Ben 7 anni fa, qualche mese dopo la pubblicazione del primo The Last Of Us, Naughty Dog aveva iniziato a deliziarci con una serie di dichiarazioni che lasciavano intendere chiaramente che ci sarebbe stato un sequel di uno dei titoli più belli della storia dei videogiochi.
Visto l’elevatissimo hype che si era creato intorno al titolo, i fan iniziarono a gioire in tutti sensi, chiedendosi quando sarebbe stato rilasciato tale seguito.. Beh, di tempo ne hanno dovuto attendere davvero molto, ma possiamo dire in ogni modo che ne è valsa davvero la pena.
Hanno dovuto ovviamente attendere una generazione di console in più, infatti tale parte II è stata pubblicata esattamente alla fine di questa ottava generazione, proprio come il capostipite della saga, pubblicato anche lui al termine della precedente (la settima per l’appunto).
Felicità ed entusiasmo a parte, possiamo tranquillanente dire che The Last of Us Parte II va a collocarsi nell’Olimpo dei migliori videogiochi di questa generazione di console, ma non perché siamo di parte, ma perché si tratta di un capolavoro sotto tutti gli aspetti, che oltre l’impressionante impatto grafico, ha ben tanto da dire, a cominciare dalle forti tematiche sociali in esso trattate.
Cominciamo ora con ordine.
Di tempo ne passa continuamente, gli anni procedono e l’umanità è praticamente spacciata: una sorta di condanna piega ormai il mondo, avvolto in un lugubre destino, ormai ineluttabile.
I pochi umani sono alla costante ricerca di un equilibrio, ed è quello che Joel ed Ellie sembrano aver raggiunto, con fatica, tra le mura di Jackson. C’è voluto del tempo, uno sforzo di dura accettazione della realtà e un po’ di musica, diffusa dalle corde di una vecchia chitarra, proprio come in una profezia di Giorni Futuri.
La storia di The Last of Us Parte II inizia subito mostrandoci quanto sia difficile andare avanti con la vita, sopportarsi, aver cura di un rapporto nato per necessità, fondato principalmente su una bugia. Il gioco affronta nell’immediato tale tematica, decisamente ostica al punto da averci perseguitato per tutto questo tempo. Considerando tale questione, è proprio da lì che possiamo parlare di una scelta umana e scellerata, in modo da definire una volta per tutte quello che è il peccato di Joel. Da tutto ciò sboccia un intreccio narrativo di prim’ordine e semplicemente perfetto: una trama incredibile, curatissima e meravigliosa, che per circa trenta ore disfa e rifà rivoluzionando ogni certezza del giocatore, portandolo a riconsiderare ciascun personaggio, a riflettere su sé stesso e sui propri principi etici e morali.
Quello che dobbiamo apprezzare di questo gioco, è sicuramente la vendetta sociale che si cela dietro a tutta la trama, senza pur voler dare un giudizio a niente. Il senso del gioco è prettamente velato, sconsiderato e allo stesso tempo funzionale a quello che il videogiocatore si aspetta da esso.
Naughty Dog vuole proprio che si crei empatia tra il giocatore e il personaggio: vuole esattamente che il primo si rifaccia al secondo, fondendo quelle che sono le capacità di interpretazione di ciascuno di noi con il senso di libertà ed esplorazione che solo un’avventura di questo tipo può consentire.
Il tempo in questo caso scorre decisamente più veloce rispetto al primo episodio. Mentre in quest’ultimo il tempo procede più lentamente e si affrontano le varie stagioni, qui la trama si articola in un paio di giorni e il tutto si svolge in maniera più frenetica e coinvolgente.
Anche i lunghi flashback non risultano mai fastidiosi, perché sono inseriti al momento opportuno e con una meticolosità che solo la stessa Naughty Dog ha saputo esprimere, frutto di una lavoro assolutamente impeccabile.
The last of Us Parte 2 è esattamente come il suo precedessore un’effettiva mescolanza di generi, che coinvolgono ulteriormente lo spettatore/giocatore in un vortice di emozioni, come probabilmente nè il predecessore nè i vari Uncharted, per certi punti di vista, hanno saputo fare.
Il gameplay è prettamente action survival, ossia una combinazione di survival horror/action game/stealth game, quindi a tutti gli effetti si parla di un genere che non è altro che la fusione dei tre menzionati prima; una novità interessante, che ben si amalgama con quello che è il tipo di gioco che abbiamo di fronte.
L’aspetto che poi mi ha colpito ulteriormente del titolo, è che all’interno dell’avventura non vi è mai la stessa ambientazione riproposta due volte, ma bensì una varietà di luoghi talmente vasti che mi hanno lasciato letteralmente a bocca aperta e che sono perfettamente funzionali alla storia che eravamo abituati a conoscere e che conosciamo in questo caso. Si parla di un mondo, quello proposto in tale gioco, davvero grande, tutto da esplorare, dove passando tra zone piene di infetti, oppure tra le zone dove ci sono i soliti briganti che vogliono ucciderci, non annoia mai, trasportandoci davvero su un altro livello.
Una vera e propria perla che sicuramente non delude, e non lo farà nemmeno con i “puristi”, che in questo caso avranno davvero pane per i loro denti quando arriveranno al finale.
Una gioia in tutti sensi averlo qui.
Gustatevelo tutto, ma proprio tutto. Perché l’ottava generazione di console non poteva davvero terminare in modo migliore.
Grafica: 10
Longevità : 10
Sonoro: 10
Meccaniche: 10
Controlli: 9.5