infine fu arrestato nel 1978 e condannato a morte. L’accusa era di 3 omicidi ma Ted ne confessò 26. Ne furono poi accertati 30 anche se si sospettano molte più vittime.
Volle difendersi da solo dopo aver licenziato innumerevoli avvocati. Grazie al suo fascino ed alla sua capacità oratoria il suo fu il primo caso di processo mediatico della storia. La presenza di giornalisti era massiccia anche in aula e lui rilasciava spesso dichiarazioni e interviste cercando di manipolare l’opinione pubblica a suo favore anche grazie al contributo di Carol Anne, strenuamente convinta della sua innocenza. Riuscì a far rinviare l’esecuzione della pena capitale ben tre volte. Alla lettura della sentenza di condanna a morte tramite sedia elettrica il giudice Edward Cowart disse queste parole:
Si prenda cura di sè stesso, figliolo. Glielo dico sul serio, si prenda cura di sè stesso. È una tragedia per questa corte vedere una tale totale assenza di umanità come quella che ho visto in questo tribunale. Lei è un uomo giovane e brillante, avrebbe potuto essere un buon avvocato. Avrei voluto vederla in azione, ma lei si è presentato dalla parte sbagliata. Si prenda cura di lei. Non ho nessun malanimo contro di lei. Voglio solo che lo sappia. Si prenda cura di sè stesso.
Fu giustiziato il 24 gennaio 1989. Theodor Robert Bundy, soprannominato Ladykiller si autodefinì «Il più gelido figlio di puttana che incontrerai mai»
IL FILM: Ted Bundy – Fascino Criminale.
Poche persone hanno l’immaginazione per la realtà.
Durante un colloquio all’interno di un carcere Elizabet “Liz” Kendall (Lily Collins) parla con l’amore della sua vita ricostruendo la loro storia dal momento del loro primo incontro. Ricorda come l’uomo è entrato nel suo quotidiano, di come si è preso cura di lei e della sua bambina in quella che sembrava la storia perfetta con l’uomo perfetto. Ma quello seduto davanti a lei non è il principe azzurro, ma uno dei più sanguinari criminali di sempre. Ted Bundy (Zac Efron)
Attraverso gli occhi di Liz seguiamo non tanto gli omicidi quanto gli arresti, le evasioni ed il processo per i numerosi omicidi compiuti sino alla sentenza del giudice, un godibilissimo John Malkovich, ciliegina sulla torta di questa pellicola biografica.
Diretto da Joe Berlinger il film è la trasposizione cinematografica del libro di Elizabeth Kloepfer: The Phanton Prince – my life with Ted Bundy. Ed è stupefacente rendersi conto di quanto possa essere complessa la dualità dell’individuo in questione. Da fidanzato perfetto a serial killer senza scrupoli il titolo che è stato scelto per la trasposizione italiana è perfetto per descriverlo. Fascino criminale. Perchè di fascino, Bundy, ne aveva da vendere. Ed è grazie al suo fascino, al suo carisma, ed alla sua capacità di manipolare chi si trovava di fronte che è riuscito a farla franca per così tante volte. Grazie al suo fascino che la sala del tribunale era piena di giovani donne, potenziali sue vittime, infatuate e stupidamente attratte da Ted. E sempre grazie a questa sua dote che Carole Ann Boone (Kaya Scodelario) si è lasciata raggirare ed ha deciso non solo di sposarlo durante il processo, ma che lui fosse assolutamente innocente e vittima di qualche tipo di complotto.
Le due facce di un Killer
Se cercate un horror che narri i risvolti più crudi o che vi lasci vedere il suo comportamento con le vittime durante le sue violenze allora dovete cambiare film. Qui i particolari vengono narrati in aula dall’avvocato dell’accusa, un elegante Jim Parson, noto al grande pubblico come Sheldon Cooper.
E’ il risvolto psicologico ad esser preso in analisi, ed in questo devo ammettere che Zac Efron ha fatto un gran bel lavoro. Ero inizialmente scettica sulla scelta di questo attore per un ruolo tanto complesso. Tra musical, film romantici e commedie all’americana non era certo un candidato sul quale avrei fatto affidamento. Ed invece il suo lavoro è stato notevole. La sua interpretazione mi ha sorpreso, riesce ad essere credibile ed a indossare brillantemente entrambe le facce di Bundy. La forza della sua espressività e del suo sguardo, che più di una volta cela i reali pensieri della mente criminale, mi hanno decisamente convinta. Intense anche le interpretazioni delle due antagoniste femminili. Da una parte la cieca devozione, dall’altro l’amore viscerale e la presa di coscienza di una farsa durata anni. Nel cast riconosciamo anche un’altro volto noto, Haley Joel Osment (Il sesto senso) interpreta un rassicurante collega infatuato di Liz, che cercherà di aiutarla e costruire un futuro tranquillo con lei. Regalerà un sorriso agli appassionati di musica metal riconoscere, in uno dei poliziotti, James Heatfild dei Metallica.
Insomma il cast non manca di volti noti e talentuosi e la storia viene narrata mescolando sapientemente flashback della vita a due di Liz e Ted alle scene di evasione e di carcere del Bundy più reale mettendo costantemente a confronto le varie personalità del serial killer. La ricostruzione del processo e dei filmati dei media è molto curato sia nell’abbigliamento che nelle movenze degli attori.
Correttamente riportate le parole della sentenza finale. Ed è proprio sul finale del film che voglio soffermarmi. Quando i reali filmati prendono il posto della finzione. Quando il vero volto di Bundy prende il posto di Efron e sullo schermo compare la lista delle vittime ad oggi accertate di questo spietato criminale. Allora realizzi che è tutto vero. Che una storia come questa è successa realmente. E che in questo caso non c’è bisogno di effetti speciali o trovate scenografiche, perchè la realtà è già abbastanza per farti rabbrividire.
Per approfondire:
Filmografia:
Ted Bundy di Matthew Bright, 2001
Bundy a legacy of Evil di Michael Feifer, 2008
Uno sconosciuto accanto a me di Paul Shapiro, 2003
Serie tv:
Conversazioni con un killer – Netflix
Ted Bundy: falling for a killer – Amazon Prime
Libri:
Un estraneo al mio fianco – Ann Rule
The Phanton Prince: my life with Ted Bundy – Elizabeth Kendall
Ted Bundy: the only living witness – Stephen G. Michaud
Ted Bundy: a life from beginning to end – Hourly History
The encyclopedia of the Ted Bundy murders – Kevin Sullivan.