Il 20 giugno 2013 debuttava nelle sale italiane Stoker, il primo film in lingua inglese del regista sudcoreano Park Chan-wook.
Questo articolo contiene SPOILER.
Un accenno di trama
E’ il giorno del diciottesimo compleanno di India Stoker (Mia Wasikowska) quando il padre della ragazza, Richard (Dermot Mulroney), perde la vita in un tragico incidente stradale. Al funerale, India e la madre Evelyn (Nicole Kidman) fanno la conoscenza dell’affascinante Charlie (Matthew Goode), il fratello minore di Richard. Il rapporto già incrinato tra India e Evie sarà messo a dura prova dalla permanenza a casa Stoker di questo misterioso parente, il cui ritorno è tutto fuorché casuale.
Amore di madre
Evie ama sua figlia, ma il suo è un amore non corrisposto. Ai suoi occhi, India è una sconosciuta, un enigma impossibile da risolvere. Verso la fine, Evie le domanda: “Chi sei tu? Non dovresti amarmi?”. Sembra una domanda crudele da porre al proprio figlio, ma la verità è che la donna non riconosce la figlia che ha portato in grembo. India, infatti, non si è mai aperta con la madre, eludendo ogni suo tentativo di conoscerla, e l’ha rifiutata come genitore sin dal momento della sua nascita. Per preparare la Kidman al suo ruolo, Chan-wook le ha detto:
“Da quando hai tenuto in braccio la tua bambina, questa bambina non lo ha mai voluto.”
India crescerà sentendosi lontana dalla madre, e sceglierà il padre Richard quale genitore prediletto. Quando incontra Charlie, Evie non nasconde le sue fragilità al nuovo arrivato. E’ presto evidente che la donna si sente in trappola. Costretta a vivere in una grande casa con una figlia indifferente, Evie conduce un’esistenza priva di stimoli, e rimpiange di non aver vissuto appieno una vita che sembra ormai starle alle spalle. Ma la protagonista è ancora una donna giovane e bella, e le attenzioni che le riserva il cognato, che le ricorda vagamente il marito da giovane, la fanno sentire di nuovo desiderabile. Infatti, se India detesta essere toccata, la madre anela proprio a quel tocco per sentirsi di nuovo viva. Ed ecco che, all’improvviso, Charlie diventa il suo salvatore, qualcuno che possa finalmente liberarla da questo stato di apatia. Qualcuno con cui ricominciare da zero altrove.
Metamorfosi
India è un’adolescente taciturna, introversa e solitaria. Per la ragazza, il mistero che sembra avvolgere il passato dello zio diventa presto un irresistibile richiamo, una traccia da seguire che porta al suo Io nascosto. Inizialmente, il suo istinto sembra metterla in guardia sulle reali intenzioni di Charlie, ma non sarà sufficiente a tenere India lontana da lui. La ragazza ne è attratta e disgustata al contempo. Lo studia quando pensa che lui non la guardi, si introduce in camera sua quando lui non c’è. Vuole conoscerlo, ne sente il bisogno. Charlie è la sua famiglia.
Ovviamente, India non immagina che in passato lo zio si sia macchiato di un orribile delitto, né immagina di cosa lei stessa sia capace di fare finché lui non glielo mostra. Il regista ha dichiarato:
“Ogni persona ha un seme del male dentro di sé, e quando ti imbatti in un mentore così ammaliante, egli è capace di trasformare con successo quel seme in un fiore.”
Tra India e Charlie prende il via un perverso gioco di seduzione, in cui cacciatore e preda si confondono. Il rapporto tra i due, ai limiti dell’incesto, raggiunge un climax nella scena del duetto al piano. Per India, è un momento estatico, l’istante in cui ha luogo la sua liberazione spirituale e sessuale. Chan-wook ha detto di questa scena:
“Per me, questa scena non è una performance pianistica. E’ una metafora per un rapporto sessuale.”
A contatto con lo zio, si disvelerà la vera natura della protagonista. Una sera, dopo aver sorpreso Evie e Charlie in atteggiamenti intimi, India scappa di casa. Accecata dalla gelosia, la ragazza si apparta nel bosco con Whip Taylor (Alden Ehrenreich), l’unico compagno di scuola che la tratti con gentilezza.
Ben presto, quella che inizia come una gita romantica sfocia in un tentativo di stupro. Ma India non è indifesa come Whip potrebbe pensare: qualcuno l’ha seguita nel bosco, e quando la situazione precipita, quel qualcuno coglie Whip alle spalle e lo strangola con la sua cintura. All’inizio, India rimane sconvolta dalla brutalità di Charlie, ma in una scena chiave, mentre sotto la doccia ripensa alla sua cintura stretta intorno alla gola di Whip, la ragazza prova piacere al pensiero della violenza perpetrata dallo zio. La sua metamorfosi è compiuta.
Sangue cattivo
Charles Stoker è un sociopatico che ha trascorso tutta la sua giovinezza in un istituto psichiatrico. Quando Charlie incontra la vedova del fratello e la nipote, nulla lascia supporre che nel passato di quest’uomo cortese e dall’aspetto ricercato possano nascondersi degli scheletri, e, nello specifico, quello del suo fratellino Jonathan, che Charlie seppellì vivo quando era solo un bambino. Eppure, ad uno sguardo più attento, si coglie nel protagonista maschile di Stoker un che di infantile. Quando India fruga nella sua borsa da viaggio, la ragazza trova una pistola giocattolo blu. La pistola è un feticcio, un legame diretto con quell’evento macabro di cui Charlie si è reso protagonista da bambino.
Una volta stabilitosi a casa Stoker, Charlie non esita ad eliminare chiunque si metta tra lui ed India. Alla nipote, l’uomo confesserà di aver ucciso Richard, e di aver poi simulato un incidente stradale perché il fratello voleva tenerlo lontano da lei, forse per evitare che esercitasse sulla figlia una cattiva influenza. Lo stesso Richard dice a India mentre cacciano:
“A volte devi fare qualcosa di male per impedirti di fare qualcosa di peggio.”
E’ probabile che il padre di India avesse visto qualcosa in lei, quel qualcosa che scorre nel sangue degli Stoker, o forse è stato proprio lui a creare un mostro, a instillare in India quella scintilla che, più tardi, Charlie avrebbe visto in lei. Secondo Chan-wook, è attraverso il sangue che il male si trasmette di generazione in generazione, come un carattere ereditario. Tuttavia, finché India non sceglie di assecondare la sua predisposizione alla violenza, tutto è ancora possibile: la protagonista può essere l’eroina o l’antieroina della storia.
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La fine dell’innocenza
Ogni anno, India riceve per il suo compleanno un paio di scarpe, sempre delle Oxford basse ed anonime. La ragazza crede che sia il padre a regalargliele, e solo in un secondo momento scopre che, in realtà, è stato lo zio a spedirle dall’Istituto. Sarà sempre Charlie a regalarle un paio di tacchi per il suo diciottesimo compleanno. A differenza delle Oxford, che esprimono innocenza e sono prive di connotazioni sessuali, i tacchi simboleggiano la sua transizione a giovane donna.
La scenografia
Le camere di casa Stoker, residenza sontuosa ma claustrofobica, riflettono le personalità delle sue proprietarie: mentre la stanza di India è ordinata e ben organizzata, quella di Evie è caotica e ingombra di piante. Inoltre, nel film di Chan-wook è emblematico l’uso dei colori: la camera di Evie ha le pareti rosso opaco, colore che rappresenta la sua natura passionale e la femminilità che incarna; l’uso del verde, invece, all’interno e all’esterno dell’abitazione, rende la casa simile ad un terrarium (altro elemento a sostegno della metafora animale).
La particolarità della scenografia del film di Chan-wook, curata da Thérèse DePrez (Black Swan), sta in una forma ricorrente in casa Stoker: la forma di un uovo. Il regista ha detto in proposito:
“Questa è la storia di un pulcino (India) intrappolato dentro un guscio d’uovo. E zio Charlie entra nella sua vita per rompere quel guscio.”
L’influenza di Alfred Hitchcok
Stoker è una pellicola raffinata e minimale, popolata di personaggi inusuali e magnetici. Il film, pervaso da una tensione sotterranea costantemente percepibile, è una favola gotica difficile da classificare con esattezza quale film drammatico, thriller o horror. La sceneggiatura di Stoker (scritta da Wentworth Miller, la star di Prison Break) è un trionfo di rimandi al cinema di Alfred Hitchcock, evidenti anche nel film di Park Chan-wook. Già il nome del misterioso intruso, Charlie, è un richiamo allo zio Charlie del film del 1943 L’ombra del dubbio. Ma non finisce qui. Degli uccelli imbalsamati (catturati da India e Richard durante le loro battute di caccia e successivamente impagliati da quest’ultimo) arredano lo studio di casa Stoker. L’hobby della tassidermia non può far a meno di richiamare alla memoria il più celebre tra i protagonisti hitchcockiani: Norman Bates di Psycho. Lo stesso Matthew Goode/Charlie ricorda vagamente, nell’aspetto, proprio Anthony Perkins. Chan-wook, che ha scelto la strada della regia dopo aver visto il film Vertigo (1958), ha detto del cinema di Hitchcock:
“Di alcuni dei film di Hitchcock, mi piace il concetto di cercare qualcosa che non puoi afferrare davvero. Apprezzo il processo di ricerca – quando pensi di averlo colto, ti sfugge dalle dita. Quel genere di qualità è davvero attraente.”
Con Stoker, il regista si è dimostrato all’altezza del suo idolo, conquistando il pubblico occidentale e regalando ai posteri una storia di formazione difficile da dimenticare, in cui tutto è il contrario di ciò che sembra.
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