Di recentissima uscita in dvd e blu-ray per i collezionisti del genere, arriva in home video The Djinn, parabola horror intimista che analizza l’ambigua ed esotica figura mediorientale del Genio con potere di esaudire i desideri, declinando antiche suggestioni in incubi moderni, pur con qualche incertezza.
LA TRAMA
Dylan è un giovane ragazzo muto che vive con il padre in un piccolo appartamento. Rimasto solo una sera, trova in casa un misterioso ed antico libro che sembra celare antichi segreti ed incantesimi. Grazie al misterioso volume Dylan riesce ad evocare la figura del Djinn, spirito che è in grado di esprimere desideri, ma a caro prezzo…
GENIALE IDEA?
The Djinn è una pellicola che fin dal principio tenta di omaggiare gli anni ’80 ed un certo tipo di cinema che negli ultimi anni imperversa in lungometraggi e serie televisive. Il cinema delle sfide tra Davide e Golia, dell’ambiente domestico che diventa teatro di guerra e di giovani (adolescenti al massimo, ma meglio se bambini) che da soli devono combattere un nemico molto più grande di loro.
Se a questo aggiungiamo l’esotico fascino che le leggende mediorientali da sempre esercitano nel sempre meno ispirato occidente, The Djinn sembra un’idea a dir poco “geniale”.
L’ATMOSFERA NON E’ TUTTO
Peccato che non sia proprio così. Dopo un inizio che ben ci introduce nella vita fatta di affetto e silenzi discreti tra un padre ed un figlio rimasti soli, la vicenda si tinge di mistero nel momento stesso in cui Dylan, durante una lunga nottata solitaria viene a contatto con un’entità evocata da un misterioso libro recuperato in casa. Al Djinn il giovane chiede di avere una voce per poter parlare con il padre, ma non sa quanto sia duro il prezzo da pagare e inizia così la sua lotta per la sopravvivenza tra le mura di una casa non più così protettiva. Una caccia spietata che come confini ha il buio di un appartamento a lume di candela e le pareti di stanze e corridoi che si dilatano grazie ad una certa abilità registica.
D’ora in poi nulla sarà più certo, il Djinn cercherà in tutti i modi di confondere il giovane con visioni e trucchi per fargli pagare il conto della sua evocazione.
Tra sensi di colpa per la madre suicida e tentativi di interrompere la magia, il giovane protagonista (un comunque bravo Esdra Dewey) ci ricorderà a tratti il piccolo Thomas di Un minuto a mezzanotte, capace di non perdere la lucidità durante le sortite del maligno con sorprendente fermezza, fino al sospeso finale.
TROPPI MINUTI A MEZZANOTTE
Il problema più grosso di The Djinn è puntare tutto sull’atmosfera senza costruire una trama più solida e lasciando troppe cose all’immaginazione. Il rapporto tra la morte della madre e il piccolo Dylan, la figura del padre, il ritrovamento del libro che ospita il Djinn, sono tutti argomenti accennati solo in funzione di farci assistere allo scontro con il Djinn che diventa l’unico focus della narrazione.
Gli scarni ottanta minuti di pellicola diventano così un tempo troppo lungo, focalizzato in una vicenda che ha una sceneggiatura da cortometraggio, che poco dice e nulla spiega, tutta presa dalla costruzione visiva di una tensione che alla fine scema.
Ancora una volta, dopo il mediocre Djinn di Tobe Hopper del 2013, l’occidente cerca di appropriarsi di suggestioni lontane che non conosce e probabilmente non capisce a dovere, partorendo topolini da montagne oscure, troppo ardue da scalare.