The Patient è una miniserie di 10 episodi brevi con protagonisti Steve Carell e Domhnall Gleeson, disponibile su Disney+ dal 14 dicembre.
Trama: Alan Strauss è uno psicoterapeuta che sta affrontando la perdita di sua moglie, si ritrova preso in ostaggio da un suo giovane paziente (che appunto si ricollega al titolo The Patient), che vuole risolvere in breve tempo questa sua compulsione che lo porta a uccidere.
The Patient è un thriller psicologico di Joel Fields e Joe Weisberg, le menti dietro The Americans. Questa serie (originale FX) è stata trasmessa esclusivamente su Hulu dal 30 agosto, e da noi su Disney+ questo 14 dicembre. The Patient offre a Steve Carell un altro ruolo per mostrare le sue capacità anche fuori dalla commedia, anche se aveva già dimostrato di essere un attore versatile in film come Foxcatcher. Domhnall Gleeson (Ex Machina, Star Wars – The Last Jedi) è il giovane assassino che non riesce a controllare i suoi impulsi violenti e imprigiona lo psicoterapeuta interpretato da Carell.
The Patient si svolge come una serie di sessioni di terapia, ma la particolarità sta che il terapeuta si ritrova incatenato nel seminterrato del suo paziente, che lo obbliga ad aiutarlo. Sam è un giovane benestante e deviato che vive in una casa isolata insieme a sua madre. Sui giornali è conosciuto come il John Doe Killer perché ruba i portafogli delle sue vittime, complicando le indagini.
Fra i pochi elementi positivi ho apprezzato il fatto che non abbiano perso troppo tempo in un set-up estenuante. Gli episodi sono di breve durata e il ritmo mi è sembrato tutto sommato scorrevole. Qualche momento di tensione non basta a salvare questa miniserie. Lo sguardo del Dr. Strauss diventa progressivamente rassegnato, cercando di mantenere una lucidità necessaria per sopravvivere. Le parti più interessanti sono proprio quelle con Carell che prova diversi metodi terapeutici su Sam, elaborando strategie per convincerlo a lasciarlo andare.
The Patient, in poche parole, si concentra sulla terapia. Non soltanto quella a cui è costretto Alan, ma assistiamo anche a sessioni nella sua mente, con il suo defunto terapista. Il personaggio di Carell si rende conto di essere un individuo imperfetto, che vive con molti rimpianti. L’immaginazione di Alan si perde fino ai campi di concentramento (…) imprigionato prima in un dormitorio, poi nella camera a gas. La narrazione si sofferma a volte su quei rituali del lutto ebraico mettendo in luce il contrappunto fra una psicoterapia individuale e una sofferenza di massa. Purtroppo non riesce a tracciare una connessione significativa tra questo simbolismo e il ruolo che la fede gioca nella vita della famiglia di Alan. Il giudaismo sembra una tematica quasi superflua nel racconto, un ritornello più che un tema.
Carell e Gleeson provano in tutti i modi a sfruttare i loro punti di forza recitativi. Il personaggio di Sam (Gleeson) risulta troppo piatto e banale, infantile e robotico. Si arrabbia molto facilmente, da un lato vorrebbe fare la cosa giusta ma dall’altro non riesce a controllare i suoi impulsi violenti. Un personaggio monotono in scrittura e che banalizza la psicologia di un serial killer, senza neanche riuscire a trovare un compromesso con l’umorismo nero, che forse poteva salvare parzialmente la serie. Carell raggiunge in parte una profondità interessante, ma la narrazione diventa presto ripetitiva, mettendo in ombra le sue capacità recitative.
Non c’è abbastanza materiale per sostenere la tensione in 10 episodi, a prescindere dalla loro durata. La buona premessa non basta per mantenere alta l’attenzione, e in seguito fatica a costruire qualcosa di significativo o accattivante. Tranne qualche scena interessante disseminata nei dieci episodi, la struttura risulta fin troppo meccanica e scontata. Ci si aspettava qualcosa di più complesso per quanto riguarda la psicanalisi, soprattutto se affrontata in maniera così seriosa. L’impressione generale è quella di una miniserie che utilizza la psicoterapia come pretesto per avere un incipit accattivante, ma che poi non è in grado di approfondire e risultare credibile.
The Patient, come il suo killer infantile, diventa in poco tempo frustrante, superficiale e ripetitivo. Solo occasionalmente mostra lampi di qualcosa di più avvincente, ma nonostante sia una stagione breve la consiglierei solo a chi è curioso di vedere Steve Carell in un ruolo insolito.
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