Nel 1989 esce in Francia “Un minuto a mezzanotte” (36.15 code Père Noël), un film con cui il regista, René Manzor, cerca di riprendere uno stile che in America, in quel periodo, ha sempre più successo…
Un mix di generi
Un minuto a mezzanotte (1989) è un film francese che, però, è molto “americano” nella sua messa in scena. Può essere considerato un home invasion, con elementi da action movie e tratti tipici del cinema anni’80. Nonostante in molti lo abbiamo ormai dimenticato, Un minuto a mezzanotte divenne un piccolo cult dopo la sua uscita: il successo fu dettato dalla capacità del regista di creare un thriller con atmosfera natalizia che, anche se con l’intento di turbare gli spettatori più giovani, avesse un sottotesto comico in stile Mamma, ho perso l’aereo.
Una trama semplice
René Manzor crea, quindi, una fusione tra generi del tutto vincente e mette sullo schermo un film divertente e d’atmosfera, che intrattiene perfettamente per tutti i suoi 90 minuti. La trama del film è semplice: Thomas (Alain Musy), un bambino intelligente e pieno di risorse, viene lasciato solo con suo nonno per la Vigilia di Natale; improvvisamente, però, uno psicopatico vestito da Babbo Natale entra nella loro villa e inizia a dare la caccia a Thomas e all’anziano signore.
Thomas, un bambino ipertecnologico
Nonostante la trama ricordi quella di un qualsiasi home invasion, vediamo fin da subito che Un minuto a mezzanotte è un film diverso da altri, soprattutto per la caratterizzazione di Thomas, il classico bambino eroico dei film anni ’80 che, fin dalle prime scene, ci viene mostrato vestito da Rambo mentre insegue il suo cane, facendolo cadere in trappole ipertecnologiche (almeno per l’epoca). Ed è proprio la componente tecnologica che ha un ruolo primario: attraverso un monitor legato al suo polso Thomas riesce a fare cose che, anche se adesso possono sembrare normali, non potevano lasciare indifferente uno spettatore che vedeva questo film nel 1989. Thomas, infatti, può aprire botole nel pavimento, tracciare la posizione del Babbo Natale killer, gestire l’impianto di sicurezza presente nell’enorme villa, e tante altre cose.
Tra stereotipi e figure già viste
Manzor, quindi, non porta sullo schermo niente di nuovo ma, al contrario, si limita a mettere sulla scena figure già viste e stereotipate: dal bambino eroe (figura tipica degli anni ’80) allo psicopatico travestito da Babbo Natale (che aveva già spopolato in film come Natale di sangue, uscito cinque anni prima), passando per la madre amorevole ma assente e il nonno anziano e tenero ma compromesso dagli acciacchi dell’età e da una vista che non funziona più.
Tuttavia, nonostante sullo schermo ci siano, appunto, solo macchiette che, per rimanere coerenti al più classico degli stereotipi spesso finiscono per generare situazioni irreali e poco credibili, Un minuto a mezzanotte non è certo un film che lascia indifferenti o delusi in quanto porta sullo schermo tutto ciò che ci aspettiamo di trovare in un buon film anni ’80.
Conclusioni
Un minuto a mezzanotte non è un capolavoro. Su questo non c’è dubbio. Ma uno dei punti forza del film di Manzor è proprio quello di riuscire a non prendersi troppo sul serio. Una pellicola perfetta per una serata tranquilla con gli amici oppure per quei giorni più pesanti in cui si vuole guardare un horror non troppo impegnato e non troppo violento. Un film che, senza dubbio, una volta terminato non fa pentire di averlo visto.
Un minuto a mezzanotte è buon home invasion che, quindi, diverte e intrattiene ma crea anche una buona dose di tensione nel raccontare la lotta per la sopravvivenza e lo scontro tra un killer psicopatico e un bambino, che è pronto a tutto pur di difendere il fragile nonno e pur di salvare se stesso grazie alla propria astuzia e ai propri “giocattoli” ipertecnologici…