Sono trascorsi 10 anni dall’uscita di Super 8, film sci-fi del 2011 diretto da J.J. Abrams (Castle Rock, Star Wars). Il film, un omaggio alle gioie della regia e al cinema del grande Steven Spielberg, fa fare un salto indietro nel tempo degno di Ritorno al Futuro, e riporta in auge quelle atmosfere che, dal 2016, troveranno ampio sviluppo in una delle serie TV più apprezzate dell’ultimo decennio: Stranger Things.
Trama
1979. Lillian, Ohio. Quando la madre perde la vita in uno sfortunato incidente sul lavoro, Joe Lamb (Joel Courtney) deve fare i conti con l’immenso vuoto lasciato dalla perdita dell’amato genitore. Nei mesi successivi al tragico evento, la convivenza con il padre vice sceriffo (Kyle Chandler), un uomo duro e poco incline a mostrare le proprie emozioni, si fa difficile. Solo il progetto di realizzare insieme al suo gruppo di amici un film di zombie in Super 8 distrae Joe dal suo dolore. Una notte, mentre girano una scena del film nella stazione locale, i ragazzi sono testimoni di un disastro ferroviario destinato a cambiare per sempre la loro percezione del mondo. Quando una vendicativa creatura aliena fuggita da un vagone merci minaccia di scatenare il caos nella loro piccola città, Joe e i suoi amici scoprono che alcune porte non andrebbero mai aperte.
La collaborazione con Steven Spielberg e i riferimenti autobiografici
Super 8 è frutto di una fortunata collaborazione con un colosso del cinema di fantascienza: Steven Spielberg. Il film è stato prodotto e firmato dalla Amblin Entertainment, la compagnia di produzione del regista di E.T. l’extra-terrestre. Super 8, un chiaro omaggio al cinema di Spielberg e agli Amblin Movies degli 80s (I Goonies, Gremlins, Ritorno al futuro, E.T.) entra di diritto a far parte di una categoria di film senza tempo, cult indimenticabili anche a 40 anni dalla loro prima uscita nei cinema. L’influenza degli Amblin Movies, storie di avventura e coraggio rivolte a un pubblico di ragazzi, è palpabile nel film di Abrams, che serba in sé molti fra gli elementi classici dei blockbuster degli anni ’80:
- gli eroi del film sono giovani protagonisti sempre in sella alle loro biciclette e alla ricerca di sé stessi;
- la riflessione sul potere dell’amicizia, che rende possibile affrontare insieme ai propri compagni di avventura (umani e non) ogni ostacolo;
- la minaccia soprannaturale, che stravolge la quotidianità dei personaggi e infonde un senso di mistero alla realtà che credono di conoscere;
- l’attenzione riservata al punto di vista dei protagonisti adolescenti, giovani outsiders che gettano un primo sguardo sul mondo adulto.
Quella tra J.J. Abrams e Steven Spielberg è una collaborazione di lunga data, iniziata quando il primo era ancora un regista esordiente: quando avevano solo 15 anni, Abrams e l’amico regista Matt Reeves (Cloverfield, Blood Story), furono contattati dall’assistente di Spielberg per restaurare alcuni tra i suoi primi lavori. Era il sogno di ragazzo di Abrams avere un giorno, l’onore di lavorare fianco a fianco con il suo idolo, e Super 8 è stato per lui l’occasione di dare voce a tutte le sue speranze di adolescente. Per stessa ammissione di Abrams, il film è stato ispirato dai suoi esordi alla regia. Super 8 è la storia di un gruppo di cineamatori che, nell’estate del 1979, girano un film sulla falsariga de La notte dei morti viventi di George A. Romero da presentare ad un festival indipendente, festival indipendenti che sono stati per Abrams e Reeves un trampolino di lancio. Ne deriva che il protagonista Joe è un alter-ego di Abrams, con i suoi modellini e le miniature che, all’epoca, erano usati dal regista esordiente come oggetti di scena. Lo stesso titolo del film non è casuale: Abrams fece le sue prime riprese usando la cinepresa Super 8 dei genitori.
Metafore mostruose
In un’intervista per Collider, J.J. Abrams ha dichiarato che la creatura di Super 8 non è altro che una metafora del lutto vissuto dal protagonista.
“Questa cosa (il lutto) è spaventosa, è terribile, è un vero incubo, ma è anche qualcosa con cui è necessario entrare in contatto per capirla davvero, e poi superarla.”
J.J. Abrams
Per Joe, un ragazzo alle soglie dell’adolescenza, è impensabile affrontare i pericoli in agguato nel mondo adulto senza il sostegno della madre, il suo porto sicuro. Il primo impatto con la morte è traumatico per il ragazzo perché segna la fine del suo mondo perfetto, un mondo fatto per due: madre e figlio. E’ per questa ragione che il protagonista di Super 8 fatica ad accettare la morte del genitore, significherebbe dover dire addio a quella parte di sé che ancora non è pronto a lasciare andare: la sua innocenza. L’intento di J.J. Abrams è quello di esteriorizzare l’esperienza interiore del ragazzo.
Il mostro, un extraterrestre tenuto prigioniero per anni nella famigerata Area 51, è un essere intelligente e telepatico che desidera tornare sul proprio pianeta. Non nasce malvagio, lo diventa dopo aver subito le innumerevoli torture degli scienziati. Attraverso il tatto, l’alieno riesce a comunicare agli umani ciò che prova, la sua profonda tristezza, gli orrori del suo passato. Quando la creatura solleva Joe nel suo covo sotterraneo, tra i due si instaura una connessione mentale. E’ allora che il ragazzo comprende le sofferenze dell’extraterrestre, così incredibilmente familiari. Sarà solo dopo aver mostrato a Joe le crudeltà che le hanno inflitto i terrestri nell’Area 51 che la creatura lascerà finalmente la Terra per il suo pianeta. Allo stesso modo, l’incontro con l’extraterrestre insegnerà al protagonista un’importante lezione di vita: guarire è possibile. E’ emblematica la scena finale del film, quando il ciondolo della madre, una sorta di talismano dal quale il protagonista non si separa mai, sguscia via dalla sua tasca perché attratto dai magneti che compongono la navicella dell’alieno (i cui grandi occhi acquosi sono proprio quelli di Caitriona Balfe, che nel film interpreta la madre di Joe). Inizialmente, il ragazzo si aggrappa alla catenina, ma all’ultimo istante la lascia andare. Sa che è arrivato il momento di dire addio alla madre e di guardare avanti.
Super 8 e Stranger Things: i punti di contatto
Super 8 è un film dai toni cupi, una storia di crescita, una pellicola nostalgica che ha anticipato i temi e le atmosfere della serie evento Stranger Things. Sono innumerevoli i punti di contatto tra il film di Abrams e la serie TV dei Duffer Brothers:
Un tributo ad un’epoca passata indimenticabile. Super 8 e Stranger Things sono ambientati in due stati americani confinanti a pochi anni di distanza l’uno dall’altra: il treno del film di Abrams deraglia a Lillian, in Ohio, nell’estate del 1979; Will Byers scompare ad Hawkins, in Indiana, la sera del 6 novembre 1983. In entrambi i prodotti, la nostalgia per i tempi andati è palpabile: ritornano le mode di quegli anni, lo slang, e i riferimenti musicali e cinematografici abbondano. Se in Stranger Things Will e il fratello Jonathan muovono la testa al ritmo di Should I Stay or Should I Go, storico pezzo dei The Clash del 1982, in Super 8 Joe e i suoi amici scimmiottano un altro successo di quegli anni, My Sharona dei The Knack, che nel 1979 si piazzò al primo posto della Billboard Hot 100.
Quanto ai riferimenti filmici, i protagonisti di Super 8 sono impegnati a girare un tributo al cinema di Romero (non a caso, l’impianto chimico incriminato per la creazione del siero che trasforma in zombie è la “Romero Chemicals“), mentre resta indimenticabile la notte di Halloween del 1984, in cui Mike, Dustin, Lucas e Will escono a fare Dolcetto o Scherzetto travestiti da Ghostbusters, film cult che esce nei cinema americani proprio a giugno del 1984.
Inoltre, sia i protagonisti di Super 8 che quelli di Stranger Things sono dei grandi fan del cinema horror dell’epoca: dalle pareti della camera del migliore amico di Joe, Charles (Riley Griffiths), troneggia il poster di un pilastro del cinema horror, Halloween di John Carpenter; in Stranger Things, invece, il poster del film La cosa (anch’esso di John Carpenter) è affisso ad una parete nel seminterrato di Mike.
Strani esperimenti. Sia nel film di Abrams che in Stranger Things, i giovani protagonisti si trovano coinvolti in qualcosa di più grande di loro: venuti a conoscenza di alcuni esperimenti segreti del governo, i ragazzi conducono un’indagine parallela a quella della polizia, mettendo a rischio le loro vite e quelle dei loro cari. Dopo il disastro ferroviario di Super 8, gli animali fuggono impauriti dalla città, si susseguono strane sparizioni, gli elettrodomestici spariscono nel nulla, e l’elettricità va e viene. In Stranger Things, i black-out e gli sbalzi di tensione non sono una novità, né lo sono le sparizioni. Se nel film di Abrams è Alice Dainard (Elle Fanning) a sparire, la graziosa compagna di scuola per la quale Joe ha un debole, in Stranger Things, a essere rapita dal mostro è la sfortunata migliore amica di Nancy Wheeler, Barbara Holland. Mentre Allie verrà salvata in extremis da Joe, per Barbara non ci sarà alcun lieto fine.
Sia in Stranger Things che in Super 8, il cattivo è l’essere umano che gioca a fare Dio: nella serie tv dei Duffer Brothers, gli scienziati del Laboratorio di Hawkins compiono esperimenti su esseri umani dotati di abilità speciali allo scopo di potenziare quelle doti (col rischio di aprire una breccia in un mondo parallelo), mentre in Super 8 la creatura aliena viene torturata da scienziati e militari allo scopo di condurre “pionieristiche” ricerche scientifiche nel campo dell’alienologia. E’ curioso come, sia nella serie TV che in Super 8, la popolazione fa in fretta a dare una spiegazione al caos dilagante: i Sovietici si sono infiltrati in città.
La creatura. L’alieno di Super 8, affezionatamente soprannominato Cooper dalla produzione, ricorda, nell’estetica e nelle abitudini, i mostri del Sottosopra. Si tratta di una creatura di un altro mondo che si nutre di carne umana e porta sottoterra le sue vittime. I cunicoli scavati dall’extraterrestre ricordano le gallerie che corrono sotto tutta Hawkins nella seconda stagione di Stranger Things.
Un inno all’amicizia. Stranger Things e Super 8 celebrano, come i migliori Amblin Movies, la forza dell’amicizia. In entrambi i prodotti, quando la vicenda prende una piega spaventosa, i protagonisti fanno fronte comune e lottano con le unghie e con i denti per riportare a casa i loro amici scomparsi: in Super 8 Allie viene rapita dal mostro, mentre in Stranger Things Will si smarrisce nel Sottosopra ed è alla mercé dei suoi mostri, ma nulla impedirà ai loro amici di lanciarsi in una disperata missione di salvataggio, il cui esito sarà, fortunatamente, in entrambi i casi positivo.
I poster. Anche i poster del film e della serie TV si somigliano. In entrambi, i poliziotti (il vice sceriffo Lamb e l’amatissimo capo Hopper) e tre dei giovani protagonisti sono in primo piano, mentre, un po’ discosti, si stagliano gli antagonisti: i minacciosi militari dell’Air Force in quello di Super 8 e una figura indistinta con indosso quella che sembra una tuta da astronauta (uno degli uomini del Laboratorio di Hawkins) in quello di Stranger Things.
Se avete amato Stranger Things, amerete anche Super 8.
Se non l’avete ancora recuperato… correte a guardarlo! Lo trovate su Netflix.
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