Un cult per intere generazioni: The Warriors – I guerrieri della notte, diretto nel 1979 da Walter Hill, arriva nelle sale italiane dal 6 all’8 marzo, dopo l’indimenticabile serata della scorsa estate in Piazza Maggiore a Bologna al festival Il Cinema Ritrovato, alla presenza dello stesso Walter Hill. I guerrieri della notte ritrova la sala grazie al progetto di distribuzione della Cineteca di Bologna, Il Cinema Ritrovato. Al cinema: film epico, epocale, i cui protagonisti agiscono per la pura sopravvivenza del gruppo.
Il clima di vera paura che all’epoca regnava nelle strade di New York viene sottoposto a una rilettura in chiave di mitologia popolare, tra western all’italiana e cavalieri della Tavola Rotonda: “Trovavo interessante l’idea di non guardare a una banda in termini di problema sociale – ha detto Walter Hill in una testimonianza raccolta da Giulia D’Agnolo Vallan nella monografia che ha dedicato al regista –, ma sotto un altro punto di vista, quello del loro eroismo inteso nell’accezione classica del termine. Mi piaceva anche l’idea di raccontare una vicenda tratta dalla storia greca. Si trattava dell’Anabasi ambientata in un mondo futuristico e fantascientifico Quando si dà vita a una fantascienza c’è spesso la propensione ad astrarla del tutto. Ho pensato che la sfida sarebbe stata renderla realistica e fantastica allo stesso tempo; volevo combinare quei due elementi per farne un fumetto dark”.
Il richiamo alla classicità è stato ribadito sempre da Walter Hill a Steve Della Casa: “Ho tratto la storia dall’Anabasi di Senofonte, volevo che i miei guerrieri, come i mercenari dell’antichità, gridassero: «Thalassa! Thalassa!», cioè: «Mare! Mare», per poi accorgersi che dovevano combattere ancora. Un personaggio si chiama Cyrus ed è come Ciro il Grande, un altro Ajax perché l’ho scritto pensando ad Aiace Telamonio; e poi c’è Cleon, che ovviamente è l’ateniese Cleone”.
“Ciò che colpisce dei The Warriors – hanno scritto Simone Emiliani e Mauro Gervasini – è al tempo stesso la sua classicità e la sua modernità. Classicità e modernità che sono fuori da ogni categoria temporale, perché l’opera di Hill è prima di tutto estranea al Tempo. Quindi gli aggettivi classico e moderno non sono rispettivamente sinonimi di antico e nuovo. Tutt’altro. La struttura classica dei Guerrieri della notte emerge innanzitutto dalla propria origine letteraria, il romanzo omonimo di Sol Yurick pubblicato nel 1965. Lo scrittore si era ispirato a un testo di Senofonte, l’Anabasi, e aveva immaginato di riaggiornarlo trasportando la vicenda (diecimila soldati mercenari, lontani dalla patria, senza capi, che cercano di tornare a casa e incontrano sulla propria strada gente sconosciuta e ostile) nelle strade di New York. Non solo. Hill rispetta, soprattutto a livello di scrittura, le tre unità della tragedia greca: luogo, tempo, azione. Il luogo è strettamente delimitato dalle barriere urbanistiche di New York.
La ruota del luna park che apre il film e che ricompare, all’alba, in una delle ultime scene, è l’oggetto segno di un punto di partenza/ritorno, di una circolarità narrativa ellissoidale. È quello il vero nucleo da cui sembrano prendere origine tutte le arterie che conducono nelle varie zone della metropoli. Una New York spogliata anche dei suoi tratti architettonici distintivi, assimilata dalla fotografia notturna di Laszlo – che accentua ancora di più i contorni chiaroscurali di oggetti e corpi (gli stessi Warriors sembrano essere disegnati con tratti quasi scultorei sia nei lineamenti fisici sia nelle espressioni del volto) – a una qualsiasi città/mito del passato. Horror, western, musical, film sulle bande giovanili, thriller urbano. The Warriors è un’autentica miscela esplosiva di cinema puro. Opera classicista anche a livello formale il film si mantiene continuamente dentro la tradizione e fuori della tradizione. Forse sta in questo non solo la sua modernità ma soprattutto un’indubbia funzione anticipatrice che ha condizionato opere successive ma ha anche formato, più o meno dichiaratamente, il linguaggio di molti cineasti futuri”.
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