Viene omaggiata anche la principale opera di John Milton in The Nest – Il nido, avvincente film di genere italiano. Roberto De Feo dirige una pellicola che si discosta dal panorama horror contemporaneo, che riesce però ad incollare allo schermo lo spettatore dall’inizio alla fine.
Il nuovo film di Roberto De Feo ci immerge in una grande tenuta immersa nel verde della campagna italiana, in un tempo non definibile che pare sospeso tra più epoche, seguendo i personaggi che ci vivono. The Nest – Il nido è un’opera di profondo magnetismo, capace di attirare lo spettatore dal primo minuto ed affascinarlo fino alla risoluzione del suo mistero. Quasi un thriller psicologico che però nasconde un’anima profondamente horror, che permea tutta la vicenda fino ad esplodere nel finale. Una pellicola atipica ed anche innovativa che si inserisce nella new wave horror di questi ultimi anni, grazie al contributo di nuovi giovani autori, con l’orgoglio di essere una produzione italiana.
Meglio regnare all’Inferno, che servire in Paradiso
Tornando a citare John Milton, ecco che gli abitanti di Villa dei Laghi si rivelano essere una comunità isolata dal resto del mondo, considerato come un luogo di Male assoluto paragonabile all’Inferno. Per lo meno questo è quello che ci fa credere Elena, proprietaria della tenuta e madre del tredicenne Samuel. Il piccolo è costretto su una sedia a rotelle a causa di un incidente avvenuto dieci anni prima, quando il padre aveva cercato di portarlo via dalla Villa. A causa dell’incidente il padre stesso aveva perso la vita, lasciando Samuel alle cure della madre. Elena, insieme all’enigmatico dottor Christian ed al fedele guardiacaccia Ettore, crescerà ed educherà Samuel. Al ragazzino verranno insegnate tutte una serie di regole per governare al meglio Villa dei Laghi, al fine ultimo di costituire una nuova società.
Le cose cambieranno quando alla tenuta arriverà la giovane Denise, cresciuta da un vecchio amico di Elena appena morto, che farà amicizia con Samuel. La ragazzina cercherà di far capire al nuovo amico che esiste anche un mondo al di fuori di Villa dei Laghi, instillando dei dubbi nella mente di Samuel e dello spettatore. La genialità di The nest- Il nido consiste proprio nel giocare con il pubblico, il quale è chiamato ad osservare tutti i particolari forniti dal regista. Saranno tutte tessere di un mosaico che andrà a comporsi solo nel finale, senza che venga mostrato dove debbano essere collocate, ma lasciando allo spettatore la possibilità di farlo.
Interpretazioni di livello in una cornice evocativa
De Feo è riuscito ad avere a disposizione tutti gli ingredienti giusti al momento giusto per la rinascita del cinema di genere. Attori in parte, una location azzeccata ed una grande abilità nel saperli valorizzare con regia e fotografia: fanno di The Nest un film riuscito. Francesca Cavallin interpreta Elena con un’eleganza e degli atteggiamenti algidi che rendono il personaggio subito iconico. Justin Korovkin è perfetto per Samuel: educato ma anche impacciato, costretto da tutta la vita a seguire le regole materne senza poter fare nuove esperienze. Ginevra Francesconi è stata la scelta più azzeccata di tutto il casting, interpreta alla perfezione lo spirito ribelle di Denise. Seppur molto giovane ha saputo interpretare bene tutte le sfaccettature del suo personaggio. Il grande Carlo Valli interpreta Ettore, quasi un secondo padre per Samuel ed uno dei pochi adulti buoni del film.
Menzione particolare va a Maurizio Lombardi che interpreta il dottor Christian, inquietante presenza sempre a fianco di Elena che si occupa della salute di tutti gli abitanti della tenuta. I suoi metodi scopriremo essere via via più estremi, ma lui giustificherà sempre le sue azioni come il mero compimento di ordini ricevuti dalla padrona. Attorno a loro si muovono molti altri personaggi secondari: alcuni parenti di Samuel, un prete, la servitù e i guardiani dei confini. Questi ultimi due personaggi ci vengono presentati come borderline, forse anche in virtù della loro posizione geografica in cui operano nella tenuta. Una sorta di microsocietà in cui ognuno ha dei compiti precisi, ma il più importante di tutti è proteggere Samuel e mantenerlo felice in questo nido.
Villa dei Laghi: un nido materno
Sarà proprio Elena a contribuire a mantenere la tenuta un nido sicuro dal mondo esterno per Samuel. Sicurezza che lo spettatore fatica ad accettare, visto il modo in cui è stata allestita la location all’interno della villa. Ritratti di famiglia tenebrosi, lugubri scale a chiocciola, sculture inquietanti: sono solo alcuni elementi decorativi che risaltano in ogni stanza dell’abitazione. Per alcuni versi simile alla cura dimostrata da Flanagan con la sua recente serie The haunting of Hill House. Villa dei Laghi si trova presso il Parco Regionale de La Mandria, a Druento (nord di Torino), vicino alla Venaria Reale. Fu fatta erigere da Vittorio Emanuele II nella seconda metà del XIX secolo, come reposoir di caccia. Il suo stile in parte neomedievale ed in parte neorinascimentale ha convinto la troupe che fosse perfetta per ambientare le vicende di The Nest.
Malinconia al pianoforte
Grande importanza ha anche la colonna sonora che riecheggia tra le mura di Villa dei Laghi, suonata da Samuel durante le sue esercitazioni al pianoforte. Il comparto molto bello ed azzeccato di musica classica scelta passerà in secondo piano quando Denise proporrà al nuovo amico della musica diversa, che lui non ha mai ascoltato prima. Da un vecchio iPod ecco spuntare un brano dei Pixies che aprirà la mente di Samuel e che, nel tentativo di fare colpo su Denise, la riproporrà in versione melodica e malinconica al piano. Il pezzo si adatta perfettamente al contesto, venendo anche eseguito più volte in momenti importanti del film.
Roberto De Feo ha fatto sicuramente centro, anche vedendo il positivo riscontro che il film sta avendo al botteghino, e a come se ne sta parlando da un paio di settimane. Una pellicola che deve essere sostenuta al cinema, per dimostrare che anche in Italia è possibile tornare al film di genere. The Nest – Il nido è un’opera dal sapore internazionale, che però rivendica la sua italianità. Una boccata d’aria fresca per noi amanti dell’horror del buon cinema.