In un momento troppo spesso definito da molti problematico per l’editoria a fumetti nostrana, la casa editrice Bugs Comics cala l’asso con Samuel Stern, un albo che strizza l’occhio in svariati modi alle tradizionali pubblicazioni edite nelle edicole italiane da Bonelli.
Sia la confezione esterna del prodotto (formato, foliazione, metodo di distribuzione) che lo stile di scrittura e composizione dell’albo (taglio classico delle tavole, dialoghi, atmosfera generale dell’opera e, addirittura, il nome del protagonista provvisto della classica nonché benaugurale doppia iniziale identica) fanno comprendere come Samuel Stern voglia rendere un omaggio ad una certa tipologia di fumetto.
Samuel Stern è il tipico scozzese un po’ stereotipato: fulvo, alto, massiccio e con un caratteraccio notevole, ma anche dotato di uno spirito di abnegazione degno di un gentiluomo di altri tempi. Non ha un gran numero di amici ma è sempre disposto ad aiutarli in qualsiasi difficoltà si trovino e per lavoro gestisce una libreria nel centro di Edimburgo, dove si trova spesso a contatto con un’umanità piuttosto variopinta ma anche con testi antichi ed arcani.
In questo primo numero, come è generalmente abitudine nelle serie a fumetti, vengono solamente tratteggiati gli elementi principali del protagonista ed introdotte le problematiche, i principali contrasti e conflitti che si svilupperanno lungo l’arco della serie: la figlia messa in orfanotrofio in seguito ad un evento misterioso e tragico nel passato di Samuel, l’amico prete, sempre pronto a dare e farsi dare una mano da Samuel ed il secondo, nonché ben più terribile lavoro del protagonista, il quale si rileva, all’occorrenza, un esorcista “sui generis” con notevoli conoscenze nel campo della magia.
Il tema horror quindi spunta prepotentemente a permeare le atmosfere di una Edimburgo a tinte scure e sarà certamente la colonna portante della serie che, a quanto pare, si baserà su un misto di mistero ed orrore condito con le tinte forti e le suggestioni di celebri pellicole horror, quali “L’esorcista”, chiaramente fonti di ispirazione per gli autori.
Unica nota dolente i disegni: non di certo pessimi, ma comunque ancora troppo acerbi per poter esprimere al cento per cento la forza comunicativa della storia. Il disegnatore Luigi Formisano dimostra una discreta capacità di impostare la tavola e di tratteggiare i personaggi, a fronte di qualche incertezza anatomica, ma non riesce, specie nei momenti di maggiore tensione narrativa, a rendere l’atmosfera di puro terrore che dovrebbe fuoriuscire dalla pagina, complice anche il fatto di non utilizzare adeguatamente le ombreggiature, essenziali per creare delle atmosfere espressive e di forte impatto.
Sicuramente ha ancora molta strada da fare prima di giungere a dei risultati pienamente soddisfacenti, ma va anche detto che è già su una buona strada.
In conclusione, Samuel Stern è un inno d’amore non solo a tutto un certo filone del genere horror, ma anche a tutta quella tradizione classica del fumetto da edicola che ha fatto innamorare generazioni di ragazzi mese dopo mese con storie sempre nuove.