E’ arrivato su Netflix da poche settimane “Under Paris” (Sous la Seine), shark movie diretto da Xavier Gens (Frontiers- Ai confini dell’inferno) con Bérénice Bejo come protagonista.
La prospettiva di uno shark movie europeo e ambientato a Parigi è quantomai invitante: sarà riuscito “Under Paris” a non deludere?
TRAMA
A seguito di un traumatico incontro con uno squalo nel Pacifico,che ha portato alla morte del marito, la biologa marina Sophia lavora presso l’acquario di Parigi. Incredibilmente, l’attivista ambientale Mika riferisce a Sophia che nella Senna è stato captato proprio il segnale di Lilith, lo squalo che le ha portato via l’amato.
Il campionato di Triathlon, che vedrà moltissimi nuotatori muoversi nel fiume si sta avvicinando e la sindaca di Parigi non sembra avere alcuna intenzione di annullarlo. Spetterà quindi a Sophia e pochi alleati l’ingrato compito di affrontare Lilith ed evitare un bagno di sangue…
RECENSIONE
Come accennato, l’idea di fondo di “Under Paris” è forte e dall’indubbia presa. Spostare il setting di uno shark movie da una località marittima a una metropoli come Parigi, per quanto possa sembrare folle, è una scelta senza dubbio innovativa. Se poi si giustifica tale cambiamento tramite il riferimento a reali problematiche climatiche, ci sono ancora più premesse per un prodotto interessante.
Eppure, “Under Paris” è un fallimento su (quasi) tutta la linea. Fin dai primi minuti, con il flashback che mostra il primo incontro fra Sophia e Lilith, possiamo intuire che la pellicola potesse contare su un budget esiguo per un prodotto del genere. Le scene in acqua, con la presenza dello squalo, lasciano spesso desiderare. La CGI utilizzata per Lilith, soprattutto per quanto concerne i movimenti, sarebbe stata arretrata anche per un prodotto di 15 anni fa.
Il film riesce comunque a ovviare a tale carenza utilizzando un approccio per lo più investigativo, che si incentra più sulla ricerca e i preparativi per scongiurare il massacro rispetto alle apparizioni di Lilith. In tal frangente, la trama scorre piuttosto bene, non annoiando, anche se sembra mancare un quid che possa veramente far attaccare lo spettatore agli eventi.
Se Sophia è un personaggio che gode di una buona scrittura, lo stesso non si può dire di altre figure rilevanti per l’intreccio. La sindaca di Parigi segue il modello del politico incosciente che ha nel sindaco de “Lo Squalo” il suo esempio più iconico, ma non vi si avvicina minimamente. Nelle poche scene in cui compare, la donna sembra più una caricatura che una reale persona, non mostrando il benché minimo dubbio riguardo alla propria decisione di far svolgere comunque il Triathlon. Curioso è comunque pensare che il film sia uscito proprio mentre si sta discutendo se valga o meno la pena di disputare le gare di nuoto delle prossime Olimpiadi proprio nella Senna. Per fortuna, non a causa degli squali, ma dell’inquinamento.
Un altro tema interessante del film è appunto quello dell’inquinamento e del cambiamento climatico. La causa scatenante della risalita del fiume da parte dello squalo è difatti proprio l’inesorabile variazione nel suo habitat naturale. E’ quantomai necessario occuparsi di tali tematiche in questo periodo storico, tuttavia la strada scelta da “Under Paris” fa un po’ storcere il naso. Difatti, l’ambientalista Mika e i suoi collaboratori sollevano questioni obiettivamente giuste, ma fanno seguire a esse un atteggiamento macchiettistico e incosciente. Più che dei personaggi positivi, come dovrebbero essere i portatori di un tale messaggio, sembrano delle sgradevoli presenze condannate a una (immancabile) disfatta.
E’ pertanto difficile arrivare a una soluzione di fondo sul tema: se da un lato viene giustamente sollevato, dall’altro viene messo in bocca a personaggi che non hanno la giusta credibilità. Senza adeguata empatia verso Mika e soci, lo spettatore medio non può veramente percepire “Under Paris” come un film sul cambiamento climatico. E, purtroppo, il tentativo sembrava essere quello.
UN FINALE ASSURDO…MA DAL DISCRETO POTENZIALE
Il finale è (SPOILER) inaspettato e piuttosto divertente, ma privo di ogni briciolo di realismo. Se in uno shark movie la sospensione dell’incredulità deve far parte dell’esperienza, è anche vero che è difficile non farsi domande vedendo Parigi quasi totalmente sommersa in seguito allo scoppio di alcuni vecchi ordigni rimasti nel fiume. A ogni modo, la vista di una metropoli in cui sguazzano liberamente degli squali è innegabilmente spassosa e apre le porte per un potenziale sequel, in stile catastrofico, che potrebbe avere la possibilità di rimediare ai grossolani errori di questo primo capitolo.
Lo stesso Xavier Gens si è detto interessato a tale possibilità.