The Watcher, l’ultimo prodotto di Ryan Murphy sbarcato su Netflix dopo l’assoluto successo di Dahmer, è una serie thriller avvincente e ben costruita che, però, perde parte del proprio mordente nelle puntate finali.

Ryan Murphy, re della TV

Ryan Murphy non si ferma più. In appena un mese, infatti, ha portato su Netflix tre prodotti di assoluta qualità, vale a dire Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, Mr. Harringan’s Phone e The Watcher. In contemporanea, inoltre, ha debuttato su FX anche l’undicesima stagione di American Horror Story. Le due serie TV e il film prodotti da Murphy hanno dominato per giorni – e ancora lo fanno – le classifiche di Netflix, dimostrando l’indiscussa capacità del regista americano di saper raccontare storie che al pubblico interessano e che ricevono perlopiù ottime valutazioni.

The Watcher o Murder House?

Con The Watcher, Murphy porta sullo schermo una ricetta molto simile a quella che aveva reso iconica la prima stagione di American Horror Story, intitolata successivamente Murder House. E, infatti, la serie funziona: cattura fin da subito l’attenzione dello spettatore con una trama intrigante e personaggi tridimensionali e mai banali, interpretati da attori che non hanno certo bisogno di essere presentati, tra cui Naomi Watts, Mia Farrow, Bobby Cannavale, Joe Mantello e Jennifer Coolidge. Tuttavia, l’impressione che si ha durante la visione è quella di un continuo e leggero calo: The Watcher sembra perdere parte del proprio fascino puntata dopo puntata. Il risultato è un’ottima serie che, però, sembra optare per lo sviluppo più semplice e ovvio, lasciando inevitabilmente nel finale un po’ di amaro in bocca. Ma analizziamola più a fondo.

La casa come protagonista

La trama di The Watcher è piuttosto classica: i coniugi Brannock, insieme alla figlia Ellie, si trasferiscono nella casa dei loro sogni ma, a causa di alcune lettere misteriose e dei molesti atteggiamenti dei vicini, le loro vite si trasformeranno in un incubo senza fine. Proprio come in AHS: Murder House (QUI un’accurata analisi), al centro del racconto c’è proprio una casa, un luogo che dovrebbe segnare “l’inizio di un nuovo sogno”, ma che in realtà conduce i protagonisti dentro un vero e proprio incubo; un luogo che dovrebbe essere sicuro, ma che diviene fonte inesauribile di pericolo.

Sia in Murder House che in The Watcher, la casa si fa portatrice di un passato oscuro, sconosciuto a chi la abita, un passato che ha la forza di emergere dalle fondamenta della struttura per distruggere le tranquille vite dei malcapitati che vi vivono. In The Watcher, inoltre, a costituire una vera e propria minaccia è anche l’intero vicinato: i nuovi vicini di casa dei Brannock, infatti, non sono solo invadenti e sfacciati come Constance e Adelaide in AHS: Murder House, ma appaiono subito come ostili detentori di segreti inconfessabili e pericolosi. E così, se da una parte troviamo Pearl e Jasper – con quest’ultimo che si diverte a entrare di nascosto in casa dei Brannock, come faceva la citata Adelaide, per “giocare” con il montavivande – apparentemente più innocui, dall’altra ci sono Mitch e Mau decisamente più inquietanti e minacciosi fin dalla prima scena in cui compaiono.

Quale verità?

Il passato sanguinoso della Murder House di AHS è qui rimpiazzato da una generale ossessione per la casa acquistata dai Brannock, ossessione che scaturisce dall’oggettiva bellezza e maestosità della dimora che l’hanno portata ad essere oggetto del desiderio di quasi tutto il paese in cui sorge. Lo stesso passato della casa non viene mai rivelato: al posto del graduale svelamento del passato della dimora in cui assistevamo in AHS attraverso dei flashback, in The Watcher troviamo un vero e proprio scontrarsi di storie diverse: ognuno sembra raccontare una diversa versione della storia e lo spettatore, come i protagonisti, si trova immerso in un vortice di diverse mezze verità, senza riuscire a distinguere ciò che è vero da ciò che è stato inventato dai personaggi per terrorizzare i nuovi proprietari della casa.

Ed è forse questo il punto debole della serie: The Watcher rimane un gioco costante di supposizioni e teorie, con un finale aperto che non fa altro che aumentare le domande nella testa dello spettatore. Anche il grande potenziale dei personaggi viene in gran parte buttato via: basti pensare all’idea, solo accennata, della setta satanica legata a Mitch e Mau, che non trova poi nella narrazione effettiva alcun tipo di sviluppo.

Oltre la storia vera

In realtà, tutto ciò non è esattamente una colpa: Ryan Murphy ha scritto The Watcher basandosi su una storia accaduta davvero, un caso rimasto irrisolto. Le lettere del misterioso osservatore che perseguitano i Brannock sono molto simili – quasi uguali – a quelle inviate davvero a Derek e Maria Broaddus, due coniugi che, dopo essersi trasferiti nel New Jersey, iniziarono a ricevere inquietanti lettere da un misterioso osservatore. Benché sia lecito supporre che tutto ciò che ci viene raccontato nella serie sia frutto della fantasia degli autori, la scelta di lasciare un finale aperto (e mille domande senza risposta) è sicuramente dettata dal fatto che lo stesso caso di cronaca a cui Murphy si è ispirato, non ha mai conosciuto una vera e propria soluzione, anzi.

Ossessione e voyeurismo

The Watcher, quindi, è un racconto che gira intorno a due temi principali: l’ossessione e il voyeurismo. È la storia di una casa affascinante, capace di far innamorare chiunque la veda, una casa che, però, dato l’elevato costo, per molti non può che restare che un oggetto irraggiungibile. L’osservatore (o forse gli osservatori?), infatti, può solo ammirare la casa, guardarla da una distanza di sicurezza che gli permetta di non essere scoperto, può visitarla di tanto in tanto (forse di nascosto, forse solo quando è in vendita) ma non può farla diventare davvero sua.

Ed è proprio questo fatto che fa sì che l’osservatore possa essere il perfetto voyeur: colui che, suo malgrado, è costretto a restare a distanza dall’oggetto del desiderio, a osservarlo senza mai possederlo, alimentando in questo modo il proprio desiderio e, di conseguenza, la propria ossessione. Un’ossessione inesauribile, che non conosce confini e destinata a perseguitare chiunque provi a portargli via la casa tanto agognata e desiderata.

In conclusione, The Watcher è una serie che funziona, intrattiene e tiene con il fiato sospeso. La regia è ottima, il cast stellare e la storia interessante. Tuttavia, resta un po’ d’amaro in bocca: si poteva fare decisamente di più visto il potenziale enorme dei primi episodi. Forse non si è voluto osare troppo o forse si è voluti restare quantomeno un po’ fedeli al fatto di cronaca che ha ispirato la storia. Non lo sapremo mai. Resta il fatto che The Watcher è una buona serie, ma poteva essere molto di più: in sostanza, si aveva per le mani una Ferrari ma si è deciso comunque di non superare i 50 hm/h…

VOTO:

Classificazione: 3.5 su 5.

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