The Menu è un film che mescola diversi generi, dal thriller alla commedia, e vede nel cast principale Ralph Fiennes che interpreta un misterioso chef stellato. Il film, dal 17 novembre in sala, è diretto da Mark Mylod e scritto da Seth Reiss & Will Tracy
Trama: un gruppo di persone arriva su un’isola per degustare l’ultimo menu esclusivo di uno chef di fama mondiale, e condividere un’esperienza culinaria indimenticabile. Ralph Fiennes interpreta lo chef Slowik, che gestisce la sua cucina con l’autorità di un ufficiale militare, creando piatti che portano la pretenziosità a un livello superiore. Anya Taylor-Joy interpreta Margot, una giovane donna che accetta l’invito di Tyler (Nicholas Hoult).
The Menu, un thriller-horror satirico che dividerà il pubblico
Mark Mylod è un regista televisivo che ha diretto alcuni episodi delle serie Il Trono di Spade e Succession: in particolare, aveva lavorato in un episodio di Succession scritto da Will Tracy. Quell’episodio era quasi completamente ambientato durante una cena e, per dirigerlo, Mylod aveva utilizzato un approccio ispirato al film di Robert Altman Gosford Park, che ha poi usato in parte anche in The Menu.
<<Volevamo prendere in giro l’industria della ristorazione ma senza mancare di rispetto alla forma d’arte e alle persone che sono coinvolte in quest’industria: era un equilibrio molto complesso. Quando mi sono unito a questo progetto, mi sono tuffato nel mondo della ristorazione per capire come funzionasse. Ho capito che mantenere un livello artistico così elevato è incredibilmente impegnativo e stressante. Distrugge le persone. La pressione è davvero altissima>> Mark Mylod
Un thriller satirico cupo e divertente che ironizza sulla cucina stellata. A sorprendermi è stata questa capacità di fare satira senza mai schierarsi o fare discorsi etici/morali. L’umorismo nero è particolarmente cinico, e per questo motivo potrebbe risultare fastidioso per alcuni, non è il mio caso ma dipende molto dal vostro sense of humor. L’ossessione per il piatto perfetto che le persone comuni non possono permettersi, una storia da raccontare per ogni piatto. La cucina raffinata con un servizio talmente meticoloso da far sentire i clienti come se stessero vivendo un’esperienza sensoriale straordinaria.
Satira e orrore culinario
The Menu riesce a combinare una satira pungente con l’horror nel mondo culinario, l’equilibrio fra la tensione e la comicità è sempre dosato con intelligenza. Una commedia molto dark, una satira sociale in chiave horror che non brilla di originalità ma che sa essere frizzante e incisiva. Sfrutta un incipit intrigante che non delude le aspettative, la sceneggiatura di Seth Reiss e Will Tracy ha uno spirito irriverente ma sempre pragmatico, ironizza sulla cultura del cibo e l’ossessione per il lusso senza scadere in discorsi moralistici.
C’è sicuramente un discorso sociale ma il focus del film predilige sempre i personaggi e la loro natura contraddittoria, in particolare lo chef Slowik. Molti clienti che vengono serviti spesso trascurano chi si prende il tempo e la dedizione per il piatto che stanno mangiando. Questo non vale solo per la cucina, soprattutto se guardiamo alla creazione di un piatto come arte. Lo chef vuole vendicarsi perché odia la cucina stellata e i suoi clienti? Assolutamente no, chef Slowik è una persona svuotata che ha ormai perso la ragione, ma non odia il suo mestiere.
Chef Slowik e la passione per la cucina
Chef Slowik (Ralph Fiennes) nel corso degli anni sembra essere diventato una sorta di leader di una setta. Senza rivelarvi troppo, il suo non è un odio verso tutti i clienti della cucina stellata, bisogna stare attenti a non semplificare o ancor peggio andare troppo “oltre” con la riflessione. Basti pensare che uno degli invitati è un attore (scarso, da ciò che afferma lo chef), che non ha mai avuto nulla a che fare con l’alta cucina.
Un parallelismo curioso fra antagonisti sarebbe quello fra chef Slowik e il critico culinario Anton Ego (sì proprio lui! Ratatouille). Entrambi avevano iniziato questo mestiere con passione, ma con il tempo hanno perso completamente stimoli ed entusiasmo, con inerzia svolgono il loro lavoro in attesa di una scintilla che sia in grado di riaccendere il fuoco (per restare in tema) che avevano all’inizio. The Menu si focalizza soprattutto su questo, e non vuole criticare il mondo dell’alta cucina in senso ampio.
Una messa in scena essenziale per creare tensione
The Menu è stato una ventata d’aria fresca alla Festa del cinema di Roma (dopo quello di Toronto), non è facile trovare film con un mix così equilibrato fra commedia nera e tensione. Mi viene in mente il film The Hunt (2020) di Craig Zobel che riusciva in parte a essere un buon thriller satirico, non brillante ma comunque a tratti divertente. The Menu è decisamente più riuscito, ritmo e tempi comici sono gestiti con più attenzione, e anche per quanto riguarda le scene violente (e di tensione) c’è una direzione più consapevole. Visivamente è un film piuttosto asciutto che non vuole impressionare con virtuosismi o altri vezzi autoriali, l’umorismo nero è efficace anche grazie a questa messa in scena essenziale e ragionata. La fotografia è di Peter Deming, nome di un certo livello nel cinema di genere, per citare alcuni film: Strade Perdute, Mulholland Drive, Quella casa nel bosco, La Casa 2, Scream 2…
La scrittura di Seth Reiss e Will Tracy è acuta e divertente senza mai risultare pretenziosa, riesce costantemente a risultare credibile (nei limiti dell’assurdo) nonostante le varie situazioni inverosimili. Dietro a ogni piatto riescono a inserire un racconto parallelo, che aggiunge (o toglie) un lato più umano a chi è dietro i fornelli, a comporre la propria creazione culinaria (e quindi artistica). Molto suggestiva anche la scenografia che mostra un ambiente sontuoso e puro in contrappunto con un’atmosfera minacciosa.
L’arte e la creazione prima di tutto
Il film è strutturato come una cena/degustazione, con i vari piatti – divertente come vengono nominati e descritti sullo schermo – che scandiscono la progressione narrativa e l’escalation di tensione. Una catena culinaria che nasconde però un segreto e un intento molto più sinistro e inquietante di quello che appare in superficie. Margot, interpretata da Anya Taylor-Joy, è la prima a notare questa ambiguità nello chef, e diventa il personaggio chiave per la risoluzione finale. Nel mentre notiamo lo chef rimproverare alcuni invitati, che secondo lui non stanno davvero gustando quello che hanno davanti.
Da qui si possono fare delle riflessioni sullo stato dell’arte in tutte le sue forme, intrappolata com’è tra esercizi intellettuali privi di vera passione. Quel desiderio consumistico di cannibalizzare ogni impulso artistico trasformandolo in conformismo. Fotografare un piatto, ad esempio, diventa più importante che conoscerne la storia, la provenienza, e le particolarità. Slowik ha avuto inizi umili, ma è stato celebrato come grande chef solo dopo aver venduto i suoi piatti a prezzi spropositati. Il potere e la ricchezza hanno un effetto sull’arte, i ricchi possono creare e distruggere l’arte mentre allo stesso tempo risucchiano la vita dall’artista, e Slowik lo sa in prima persona. La gioia che sta nella preparazione del piatto viene sostituita dall’ossessiva ricerca della perfezione, che come sottolinea lo chef, non potrà mai esistere.
Un cast che non delude le aspettative
Anya Taylor-Joy porta un’ottima interpretazione di Margot, è il personaggio con cui tutti ci ritroviamo costretti a immedesimarci, è lei che cerca di far notare agli altri invitati quanto sia assurda la situazione. L’intrusa con il disprezzo per la cucina troppo raffinata. Ralph Fiennes è impeccabile come chef/villain, esempio perfetto di recitazione fatta di sottrazione senza enfatizzare, e ne viene fuori un’antagonista sfaccettato ed enigmatico. Fiennes gli conferisce un’intensità silenziosa e sinistra, con un magnetismo da vero leader di una setta.
Il suo principale avversario, a livello narrativo e recitativo, è appunto Anya Taylor-Joy, accompagnata da Nicholas Hoult è l’unica presenza spontanea e non impostata in un contesto volutamente caricaturale e grottesco. Nel cast, tra gli altri, anche John Leguizamo nel ruolo di un attore discutibile, Janet McTeer in quello di critico gastronomico, e Hong Chau (caratterista) nei panni di Elsa, vice dello chef che mette ordine nella sala.
In conclusione
The Menu riesce a coniugare in maniera frizzante e inedita una pungente satira sociale con l’horror culinario, confezionando un film capace di sorprendere anche lo spettatore più scaltro, nonostante una premessa ambiziosa e audace. Dopotutto, come dice lo chef Slowik, è difficile scherzare sul cibo. The Menu, inaspettatamente, ci riesce bene e con la giusta dose di cinismo.
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