Il 6 Gennaio 2023 è arrivato su Netflix “The Pale Blue Eye- i delitti di West Point”, film thriller scritto e diretto da Scott Cooper. La pellicola può vantare una schiera d’interpreti d’eccezione, fra cui spiccano Christian Bale, Gilian Anderson, Harry Melling, Timothy Spall e Toby Jones.
TRAMA
August Landor (Bale), detective brillante ma alle prese con problemi di alcolismo, viene convocato dall‘Accademia Militare di West Point. Qui è stato trovato il corpo impiccato di un giovane cadetto, Leroy Fry. Il ragazzo sembra essersi tolto la vita, tuttavia ignoti ne hanno in un secondo momento asportato il cuore. Chiamato pertanto a indagare sulla mutilazione, Landor si rende presto conto di trovarsi di fronte a un caso di omicidio.
Ad aiutare il tormentato investigatore, un eccentrico giovane cadetto che risponde al nome di Edgar Allan Poe (Melling).
RECENSIONE
Fin dalle primissime inquadrature, “The Pale Blue Eye” fa sfoggio di uno dei propri punti di forza: la componente visiva. La vicenda prende piede fra i meravigliosi scenari innevati della Pennsylvania (benché nella finzione narrativa si tratti dello stato di New York), a cui la mano di Scott Cooper, quando ne ha occasione, riesce a regalare le doverose luci della ribalta. Allo stesso modo, gli interni sono curati con estrema meticolosità, passando dalle stanze austere e spoglie dell’ Accademia Militare al gusto barocco della villa del dottor Marquis, uno dei principali personaggi del film. La fotografia è parimenti curata e va di pari passo con il setting delle scene, valorizzandolo, con l’alternanza di tonalità fredde e calde.
Altro fiore all’occhiello della pellicola sono le interpretazioni. Se Christian Bale si conferma una garanzia (al servizio di una parte non sempre brillante, come vedremo), Harry Melling è la vera star del film. Il suo Edgar Allan Poe è bizzarro, a volte eccessivo nella propria emotività e per questo malvisto da superiori e compagni d’Accademia. Il giovane attore britannico si è adattato perfettamente al ruolo, camminando sulla sottile linea di confine con l’over-acting senza mai finire per superarla. Anche Gillian Anderson, sebbene in un ruolo limitato, riesce a dare ancora una volta prova del proprio enorme talento e versatilità.
Passando ai difetti, “The Pale Blue Eye” ne ha uno solo, ma enorme: lo sviluppo. Il minutaggio di 130 minuti scorre molto lentamente, con diverse scene che dovrebbero essere di introspezione psicologica ma che finiscono per sembrare unicamente superflue. Al personaggio di Landor, coi propri tormenti interiori, vengono dedicati numerosi momenti che, pur avendo lo scopo di svelarne nuove sfaccettature, non regalano nessun nuovo elemento allo spettatore. Ciò, in relazione alla risoluzione della vicenda, è un’enorme problematica. Di più non possiamo dire, per non incorrere nel rischio di fare spoiler.
Allo stesso tempo, il rapporto di complicità tra Landor e Poe si sfalda del tutto nell’intero secondo atto del film, in cui i due personaggi seguono linee narrative pressoché parallele. Il mistero attorno a cui ruota la vicenda, poi, non riceve sviluppi inaspettati o realmente incisivi almeno fino a tre quarti del minutaggio, a partire da cui il ritmo riesce a farsi in effetti più serrato.
Comunque sia, la trama non è da bocciare. E’ indubbio che il soggetto, a livello di tematiche, giochi bene a livello di foreshadowing di quelle che sarebbero divenute le suggestioni maggiori all’interno degli scritti di Poe. Anche il finale, con un paio di (buoni) colpi di scena, riesce a chiudere la vicenda in modo appropriato. Non si può quindi escludere che le problematiche siano risultato di un modesto lavoro di adattamento piuttosto che di un soggetto scadente (il film è tratto da un romanzo del 2006).