Il 30 agosto 1949 nasce Brian Yuzna, sceneggiatore, produttore e regista statunitense, annoverato tra i creatori del genere horror-fantastico. Tra i suoi film più famosi ci sono diversi sequel: Re-Animator 2 (1990), sequel dello stupendo Re-Animator di Stuart Gordon (1985), e Beyond Re-Animator (2003); Silent Night, Deadly Night 4 (1990), quarto capitolo dello slasher Natale di Sangue (1984); e come non citare Il ritorno dei morti viventi 3 (1993). Famosi anche i suoi The Dentist (1996) e The Dentist 2 (1998), mentre il suo film d’esordio, sul quale mi concentrerò, è quel capolavoro satirico di Society – The Horror (1989).
Trama
Bill Whitney (Billy Warlock) è un adolescente bello e ricco che vive con i genitori e la sorella in una suntuosa villa di Beverly Hills. Nonostante le apparenze, Bill è schiacciato un forte senso di angoscia legato alla sua famiglia, che sente sempre più come estranea e diversa da lui. Questi timori, classificati dallo psicologo come manie di persecuzione o, in ogni caso, solo frutto della sua immaginazione, sono ulteriormente amplificati da incubi ricorrenti e dalla strana e quasi incestuosa relazione che intercorre tra i genitori di Bill e la sorella Jenny (la quale, nel frattempo, si sta preparando per il debutto in società). La verità sarà però peggio di quanto Bill aveva immaginato e temuto.
Tra slasher e body horror
La sceneggiatura del film venne pensata come quella di uno slasher tradizionale, il cui climax finale sarebbe però stata la surrealista scena del cosiddetto shunting (l’atto di deformarsi fisicamente e fondersi con gli altri). I topoi dello slasher sono, in effetti, evidenti. Il protagonista Bill, nonostante non rientri nell’immagine verginale di una final “person”, è comunque un adolescente incompreso, che vive perseguitato da una minaccia non ben definita. L’onirica sequenza iniziale, inoltre, che vede Bill aggirarsi per casa con un coltello in mano, avvicina molto il film a un Halloween o Nightmare. Anche la casa stessa è un altro elemento tipico del sottogenere, luogo-trappola del familiare che diventa estraneo e teatro della mattanza finale.
Nonostante il body count non sia elevato, le persone attorno al protagonista cominciano ad essere uccise, mentre nessuno crede al fatto che qualcosa di strano stia accadendo. Se nello slasher avviene lo scontro finale tra eroe (eroina) e antagonista, in Society – The Horror l’antagonista è una massa informe, una fusione di corpi, la vera faccia (le vere facce) di quel male che era sempre stato sotto gli occhi di tutti, ma impossibile da vedere a causa della sua apparenza sfavillante e accecante. Un male cui tutti contribuiscono, di cui chiunque vuole fare parte… tranne il nostro Bill: il rifiuto di omologarsi gli garantisce la sopravvivenza al massacro. L’ultimissima scena ci mostra la sua fuga da casa, evento che segna la sua crescita ed emancipazione.
La Società degli Stati Uniti
Siamo alla fine degli anni ’80 negli Stati Uniti, durante gli ultimi momenti del secondo mandato del presidente Ronald Reagan. Society – The Horror è, riprendendo le parole dello stesso Yuzna, una realistica rappresentazione di un’élite abulica di morti viventi. Il consumismo sfrenato, l’ostentazione del benessere economico, il divertimento a tutti i costi erano gli ingredienti del “sogno americano”, ancor di più in quel periodo. Se da un lato ciò ha prodotto yuppies narcisisti come lo psicopatico Patrick Bateman di American Psycho, dall’altro lato troviamo torpore e decadenza – psicologica e fisica – ben esplicitati nel film di Yuzna, soprattutto nella super-gory sequenza finale. I corpi in Society – The Horror sono belli ma mostruosi, inquietanti perché attraggono e ripugnano allo stesso tempo, proprio come il sistema in cui ci si ritrova a vivere. Un seno sulla schiena o un paio di gambe attaccate al contrario sono la sintesi di quella società che, moralisticamente, viene disprezzata ma da nessuno messa in discussione. Perché, in fondo, anche se un po’ fa ribrezzo, tutti vorrebbero mettere le mani su quelle gambe e su quel seno.
Society – The Horror chiude in bellezza gli anni ’80 e ancora oggi, a più di 30 anni dalla sua uscita, non smette di ammaliare. Ma chi meglio dello stesso Brian Yuzna può parlare di questo capolavoro? Cliccando qui potete guardare l’intervista di Horror Italia 24 al regista durante il Trieste Science+Fiction Festival di Torino nel 2019.