Oggi, 20 Maggio, ricorre il compleanno di Mike Flanagan, uno dei nomi di spicco del panorama horror contemporaneo. Il regista e sceneggiatore ha raggiunto tale status soprattutto per serie come “The Haunting” e pellicole di richiamo come “Doctor Sleep”, tuttavia la sua carriera è stata molto più prolifica.

Se l’anno scorso avevamo festeggiato la ricorrenza con il suo debutto cinematografico, “Oculus”, quest’anno ci concentreremo su “Somnia” ( titolo originale “Before I Wake”) del 2016.

TRAMA

Mark e Jessie si stanno riprendendo dalla dolorosa perdita del figlio Sean. I due coniugi decidono quindi di adottare Cody, un bambino estremamente educato e gentile. Ciò che non sanno, tuttavia, è che il piccolo possiede lo straordinario potere di materializzare ciò che sta sognando.

Però, se è vero che i suoi sogni diventano reali, lo stesso vale anche per gli incubi…

RECENSIONE

Somnia” è senza dubbio uno dei film meno ricordati e apprezzati della carriera di Flanagan. A ben vedere, tuttavia, questo status non è per nulla meritato. Difatti la pellicola, come vedremo, ha dei difetti ma anche dei solidi punti a proprio favore.

I primi minuti sembrano seguire, per filo e per segno, i binari della narrazione legata ai “bambini malefici”. Dopo una scena di apertura in cui vediamo un uomo in procinto di uccidere Cody, ne conosciamo i genitori affidatari (Mark e Jessie) e sappiamo che il bambino è già passato attraverso diverse famiglie. Tutto già visto, tutto già prevedibile. E’ però qui che la sceneggiatura, co-scritta dallo stesso Flanagan, prende binari del tutto nuovi, che portano Somnia verso territori inaspettati e creativi.

Non è per nulla un azzardo, infatti, considerare questa pellicola come una gigantesca fiaba a tinte dark piuttosto che uno dei tanti horror aventi a che fare con bambini dai poteri occulti. I toni fiabeschi prendono avvio già dalla primissima scena in cui il potere di Cody si manifesta, con l’apparizione delle farfalle di cui il piccolo è appassionato. I colori accesi, la traccia musicale e l’atteggiamento incredulo di Mark e Jessie fanno sì che, senza contesto, la parte iniziale della scena sembri appartenere a un genere del tutto diverso dall’horror. Il tema della fiaba, peraltro, viene reso manifesto dalla scena di chiusura, in cui Jessie racconta a Cody una spiegazione degli eventi da poco occorsi proprio come episodi di una narrazione fiabesca, per confluire nell’immancabile lieto fine.

Cody, peraltro, rimane dall’inizio alla fine un bambino incredibilmente gentile, curioso e buono. L’interpretazione di Jacob Tremblay, che all’epoca delle riprese aveva solo 7 anni, è davvero ottima. Più che il cattivo, come i primi minuti ci porterebbero a pensare, Cody è il perno centrale della nostra fiaba, coinvolto in un viaggio verso la scoperta e l’accettazione di sé. Ma possiamo davvero affermare che esista un “villain” in Somnia? No, ed è questo uno dei principali punti di forza.

Jessie compie una serie di azioni sbagliate nel cercar di far sì che Cody assimili informazioni sul defunto Sean in modo da riprodurlo in sogno, ma una parte di noi riuscirà comunque a condonare tale operato in virtù del tremendo lutto che la donna sta ancora elaborando. E, quando lei stessa arriverà a rendersi conto delle proprie azioni, non esiterà a chiedere perdono al bambino. Dopotutto Mark e Jessie, nonostante siano spaventati dal peso dei poteri di Cody, non smettono di amarlo nemmeno per un secondo.

L’Uomo Cancro allo stesso modo non può essere considerato un villain a tutto tondo. Come la rivelazione finale ci permetterà di comprendere appieno, esso non è altro che l’elaborazione distorta che la mente del piccolo Cody aveva fatto della madre ormai devastata dal “cancro”, parola di cui il bambino non conosceva il significato. E, in maniera contorta, le azioni della creatura non sono altro che il residuo di un amore materno che vive ancora nella mente del piccolo.

L’idea di fondo del film, la materializzazione dei sogni, è molto semplice. Ciò che veramente permette a Somnia di distinguersi e l’abilità con cui essa viene esplorata e declinata. Le materializzazioni oniriche che vediamo nel film infatti restano sempre fedeli all’idea di fondo che provengano dalla mente di un bambino e dal grado di conoscenza che egli ha di alcuni concetti. Se le farfalle sono estremamente vivide e realistiche, la materializzazione del defunto Sean non è altro che un involucro costruito a partire dalle poche informazioni che sono state date a Cody.

Molto interessante, poi, è la scena in cui acquisisce realtà un frammento simbolico presente nell’inconscio del bambino. Nell’ultimo, visivamente stupendo, atto di film, Jessie vede infatti materializzarsi la sua versione “da incubo” intenta a modellare il volto di Cody sulle fattezze di quello di Sean. Se infatti, come già dichiarato, possiamo contestualizzare le azioni della donna in relazione al suo dolore, tale spiegazione non poteva essere elaborata dalla mente del bambino. E’ così che capiamo che, nel proprio subconscio, Cody aveva ipotizzato che anche Jessie e Mark non lo avessero accettato in quanto persona, ma come uno strumento.

Alcuni dei brani della colonna sonora del film sono stati composti da Danny Elfman. Particolarmente bello è “Sean”, che rimanda alle toccanti tracce che il compositore aveva già modellato per film come “Edward Mani di Forbice”.

Ottimo è poi il lavoro di design per le componenti più inquietanti. L’Uomo Cancro, che in diverse scene non viene (per fortuna) reso in CGI, ha un aspetto che coniuga alla perfezione la necessità di incutere timore con un gusto cartoonesco che lo rende credibile come prodotto della mente di un bambino.

Venendo ai difetti, Somnia risente di una grande debolezza di fondo: appare tutto molto affrettato. Alcuni personaggi, come il bullo e l’amica di Cody, appaiono per pochissime scene e non hanno un vero e proprio ruolo ai fini della trama. Allo stesso modo, non sembra esserci nemmeno tempo per chiarire che fine abbiano fatto le persone rapite dall’Uomo Cancro. La fiaba che Jessie racconta al bambino sembra suggerire che esse siano tornate sane e salve, ma è davvero troppo veloce e poco chiara per poter essere considerata una spiegazione vera e propria. Data la travagliata storia dietro al rilascio del film, avvenuto ben tre anni dopo le riprese, si potrebbe ipotizzare che alcune scene siano state tagliate per mantenere a forza il minutaggio sotto i 90 minuti complessivi. Fatto sta che è difficile non risentire di una sensazione di rush, specialmente nella seconda metà dell’intreccio.

In definitiva, Somnia è una pellicola che merita una seconda possibilità. Una fiaba dark che affronta temi importanti, sfrutta al meglio la propria premessa di fondo e che, per quanto affrettata, non manca di regalare una piacevolissima esperienza di visione.

Classificazione: 3 su 5.