Avevo modeste pretese per The Predator, anzi mi aspettavo una ripetizione che finisse in una seriosa parodia dei soliti canoni dati dal primo film.
E invece con abile mano Shane Black e Fred Dekker sono riusciti a cambiare completamente lo stile incatenandosi però all’originale con scene e citazioni. Il ritmo riuscito a creare dai due sceneggiatori, tra cui Shane Black che fa anche da regista, è incalzante e le scene di azione ottime e piene di adrenalina. I personaggi sono originali, convincono e stupiscono, il machismo del primo film è frenato e a volte quasi ridicolizzato, in nome dell’ abnegazione alla squadra e allo spirito di gruppo. Battute alla Shane Black su tutto, anche sul nome dello stesso Predator, che però non vi anticipo. Qualche imperfezione si vede nella gestione dei Predator, che creerà qualche incomprensione, che forse solo un sequel può sciogliere.
Trama
Nello spazio un’astronave aliena insegue un’altra danneggiandola, facendola precipitare sulla Terra vicino a dove Quinn McKenna, cecchino e soldato pluridecorato, è in missione per degli ostaggi del narcotraffico. Quinn riesce a fuggire, mentre la sua squadra è uccisa dal Predator, riesce inoltre a spedire alla famiglia il casco del predatore/cacciatore e un copri braccio. Intanto un’agenzia governativa sa dell’esistenza di questi alieni cacciatori, e indaga in gran segreto sulle sue tecnologie, anche se non ancora in grado di usarle.
Il figlio di Quinn, Rory, che è affetto dalla sindrome di Asperger (una forma di autismo ad alto funzionamento) riesce a capire e ad usare, pensando siano giocattoli, i pezzi di armatura arrivatogli, facendo arrivare dallo spazio un altro alieno. Quinn, interrogato sull’accaduto, verrà considerato pazzo per insabbiare la vicenda. Conoscerà allora il gruppo 2, un insieme di squilibrati, tutti ex soldati, con cui si crea subito un certo cameratismo e una grande intesa, per sfidare sia l’agenzia che il Predator. Punto di incontro, più che altro di scontro, diventa la città di Rory, in giro ad Halloween con il casco di Predator.
Se Predator di John McTiernan del 1987 era uno scontro che ci riportava ad una lotta preistorica, tutta muscoli e ingegno, The Predator di Shane Black è esattamente l’opposto: non si può più fare a meno della tecnologia per battersi, si parla di evoluzione della specie umana, modifiche del genoma dei Predator, una lotta quindi del tutto futuristica. La tensione emanata dalle scene e dai personaggi tiene davvero incollati allo schermo, e fa da contraltare alla pacatezza di Rory, certo e sicuro del padre/eroe. In questo binomio padre/soldato e figlio/prescelto ritroviamo, forse, una ripresa di una sotto trama del ciclo bretone di Artù, in cui viene scelto, sbagliando, il padre mentre era il figlio il predestinato.
The Predator quindi è un film assolutamente da non perdere se si è amanti della saga, ma anche chi si vuole avvicinare ad essa può considerare questa pellicola come un ottimo inizio, dato che il finale aperto pone le basi per i sequel, quest’ultimo però agli antipodi del primo film del 1987.