Quarto capitolo della celebre saga horror, a distanza di 15 anni dal primo, Scream 4 è spesso quello più sottovalutato e consigliamo di rivalutarlo prima di vedere il capitolo successivo.
Trama di Scream 4: Sono passati molti anni da quando il famigerato Ghostface ha seminato il panico e la morte nella tranquilla cittadina di Woodsboro. Nel frattempo Sidney Prescott è di ritorno per presentare il suo libro…
Woodsboro 15 anni dopo il primo capitolo
L’ultimo film del maestro Wes Craven prima di lasciarci nel 2015. Il regista spiegò che, una volta deciso di produrre un nuovo sequel, bisognava tornare con qualcosa per cui ne valesse la pena, che fosse all’altezza (o superiore) della trilogia originaria. Il primo Scream non è certo stato il classico slasher-horror, e soprattutto chi ha vissuto l’uscita al cinema nel 1996 ricorda quanto ha saputo rivoluzionare il genere. Un film fondamentale per l’horror post-moderno, che ha poi inevitabilmente generato una catena di film che cercavano di cavalcare l’onda.
Una satira slasher creata dallo sceneggiatore Kevin Williamson e diretta da Wes Craven. Vedere oggi per la prima volta questa saga non è certo la stessa cosa, e si rischia appunto di sottovalutarla, ignorando quanto sia stata importante ed innovativa. Non dimentichiamoci che nella prima metà degli anni ’90 lo slasher era morto e sepolto. Fra i 4 capitoli (aspettando il quinto in uscita), questo Scream 4 è a mio parere il più riuscito dopo il primo. Mentre il terzo è stato il più debole, considerando anche che nel progetto era assente Kevin Williamson, impegnato su alti progetti.
New decade, new rules (nuovo decennio, nuove regole)
Con il quarto capitolo è sicuramente presente il tema della mancanza di originalità nei film horror, fino a sfociare in qualcosa di più consistente e stratificato. Scream 4 è il risultato finale delle basi poste dal primo film, di certo non potrebbe esistere senza i suoi predecessori ma riesce ad elevare i concetti su cui è stata ideata la saga. Uno slasher che riesce a catturare la deriva della sua ultima generazione, sempre più plagiata dalla cultura dell’immagine.
Mentre Scream riguardava la meccanica dei film slasher nel suo insieme, e Scream 2 e 3 la decostruzione dei sequel, Scream 4 è costruito interamente attorno all’idea di remake e reboot. Quindi è giusto che la serie torni al punto in cui è iniziata: la città immaginaria di Woodsboro, dove troviamo Sidney Prescott nell’ultima tappa del suo tour come scrittrice. La celebrità sopravvissuta torna nel paese che aveva lasciato. Non mancano i vecchi compagni di sventura: la giornalista Gail Weathers e il poliziotto Linus (in inglese Dewey); in contrasto con i giovani che dovranno subito fare i conti con uccisioni e sospettati, inclusa la giovane cugina di Sidney, Jill.
Riflessioni metafilmiche e autoironia
Scream 4 si apre con una sequenza fra le più divertenti della saga, con un gioco di scatole cinesi che sfrutta il film nel film, ovvero Stab. E prima che raggiunga i dieci minuti, è già più spietato ed autoironico di entrambi i sequel precedenti.
Gale Weathers è sempre stata una rappresentazione della disperata ossessione americana per la notizia in esclusiva. Scream 4 concentra gran parte della sua satira sul modo in cui i media hanno portato quell’ossessione ad un livello successivo. Quando Sidney arriva per la prima volta a Woodsboro, i lampioni sono decorati con i costumi di Ghostface, il suo trauma appeso in bella mostra per intrattenere i passanti. Gli adolescenti locali celebrano regolarmente l’anniversario degli omicidi dove hanno perso la vita diversi amici di Sidney, un continuo riflesso della nostra propensione ad ignorare la violenza della vita reale, che è la stessa che ispira l’orrore che amiamo così tanto.
La sequenza in cui Robbie (Erik Knudsen) – essenzialmente il nuovo Randy – delinea le regole dei remake horror è qualcosa che ci si aspetta sempre in un film di questa saga. L’obiettivo dei remake è quello di superare l’originale, ma ciò che accade davvero è che sono più sanguinosi, più rumorosi e più elaborati, non migliori. Effettivamente questo Scream 4 ha molte caratteristiche del reboot, con un killer che vuole principalmente imitare le gesta dell’originale, per farlo rivivere.
L’importanza dei media in Scream 4
Ma Scream 4 non è di per sé un reboot. Gli assassini (sappiamo dall’inizio che sono almeno due) mirano a realizzare una sorta di snuff-movie ispirato dagli omicidi di Woodsboro del 1996. Billy e Stu nel primo Scream commettevano gli omicidi soprattutto per noia, mentre ora siamo in un’era in cui un’azione non è successa a meno che non venga catturata in video, l’assassino sente il bisogno di filmare le sue azioni, di creare un proprio film. Nel quarto capitolo infatti, a differenza degli altri, ci sono alcune riprese dalla webcam di Robbie e Charlie.
Craven e Williamson hanno sempre sottolineato con molta ironia l’influenza di film e televisione su chi commette atti di violenza, ed in seguito hanno sentito il bisogno di ampliare questo discorso, con la tecnologia odierna che ovviamente permette di essere ancora più creativi. Si aggiunge quindi il desiderio di essere famosi, anche solo fugacemente, dove il concetto di apparire supera sempre quello di essere.
E a differenza di altri serial killer iconici dell’horror statunitense, Ghostface è di nessuna e molteplice identità proprio perché rappresenta sia la paura archetipa sia la maschera sociale.
Fra vecchie glorie e nuovi talenti
Mentre i membri del cast originale Neve Campbell, David Arquette e Courteney Cox sono tornati per riprendere i loro ruoli, il resto del cast principale sono attori per lo più emergenti. Il divario generazionale viene marcato anche attraverso un dialogo sul modo in cui gli adolescenti ed i ventenni di oggi sono cresciuti con remake e film horror più consapevoli (ovviamente ironicamente derivati da Scream), che sono diversi dai film vecchia scuola con cui sono cresciuti i personaggi originali.
Fra gli attori giovani emergono Rory Culkin (uno dei fratelli del più famoso Macaulay) ed Emma Roberts nella parte della giovane cugina di Sidney.
Ancora prima del colpo di scena finale c’è una scena che è forse la più geniale del film, ovvero l’omicidio dove vediamo uno degli attori uccidere senza indossare la maschera, in un’improvviso scatto di rabbia. Un momento che poteva tranquillamente essere slegato dal resto, supponiamo che questa persona sia Ghostface ma potrebbe anche non esserlo. Nella scena finale arriva poi l’altra rivelazione, volutamente sopra le righe riesce comunque ad essere attuale e pungente. L’ossessione per un po’ di notorietà, l’apparire prima di qualsiasi principio morale. Mentre il terzo capitolo aveva una struttura forse troppo classica, qui abbiamo invece un film decisamente più imprevedibile e moderno.
In Scream 4 troviamo anche diversi riferimenti ad altre opere cinematografiche:
- Il film che stanno esaminando gli studenti nell’aula dedicata al cinema è La finestra sul cortile. Nella stessa aula sono presenti poster di La donna che visse due volte, La cosa, Blood Simple – Sangue facile, Brazil, L’armata delle tenebre, Il miglio verde, Grindhouse – A prova di morte, Halloween II e Piranha 3D.
- Nella stanza di Jill vediamo un poster di Un lupo mannaro americano a Londra.
- Durante una chiamata di Ghostface Jill e Kirby stanno guardando L’alba dei morti dementi.
- La suoneria del cellulare di Linus è il tema musicale di Beverly Hills Cop.
- In una scena, Olivia paragona la vita di Sidney a Final Destination.
- Alcuni personaggi confrontano Non aprite quella porta e Venerdì 13 con i rispettivi seguiti.
- Kirby definisce ironicamente Bambi il suo film horror preferito. Una situazione simile di verificava nel secondo film con Randy che sceglieva Showgirls come horror preferito.
- Tra gli altri film menzionati: L’occhio che uccide, Psyco, A Venezia… un dicembre rosso shocking, Suspiria, Le colline hanno gli occhi, Halloween – La notte delle streghe, Non entrate in quella casa, L’alba dei morti viventi, Amityville Horror, La maschera di cera, Black Christmas, Halloween – The Beginning, Saw IV, Che la fine abbia inizio e San Valentino di sangue 3D.
- Uno degli agenti di guardia di Sidney si chiama Anthony Perkins, ovviamente come l’attore che interpreta Norman Bates in Psycho di Alfred Hitchcock.
Leggi anche ——> Wes Craven – Incubi da Urlo