Usciva vent’anni fa The call – Non rispondere, horror del maestro Takashi Miike che consolidava lo sdoganamento del cinema di paura orientale a favore dell’occidente iniziato alcuni anni prima. Tra pregi e difetti, un film che parte dalle radici dell’immaginario macabro giapponese rendendole più fruibili ad un pubblico esteso.
TRAMA
Una serie di morti inspiegabili inizia a colpire un gruppo di giovani, venendo preannunciate agli stessi tramite criptici messaggi telefonici. Una delle future vittime cerca di far luce sulle origini della mattanza e, aiutata da un tormentato detective, porta a galla una tragedia nascosta nel passato…
UNA TELEFONATA TI ACCORCIA LA VITA
The call – Non rispondere riprende il filo del discorso iniziato alcuni anni prima da Ringu sulla tecnologia e il rapporto che questa può avere come veicolo di maledizioni. Se nella pellicola di Nakata avevamo infatti un video a diffondere un messaggio di morte e vendetta, ora Miike ci porta all’attualità del telefono cellulare (ancora lontani gli smartphone) che da mezzo di comunicazione e collante tra le persone, può trasformarsi in un perfetto trasmettitore di terrore. Ancora una volta è la tecnologia lo strumento per dar voce a un’aldilà che reclama di non essere dimenticato ed è singolare come questo messaggio arrivi proprio da una nazione simbolo allo stesso tempo di modernità e tradizione.
STORIE DI FANTASMI GIAPPONESI
The call – Non rispondere, come spesso accade nel cinema nero orientale (ancor più se nipponico) è una storia di fantasmi, di anime erranti che chiedono attenzione e per farlo ricorrono ai canali più efficaci della comunicazione come videocassette, telefoni, macchine fotografiche fino ad arrivare ai giorni nostri con video virali ed altri mezzi di diffusione sempre più immediati. Il contraltare di questa modernità è sempre la tradizione, ed ecco che in una scena di The call – Non rispondere si cerca di scongiurare la morte ricorrendo ad un esorcismo, uno strumento arcaico, ancestrale, che affonda le radici in una cultura legatissima ad un passato lontano.
Questo stridente dualismo è lo specchio di una cultura imperscrutabile come quella giapponese, lontana anni luce dal desolante pragmatismo occidentale, dove nello stesso spazio possono convivere modernità e rispetto per la tradizione, senza che una sovrasti l’altra.
DA VEDERE PERCHE’
The call – Non rispondere grazie al talento del suo regista è un film orientale reso fruibile a tutto il mondo. Miike smussa l’eccessivo rigore e i tempi lunghi del classico horror nipponico e pur senza strafare (come in altri film) usa un linguaggio cinematografico più universale, con movimenti di camera che sembrano quasi omaggiare il Dario Argento prima maniera. Alcune soluzioni forse gli prendono un po’ la mano ma il tutto, alla fine, dona un ritmo più che accettabile anche per il più impaziente spettatore occidentale. Pellicola onesta di genere che comunque eleva il genere a specchio dei tempi, profetizzando, forse inconsapevolmente, quanto quel piccolo oggetto tecnologico sarebbe da lì a poco diventato cruciale nelle vite di tutti.