Diretto dall’ italiano Carlo Lavagna e approdato sulla piattaforma streaming Prime Video lo scorso 28 aprile, Shadows è un triller psicologico del 2020, di produzione italo-irlandese e con un cast tutto al femminile.
Un racconto di formazione, un coming of age che mischia vari elementi e generi dal sapore moderno e dalle atmosfere vintage. Girato in Irlanda e recitato in inglese è un film contemporaneo ma allo stesso tempo un anello di congiunzione con il cinema horror degli anni in cui siamo stati maestri. Quello tinto di Giallo di Fulci e Argento degli anni 70 e 80.
Trama
Due giovani sorelle, Alma (Mia Threapleton) e Alex (Lola Petticrew) vivono insieme alla Madre (Saskia Reeves) in un hotel abbandonato tra i boschi. Sopravvissute a un evento catastrofico che ha cancellato l’umanità e reso nemico il sole, la madre va a caccia per procacciare il cibo e insegna loro come sopravvivere di notte, riconoscendo le erbe e le piante da raccogliere e preparandole per un domani in cui dovranno essere loro ad uscire. Severa, rigida e con un sacco di regole da seguire, la madre scandisce la vita delle due figlie tra compiti e faccende, confinandole nel grande hotel disabitato.
Ma la voglia di ribellione che arriva con l’adolescenza segnerà la rottura di questo equilibrio e le due decideranno di allontanarsi ed attraversare il fiume, ultimo confine imposto dal genitore, scoprendo così la verità sulle Ombre ed un inquietante segreto che cambierà per sempre le loro vite.
Ribellione ed Emancipazione
Uno tra i temi principali trattati da Shadows è senza dubbio il controverso rapporto madre-figlia, già di natura difficile e qui messo a dura prova dalla situazione di convivenza forzata e totale assenza di stimoli esterni. Un cordone ombelicale molto corto e ben radicato nella giovane Alma, che subisce gli ordini della madre ma ancor più le punizioni, senza mai mettere in dubbio la posizione genitoriale. Quasi una sindrome di Stoccolma verso colei che a tratti è dolce genitrice ed altre crudele secondino. Un rapporto soffocante che la congela in uno spazio in cui è ancora bambina seppur il suo corpo ormai sia adulto.
La debolezza caratteriale sottolineata dal subire quanto imposto senza mai porsi il problema del giusto o sbagliato. Poichè se la Madre agisce è senza dubbio per il suo bene. In qualsiasi modo essa lo faccia.
Diversa la posizione di Alex, più piccola ma più forte e ribelle, che mal digerisce le rigide ed assurde regole imposte e le privazioni. La ragazza sembra già conoscere il significato di libero arbitrio, altro argomento di fondamentale importanza, che si contrappone alla questione dell’esagerato controllo genitoriale. Ed è quanto Alex inizia a imporsi che il punto di riferimento più forte vacilla. Alma verrà trascinata da questo legame di sorellanza che non solo la aiuterà nell’emancipazione ma le aprirà gli occhi sulla realtà.
La sopravvivenza nell’estinzione
In un futuro distopico dove, una catastrofe non precisata, ha praticamente estinto l’umanità e costretto i pochi superstiti a vivere di notte rifuggendo la luce del sole, la costruzione di un contesto plausibile gioca un ruolo fondamentale. Shadows è totalmente ambientato in due sole location: il grande hotel abbandonato ed il bosco. Due posti ben distinti e ai quali viene assegnato un concetto ben preciso: l’hotel è sopravvivenza, il bosco è estinzione. Poichè nel bosco abitano le Ombre, e nel bosco non vi è riparo dal sole. L’hotel è strettamente legato al concetto di vita. Nella serra vengono coltivate le piante e le erbe necessarie a cibarsi o a sedare gli animali, nelle stanze si dorme durante il giorno e si vive durante la notte.
Non esiste più il telefono, nè la televisione. Le due ragazze non sembrano conoscere altra realtà come se già nate in quella situazione. Gli unici svaghi sono i gessetti colorati con i quali disegnare le pareti, qualche libro ed i compiti che la madre assegna loro. Ma quale senso può avere una vita destinata alla pura sopravvivenza, senza possibilità di futuro o di nuova ripopolazione? Ed è qui che si presenta il più classico dei dilemmi. Se il bosco fuori è solo pericolo e morte, non è comunque nel bosco fuori che vengono cacciati gli animali e da cui arriva il cibo e con esso la possibilità di vivere? Forse dunque vi è altro, là fuori. Altra vita. Altri superstiti. La possibilità di ricostruire un futuro. Questo piccolo dubbio basta ad affrontare i pericoli di un viaggio attraverso la selva oscura, analogia di un cammino di crescita personale alla ricerca dell’affermazione del proprio io.
Generi
Difficile catalogare Shadows all’interno di un solo genere. E’ un horror psicologico ma anche un giallo. E’ un racconto sulla formazione ma anche un thriller e, come tale, rispetta delle regole.
Sono diverse le svolte di trama che subisce durante la narrazione, e la regia di Carlo Lavagna le racconta elegantemente. Il ritmo è calmo e ma incalzante. Un crescendo che richiama attenzione sullo sviluppo della sceneggiatura, scritta a otto mani da una squadra di autori che ha già avuto a che fare con boschi e ombre e che aggiunge quel tocco leggero di dark fantasy alla storia.
Quel fantasy da fiaba nera che ritroviamo nell’ottimo uso delle luci e nell’utilizzo delle lanterne con le quali le ragazze si muovono nel bosco ben fotografate da James Mather; ma anche nella bellissima scenografia (di Joe Fallover) delle camere dell’ hotel e dei disegni che le ricoprono e che appartengono in realtà all’artista Alessandro Cicoria.
Il risvolto psicologico è ben reso da un cast davvero in parte e dall’ intensa interpretazione di Mia Threapleton, figlia di Kate Winslet, in grado di trasferire con una naturalezza disarmante tutto il vorticoso subbuglio emozionale che il suo personaggio sta vivendo.
Bella anche la colonna sonora di Michele Braga che con un fim difficile da catalogare ha già avuto a che fare avendo composto anche quella di Dogman di Matteo Garrone, tra altre.
Sapori
Insomma Shadows è un film dai sapori internazionali e che danza spaziando tra varie categorie. Può riportarci alla mente uno dei film più famosi Shyamalan (al quale lo accosterete subito quando lo vedrete ma di cui vi taccio il titolo per ovvi motivi) ma anche Shining nell’ associare gli sbalzi umorali della Madre ad un Jack Torrance in balia di influssi esterni. Ricorda A quiet place per ambientazione e minaccia post apocalittica e Il Nido di De Feo per il controllo genitoriale. E seppur alcune scelte siano un po’ prevedibili e sviluppi una parte centrale forse un po’ troppo lunga e ripetitiva, riesce comunque ad avere un’ identità ben personale ed a porre chiaro, infine, quali siano le reali Ombre del titolo.