Rilasciata su Netflix l’attesa stagione The Haunting of Bly Manor, dopo il successo di Hill House, Mike Flanagan ci racconta un’altra storia di fantasmi. Una serie che cattura ed affascina lo spettatore non puntando solo a spaventarlo
Era il 12 ottobre del 2018 quando su Netflix debuttò una nuova serie horror che sarebbe stata presto sulla bocca di tutti: The Haunting of Hill House. L’esperienza e la passione di un regista come Mike Flanagan per il genere horror maturato negli anni, da Oculus a Doctor Sleep, ha stregato gli spettatori di tutto il Mondo. La sua voleva essere una trasposizione moderna di grandi classici della letteratura gotica a tema fantasmi. Il punto di riferimento di Hill House fu l’omonimo romanzo di Shirley Jackson, mentre con Bly Manor ci porta nella atmosfere de Il giro di vite di Henry James. Rispetto alla prima, questa stagione rimane ben più fedele alle tematiche della novella del 1898. Ovviamente ci saranno anche qui delle notevoli differenze, ma Flanagan ha saputo ben amalgamarle in una visone nuova e personale.
Un’educatrice, una governante, un cuoco, una giardiniera e due orfani
Come in tutte le storie di fantasmi, anche in Bly Manor ascoltiamo il racconto da una misteriosa narratrice durante le prove di un banchetto nuziale. A differenza del racconto, non c’è alcun manoscritto, ma la narratrice si dichiara estranea ai fatti e di aver appreso la storia.
Nel 1987, Dani, giovane americana fuggita a Londra per un passato che vuole dimenticare, è in cerca di lavoro. Risponderà all’annuncio di Henry Wingrave, facoltoso avvocato della City, che ha ricevuto in custodia una villa nell’Essex e i suoi due nipoti. I bambini sono rimasti orfani dei genitori, morti in un tragico incidente, e vivono nella magione accuditi dalla poca servitù rimasta. Una strana famiglia allargata per Miles, il maggiore di 10 anni, e Flora, la piccola di 8 anni.
I piccoli vengono accuditi a Bly Manor da Hannah Grose, una governante gentile e premurosa, dal simpatico Owen, uno chef costretto per problemi famigliari a far ritorno in Inghilterra e dalla giardiniera Jamie, burbera solo all’apparenza. Ma non saranno gli unici ospiti che vivono nella tenuta e Dani lo scoprirà molto presto!
Gli oscuri fantasmi del passato
Tema centrale in Bly Manor sarè quello del ricordo. Infatti sarà quella la chiave di lettura dell’intera vicenda. Ricordi in cui rifugiarsi, ricordi che si trasformano in un inferno personale e ricordi che, piano piano, svaniscono dimenticandosi nelle gelide acque del laghetto fuori dalla tenuta.
Fondamentali saranno anche due personaggi che vissero tra i corridoi di Bly Manor prima dell’arrivo di Dani: Peter Quint e Rebecca Jessel. Il primo era il braccio destro del signor Wingrave, ambizioso e disposto a tutto pur di arricchirsi e scomparso nel nulla; Rebecca, invece, era la prima istitutrice di Miles e Flora, morta misteriosamente nel laghetto della proprietà. Tra i due nacque una relazione impensabile che arriva a contagiare gli inquilini di Bly anche nel presente.
Il passato però affonda le sue radici ben più in profondità, e la tragica storia di Bly Manor lo ricorda con le presenze che si aggirano la notte tra i saloni e i corridoi dell’ala proibita. In questo caso, Flanagan utilizza un’altra costante dei racconti gotici e non solo, una parentesi narrativa nel passato che diventa una storia all’interno della storia. La tragica vicenda di Viola e Perdita, raccontata nell’episodio 8, sarà la chiave dell’intera storia discostandosi dal racconto di James che rievocava solo i tragici fatti di Peter e Rebecca.
Un baule di macabri ricordi
Sarà proprio la storia di Viola e Perdita, le due uniche eredi del primo proprietario di Bly Manor ha sconvolgere le leggi della fisica di un’antica tenuta costruita nel XVII secolo. Una vicenda resa ancora più lugubre ed affascinante dall’uso del bianco e nero che ci discosta dal presente della narrazione, anche se la voce narrante rimane sempre la stessa.
Un pezzo fondamentale del grande mosaico che ci viene narrato , che ci permetterà di tirare le fila del discorso prima del sorprendente finale. Infatti, sarà proprio quello che successe secoli prima a tormentare anche nel presente gli abitanti della proprietà dell’Essex. Da un misterioso baule nella soffitta alle impronte di fango che compaiono ogni notte verso l’ala proibita.
Meno spaventi, tante emozioni
Il paragone con Hill House risulterebbe anche ingiusto. In quella stagione, Flanagan aveva voluto discostarsi molto dal romanzo della Jackson per inserire diversi sotto-trame parecchio spaventose. Con Bly Manor, come detto, risulta più fedele al racconto di James che diviene presto un vero dramma umano avvolto nel soprannaturale. Infatti, non si può non rimanere affascinati dall’abilità con il quale il regista mette in scena le storie di personaggi che trovano tutti il loro spazio. Con una fotografia sempre volta a valorizzare gli splendidi interni e con colori spesso caldi virati sul giallo o sul blu. Gli attori, molti dei quali con cui Flanagan già lavorò in Hill House, sono in parte e difficili da dimenticare. Molto bravi anche i due bambini, in particolare Benjamin Evan Ainsworth (Miles), in un ruolo non semplice per la sua giovane età.
The Haunting of Bly Manor risulta un’ennesima prova del talento di Mike Flanagan con le storie di fantasmi, attraverso un approccio dal sapore antico ma non per questo desueto. Un’esperienza che cresce, episodio dopo episodio, anche nello spettatore che si ritrova a vagare per lugubri corridoi e buie stanze di una sperduta villa alla ricerca di ricordi perduti ma forse non dimenticati!