In occasione dell’uscita di Scream 6, secondo capitolo della nuova trilogia che i registi Tyler Gillett e Matt Bettinelli-Olpin hanno iniziato nel 2022, parliamo di Scream 3, il sequel generalmente meno amato e citato. Uscito nel 2000, all’alba del nuovo millennio, il film fu diretto da Wes Craven e sceneggiato da Ehren Krueger, diventando l’unico della quadrilogia originale a non essere stato scritto dal grande Kevin Williamson. Scream 3 avrebbe dovuto concludere la trilogia con protagonista l’iconica Sidney Prescott ma nel 2011 uscirà Scream 4, tentativo (abbastanza fallimentare, nonostante il film sia stupendo) di rilanciare la saga. Rilancio che verrà ritentato dai già citati Gillett e Bettinelli-Olpin nel 2022 con Scream 5 (semplicemente intitolato “Scream”), film che si configura come un requel piuttosto che un sequel in senso canonico. Ma ritorniamo a Scream 3: siamo nel 2000 e il gioco metacinematografico cui Craven ci aveva abituati sin dal primo film del 1996 diventa più esplicito. Il film è ambientato infatti sul set di Stab 3, terzo capitolo di una saga slasher basata sugli omicidi di Woodsboro e del Windsor college, eventi narrati in Scream e Scream 2– un vero e proprio film nel film. Non solo, ma Scream 3 parla anche dei crimini di Hollywood in tempi non sospetti.
Trama di Scream 3
Ritiratasi a vivere con il padre in una casa isolata, nella speranza che Ghostface non la trovi, la final girl Sidney (Neve Campbell) sarà costretta ad uscire allo scoperto quando questi riesce a rintracciarla. Gli omicidi sono infatti ricominciati, questa volta ad Hollywood, con la morte di Cotton Weary. La nostra eroina così si reca nella città delle star per provare a fermare il killer, insieme a Gale (Courtney Cox) e Linus (David Arquette), ritrovandosi catapultata nel mondo di Stab 3 che inevitabilmente le ricorda ciò che le è accaduto.
Tra i nuovi personaggi troviamo gli attori che interpretano i nostri eroi in Stab, come Angelina (Emily Mortimer) e Jennifer (Parker Posey). Quest’ultima è sicuramente la new entry più interessante, dapprima nemesi di Gale ma poi sua alleata. Facciamo anche la conoscenza del regista, Roman (Scott Foley), un giovane artista che “voleva fare un film romantico”, del produttore John (Lance Henriksen) e del detective incaricato del caso, Kincaid (Patrick Dempsey), il cui nome omaggia l’omonimo personaggio di Nightmare 3. Inoltre, nonostante sia stato ucciso in Scream 2, ritroviamo anche Randy (Jamie Jennedy), il movie geek sempre pronto a spiegarci le regole degli horror, questa volta in formato videomessaggio. Randy ha infatti lasciato una registrazione su videocassetta per aiutare i suoi amici nel caso in cui lui non fosse sopravvissuto e il killer fosse tornato una terza volta.
Randy ci spiega che siamo di fronte al capitolo conclusivo di una trilogia e quindi le regole sono differenti da quelle di un sequel qualsiasi: chiunque può morire, anche la protagonista, chiunque è un sospettato e, soprattutto, ciò che si credeva vero potrebbe rivelarsi falso. Infine, ritroviamo Maureen, la madre di Sidney. Se fino a questo momento l’abbiamo conosciuta solo come la “sfasciafamiglie” che ha fornito un movente a Billy Loomis per i suoi omicidi, in Scream 3 le viene data una backstory che, come aveva predetto Randy, getta una luce diversa sugli eventi già noti.
Da qui in poi ci saranno spoiler!
Scream 3 narra anche il marcio di Hollywood inserendo diversi riferimenti agli abusi sessuali, vera e propria piaga del settore dell’intrattenimento. Sia Angelina che Jennifer menzionano, infatti, di aver avuto rapporti sessuali con il produttore o il regista per assicurarsi il ruolo in Stab; iconico è anche il cameo di Carrie Fisher, un’impiegata – nel gioco metacinematografico incredibilmente somigliante alla “vera” Carrie Fisher – che afferma di aver quasi ottenuto il ruolo della principessa Leia in Star Wars ma di essere stata scartata per “quella che è andata a letto con George Lucas”.
Un’ironia amara, considerando che la saga di Scream è stata prodotta proprio da Harvey Weinstein. E guardare questo film nell’era del MeToo diventa un’esperienza completamente differente. Craven sembra insistere molto sul personaggio del produttore John, colui che in un certo senso ha messo in moto le azioni del killer poiché fa parte di un sistema di abusi (e insabbiamenti) che aveva spezzato Maureen. Il twist che riscrive gli eventi (come aveva detto Randy) riguarda proprio Maureen: la donna aveva avuto una breve carriera d’attrice durante la quale era stata vittima di violenze sessuali. Da uno di questi stupri era nato un figlio che Maureen aveva abbandonato per cambiare vita e trasferirsi a Woodsboro. Scopriamo quindi che il killer è proprio questo figlio abbandonato, il regista Roman, che aveva tentato qualche anno prima di contattare la madre. Dopo che questa si era rifiutata di riconoscerlo, Roman aveva architettato il suo omicidio “assumendo” e “dirigendo” Billy Loomis, come farebbe un regista. Il rifiuto e l’abbandono avevano provocato in Roman anche la voglia di vendicarsi contro la Hollywood che aveva “corrotto” Maureen e contro la stessa Sidney, l’unica figlia da lei conosciuta. Il produttore è anche il personaggio cui vengono affidate le battute più inquietanti di Scream 3, ovvero quelle che fanno riferimento ad una rape culture radicata e che non risparmiamo di incolpare Maureen, la quale sarebbe dovuta semplicemente “stare al gioco”. Maureen è al centro di un continuo victim-blaming, diventando catalizzatore di una spirale di violenza che dura da oltre 20 anni e che coinvolge diversi uomini, dai produttori cinematografici a Billy Loomis, fino al figlio Roman.
Per quanto riguarda il processo produttivo, Scream 3 non ha avuto una gestazione semplice e veloce. La sceneggiatura è stata modificata più volte: il canovaccio scritto da Williamson, che a causa di altri impegni non ha potuto scrivere una sceneggiatura intera, fu ripreso da Krueger, ma della storia originale è rimasto ben poco. Williamson aveva in mente di ambientare Scream 3 nuovamente a Woodsboro e i killer sarebbero dovuti essere dei ragazzi membri di un fanclub di Stab. A causa della strage di Columbine e del conseguente dibattito circa la violenza nei media che può generare violenza nella vita reale (stessa problematica più volte toccata proprio dai film di Scream), Krueger e Craven furono costretti a ridurre il gore e alleggerire il tono generale del film, facendo leva sul suo lato comico. Non solo, ma l’ambientazione fu spostata da Woodsboro a Hollywood per evitare qualsiasi collegamento tra un setting scolastico/da piccola cittadina e la strage, avvenuta proprio in un liceo. Nelle prime fasi produttive, inoltre, lo studio richiese addirittura di eliminare le scene di violenza on-screen, ma Craven si oppose fermamente dicendo: “o facciamo un film di Scream, o facciamo un film e lo chiamiamo in un altro modo”.
Insomma, nonostante i vari rimaneggiamenti e la rottura della tradizione dei due killer (questo è infatti l’unico film della saga con un solo Ghostface), Scream 3 ha il pregio di aver parlato dei crimini del settore attraverso la sua lente meta-umoristica, risultando inquietantemente profetico.
Hollywood is full of criminals whose careers are flourishing.