La seconda stagione di Slasher, intitolata “Colpevoli”, è scritta da Aaron Martin e distributiva a livello internazionale da Netflix che, a differenza della prima stagione, ne detiene anche i diritti (acquisiti a gennaio 2017, otto mesi prima dell’uscita). Un’ambientazione molto più suggestiva e difetti di scrittura, seppur presenti, meno evidenti, rendono questa stagione superiore alla prima (QUI la recensione) e, probabilmente, la migliore delle tre realizzate fino ad ora.

Recensione

Slasher: Colpevoli, come ho appena accennato, è un’ottima stagione resa vincente da un’ambientazione accattivante e da una narrazione interessante. Anche qui la storia è semplice: alcuni ragazzi tornano nel luogo dove, anni prima, avevano ucciso Talvinder, una ragazza che aveva fatto vari torti a ogni membro del loro gruppo; al loro ritorno, mentre soggiornano in una comunità di “eremiti”, un killer inizierà ad ucciderli uno ad uno consapevole di ciò che i ragazzi hanno fatto tempo prima.

L’ambientazione è senza dubbio l’elemento vincente di questa stagione: una località di montagna in cui soggiorna una comunità spirituale pronta ad ospitare il gruppo di ragazzi per qualche giorno nella loro baita. La località, che in estate è un campo estivo (lo stesso in cui precedentemente i ragazzi avevano ucciso Talvinder), al momento dell’arrivo dei ragazzi è completamente innevata e, proprio per questo, diventa l’ambientazione più suggestiva possibile per una serie slasher.

La serie sembra omaggiare cult slasher come “So cosa hai fatto”, ma l’idea di un luogo “chiuso” in cui i personaggi iniziano a morire ad uno ad uno ricorda grandi classici letterari come “10 piccoli indiani” di Agatha Christie. L’ambiente circostante, infatti, si rivela fin da subito come il nemico principale: fuggire e chiamare aiuto non è possibile. E così, mentre scopriamo via via l’oscuro passato dei vari personaggi, anche lo spettatore, proprio come loro, inizia a dubitare di chiunque.

Personaggi negativi

È interessante vedere come Martin metta in scena unicamente personaggi negativi (eccetto uno), o meglio, personaggi che nascondono un passato torbido destinato a riaffiorare inevitabilmente. Questo fa sì che, a differenza della prima stagione, quasi tutti i personaggi siano tridimensionali: seppur banali, essi arricchiscono la narrazione. Come chiarisce il titolo tutti sono “colpevoli” e saranno i loro rimorsi, le paure, gli egoismi e le rivalità a condurli in modo inevitabile alla morte. Una morte che sembra quasi una giusta punizione: l’unico modo per espiare gli orrendi peccati di cui si sono macchiati.

Un luogo confinato e un numero molto limitato di personaggi costituiscono, però, un’arma a doppio taglio: l’atmosfera diventa più inquietante e coinvolgente ma la trama diventa sempre più scontata e prevedibile. Fin dalla prima puntata è facile intuire quali personaggi moriranno per primi e quali, invece, resisteranno fino alla fine. Ed è anche piuttosto facile, nonostante un colpo di scena dal grandissimo potenziale, comprendere l’identità del killer. È quindi la banalità, come tra l’altro nella prima stagione, il principale problema di Slaher: Colpevoli. Un punto debole che finisce per penalizzare inevitabilmente una stagione che, per il resto, è costruita davvero bene.

L’abbondanza di scene gore, l’uso consapevole e ben pensato dei cliché, un’atmosfera inquietante e, diciamolo, una certa prevedibilità della trama rendono la seconda stagione di Slasher un prodotto esattamente conforme al genere da cui questa serie prende il nome. Il cast non è eccezionale: non ci sono grandi nomi e alcune interpretazioni non sono proprio il massimo.

In conclusione Slasher: Colpevoli è un ottimo prodotto, decisamente superiore alla prima stagione della serie (grazie anche alla “mano” di Netflix) e perfetto per chi ama il genere slasher: tra le montagne innevate il killer versa molto sangue, in un crescendo di pazzia e violenza, fino a un geniale, seppur prevedibile, colpo di scena.

VOTO: 8