Dieci anni fa usciva Under the skin, anomala pellicola britannica che tra le pieghe di un horror fantascientifico si interrogava sulla natura dell’essere umano. Con esiti nerissimi.

TRAMA

Una ragazza guida un furgone nella Glasgow notturna. Abborda giovani uomini dopo aver appurato che vivano soli e poi li fa sparire. Si tratta di una forma di vita aliena sotto spoglie umane, un’esca con lo scopo di procurare nutrimento ad un’entità misteriosa. Con il passare del tempo, approfondendo la conoscenza con persone molto differenti, la creatura però inizia a cambiare…

CACCIATORE E PREDA

Per tutta la prima parte del film assistiamo ad una caccia fredda e spietata. Il rapporto cacciatore-preda in Under the skin è chiaro e si palesa nella lucida ricerca che la donna compie per le strade di una città frettolosa e distratta, raccattando giovani che vengono subito attirati dal suo aspetto e dalla sua esibita, fragile, disponibilità. 

Il giro in furgone, alcune domande tese a verificarne lo stato di individui senza particolari legami sociali e poi l’approdo nel luogo del loro inconsapevole sacrificio. Uno schema perfetto e inesorabile, condotto con la lucidità e il calcolo di un vero predatore notturno.

IL BUIO DELL’ ANIMA

La regia asciutta di Jonathan Glazer, regista videoclipparo che anche in questo caso fa della sintesi un valore aggiunto, si concentra nei dialoghi e nei silenzi tra vittime e carnefice, relegando più all’immaginazione l’esecuzione delle prede umane, ipnotizzate dalla sensuale Scarlett Johansson e invitate a lasciarsi cadere in un vero e proprio mare di oscurità che li inghiotte

Visivamente essenziale quanto efficace, la costruzione di un non luogo dove far avvenire lo scempio dei corpi dona al tutto un surreale quanto disturbante senso di inevitabilità.

Ed è proprio questo disagio il cardine di una pellicola affascinante e originale, quel disagio e quella mancanza di empatia (terribile la sequenza del bambino abbandonato sulla spiaggia) che lo spettatore vive come impotente testimone di un lucido piano di annientamento.

L’AMORE RENDE PREDE?

E proprio quando pensavamo che i ruoli fossero definiti il film cambia strada, la lucida e sensuale macchina di morte interagendo con alcune vittime inizia a guardare il mondo con occhi diversi. Affascinata da cose per noi scontate come gli agenti atmosferici o la soddisfazione nel mangiare un dolce, l’aliena tentenna e la sua infallibilità deraglia in voglia di provare qualcosa di diverso, le emozioni. Da quel momento il carnefice rischia di diventare vittima di una razza non poi così innocua, la razza umana.

Under the skin è una bella sorpresa per chi ancora non lo conosce. Tratto dal libro Sotto la pelle dell’olandese Michel Faber, il film è un horror fantascientifico a budget ridotto che riesce a sfruttare l’immaginazione di chi guarda per regalare brividi ed un senso di disagio che resta anche dopo la visione della pellicola. Da recuperare e valorizzare come esempio di cinema delle idee, lontano da effetti roboanti e spaventi facili. Goccia preziosa nel mare magnum del cinema di genere.

Classificazione: 3 su 5.